Giovanni Maria Vian, ex direttore dell’Osservatore Romano, sul quotidiano Domani scrive un’analisi sul pontificato di Bergoglio, “luci e ombre” di questi dieci anni da papa. Riccardo Cristiano riflette sulla trasparenza portata da Francesco, un grande valore che ha permesso anche la pubblicazione di un articolo che parla delle ombre del suo papato. Una “riforma” compiuta
C’è un aspetto molto importante nella pubblicazione su Domani di un articolo dell’ex direttore dell’Osservatore Romano, Giovanni Maria Vian, intitolato: “Le contraddizioni di Francesco. Dieci anni di promesse ambiziose e riforme a metà. Luci e ombre di un pontificato incompiuto”. L’articolo è documentato e ricco di spunti, di visioni e di dettagli, ma io vorrei stare al titolo, o meglio al sottotitolo, o ancor meglio a parte di esso: “luci e ombre”. Io credo che sia sempre così nella vita. Anche nel deserto le dune, sotto il sole, possono creare ombre, e comunque chiunque lo vede le fa, le crea, e sono anche molto suggestive, per me. Tantissimi sono poi i pittori che ci hanno regalato capolavori costruiti sull’insostituibile ruolo delle ombre nelle tanti luci del mondo. Ma l’importanza che scorgo in ciò è questa: sarebbe stato possibile prima di Francesco che un ex direttore dell’Osservatore Romano scrivesse un articolo su luci e ombre di un pontificato? (Che sia incompiuto mi sembra ovvio, visto che il papa è ancora in carica, né morto né dimissionario). Luci e ombre… Questo è il fatto importante. Poter parlare da storici, di valore come è nel caso di Vian, cattolici, qual è Vian, anche ex direttori del giornale della Santa Sede, senza dover fare panegirici. Questo è importante. Non è importante essere in accordo o disaccordo con Vian, il suo articolo è utile ai primi e ai secondi perché esprime un punto di vista nella sua piena libertà d’opinione, vedendo luci e ombre.
Parlando delle critiche Francesco recentemente ha detto che c’è la libertà d’espressione. A me sembra un’affermazione molto, molto importante. La pubblica ricezione, erronea, del dogma dell’infallibilità del papa, introdotta solo di recente e dopo tantissimi secoli nella quale nessuno ci aveva pensato, è altra, ma per molti è diventata un modo di dire e di pensare: il papa ha sempre ragione. Il dogma – per me molto discutibile – dice altro, ma così è stato capito da molti. Ora con questo titolo si evidenzia una novità importante: il papa è un essere umano, può sbagliare. E poi anche per chi crede vale il primato della coscienza. Certo, tutti i papi continueranno a dire che la coscienza del cattolico deve essere “rettamente formata”, ma Francesco, l’ho già scritto, ha detto che le opposizioni sono utili, fanno bene. Le opposizioni, non le contraddizioni. Non siamo tutti uguali, siamo diversi.
Mi permetto di fare qui un piccolo distinguo da Vian, per il poco che il mio parere vale, su un dettaglio citato nel suo articolo. Ha ragione quando dice che il papa dà tante interviste e poi però dice di non amarle. Mi ricordo che chi lo conosceva sosteneva che Benedetto XVI non amasse viaggiare, ma poi viaggiava, e non poco quando è diventato papa. Non amava viaggiare, ho sentito dunque dire da chi lo conosceva, ma poi lo faceva perché sentiva che era necessario per il suo lavoro, ancor di più dopo, per il suo ministero. Io credo che Francesco non ami le interviste, prima di diventare pontefice non ne dava poi molte, mi sembra, ma deve aver scoperto, o pensato, che faccia parte del suo nuovo lavoro, cioè del suo nuovo ministero.
Ma la cosa importante che emerge chiara è che il suo pontificato ha portato il confronto alla luce del sole. Testi come quello di Vian sono la riprova del valore di questa “trasparenza”: chi sa può farci riflettere, capire, valutando e così facendoci valutare con maggiori strumenti, e con maggiore possibilità di riflessione. Mi piace di meno la libera espressione di certi ambienti, quelli devoti ai papi di tanti secoli fa perché la tradizione è tradizione e non si tocca, mai, e che per questo accusano questo papa di eresia. Eppure per loro l’intoccabile numero uno dovrebbe essere proprio lui, il papa.
Non ho alcuna intenzione di avventurarmi in una lettura di quanto ha scritto Vian, indicando ciò su cui concordo e non concordo. Non è questo il punto per cui ne scrivo. Il punto è quanto faccia bene la libertà correttamente esercitata. È questa, a me sembra, la riforma non incompiuta. Almeno lo spero, per la Chiesa e per quanto è importante il suo modo di discutere anche per il modo di discutere degli altri. C’è stato un altro modo di “discussione senza discutere” che quelli della mia generazione ricordano bene e che a me non è mai piaciuto; si chiamava “centralismo democratico”. Vedo in questa trasparenza portata da Francesco un grande valore che questo articolo, pubblicato nel giorno del decimo anniversario di pontificato, rende evidente. È importante che in un giorno così si parli di luci e ombre, non di “pastore angelico”, “rettore del mondo sulla terra”, “padre dei principi e re”. Il cambiamento più importante portato da Francesco è aver reso questo possibile.