Secondo il parlamentare della Lega, quella del nucleare di quarta generazione è una strada “non solo percorribile, ma necessaria alla luce delle attuali esigenze del Paese”. L’Italia non deve perdere il ruolo centrale che ha avuto nel passato nel settore perché le nostre imprese hanno già tutte le tecnologie necessarie per prendere parte attiva nella strada verso il futuro che è la fusione nucleare
Una strada “non solo percorribile, ma anche necessaria alla luce delle attuali impellenze socio-economiche”. Ora più che mai l’Italia deve avviare ragionamenti seri sul nucleare di ultima generazione. La tesi è di Gianpiero Zinzi, parlamentare della Lega (membro della commissione Ambiente), che ha recentemente presentato una risoluzione proprio per sostenere la realizzazione di centrali nucleari moderne e tecnologicamente avanzate. L’obiettivo è quello di rendere sempre più autonomo il nostro Paese dal punto di vista energetico, intrecciando la strada del nucleare con il lancio del Piano Mattei, fortemente voluto dal presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Una soluzione “a lungo termine”, come spiega proprio Zinzi a Formiche.net
Onorevole Zinzi, ha presentato una risoluzione in Commissione Ambiente per sostenere la realizzazione di centrali nucleari di ultima generazione. Se ne parla da tanto e spesso con posizioni troppo ideologiche. Ritiene che sia una strada percorribile, quella del nucleare, nel medio termine?
Non tanto nel medio, anche se sarebbe auspicabile, quanto nel lungo termine. Il nucleare non solo è una strada percorribile ma anche necessaria alla luce delle attuali impellenze socio-economiche: oggi lo sviluppo tecnologico del settore nucleare e le prospettive legate ai reattori di quarta generazione (come gli LFR) ne sono concreta evidenza.
Gli impianti prototipali possono prevedere un ripristino delle centrali in dismissione?
Nonostante in altri Paesi dell’Unione europea sia prassi utilizzare i siti nucleari dismessi per realizzare nuovi impianti, ritengo non esistano le condizioni per il riutilizzo delle centrali italiane in dismissione per realizzare nuovi impianti nucleari. Bisognerà valutare con i detentori delle tecnologie di impianto, ovvero le società statunitensi Westinghouse e General Electric, le possibili opzioni per il futuro.
Questo governo si sta muovendo su più fronti per cercare di rendere l’Italia il più possibile autonoma sotto il profilo energetico, penso ad esempio al lancio del Piano Mattei. Come si intrecciano i due piani di lavoro?
La meritoria attività del governo italiano con il varo del Piano Mattei è sicuramente legata alle attuali impellenze e urgenze mentre il nucleare è di sicuro una tematica di più lungo respiro che coinvolge anche le capacità industriali e le prospettive del nostro Paese. Alla luce di ciò, le sinergie fra il Piano Mattei e il nucleare “pulito” di quarta generazione sono tangibili e concrete. Mi si permetta una piccola chiosa: dopo la seconda guerra mondiale, fu proprio Enrico Mattei a volere e a realizzare la centrale nucleare di Latina per aiutare a garantire l’autonomia energetica e lo sviluppo tecnologico dell’Italia oltre a un ottimale mix elettrico. L’Italia non deve perdere il ruolo centrale che ha avuto nel passato nel settore perché le nostre imprese hanno già tutte le tecnologie necessarie per prendere parte attiva nella strada verso il futuro che è la fusione nucleare.
Ha proposto, nel suo documento, una collaborazione stretta con gli atenei italiani per sviluppare il progetto del nucleare. A che punto siamo sotto il profilo di studio e ricerca?
Grazie anche alla collaborazione a livello europeo e con soggetti statunitensi quali Westinghouse (a esempio sugli impianti Lfr), non solo le università e gli enti di ricerca nazionali ma anche molte aziende nazionali (vedi Ansaldo, Fincantieri, ecc.) stanno già progredendo in modo operativo e concreto nelle varie attività.
Paesi europei come la Francia utilizzano su larga scala l’energia nucleare. Tuttavia, proprio nelle scorse ore, si è verificata una crepa nell’impianto Penly nel Nord del Paese. Questi episodi non rassicurano un’opinione pubblica – quella italiana – piuttosto refrattaria alla realizzazione delle centrali nucleari. Ritiene possibile percorrere la via del nucleare in sicurezza?
La sicurezza nucleare non è un’opzione, ma è una condizione imprescindibile: è la strada che sia le istituzioni che gli operatori devono seguire. Le problematiche delle centrali francesi purtroppo sono un argomento ricorsivo e noto al pubblico da anni. Nei fatti e nel caso francese, il concentramento delle attività di esercizio con quelle di costruzione di impianti non sembra essere così vincente ed anzi crea addirittura potenziali problemi di sicurezza. Una soluzione di ritorno al nucleare invece quale quella che si sta ipotizzando per l’Italia che punta alla ricerca per raggiungere, attraverso l’innovazione, la massima sicurezza con i reattori di 4a generazione con una chiara identificazione delle responsabilità fra esercenti di impianti e costruttori di impianti per evitare qualsiasi rischio e fraintendimento.