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Con il ponte la Sicilia sarà la porta dell’Europa sul Mediterraneo. Parla l’ex ministro Lunardi

Era tutto pronto a partire, nel 2005. Poi il cambio di governo azzerò il progetto del ponte sullo Stretto. Ora, secondo l’ex ministro alle Infrastrutture e ai Trasporti, “la Sicilia può diventare la porta dell’Europa sul Mediterraneo”. Tra l’altro “la realizzazione di questa infrastruttura avrà ricadute molto positive in termini ambientali. Non v’è dubbio che il consumo di Co2 sarà molto inferiore”

Lui, il ponte sullo Stretto, l’ha tenuto a battesimo. L’ha pensato, l’ha immaginato, ne ha definito il progetto oltre vent’anni fa. Mancava solo di realizzarlo. “Era tutto pronto nel 2005. Poi l’anno successivo cadde il governo e venne azzerato tutto”. L’ex ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Pietro Lunardi saluta con estremo favore l’approvazione, per decreto, della maxi infrastruttura. Anche perché “riparte dal quel progetto, che viene da lontano”. Non usa toni da epopea, ma rivendica l’aver “gettato le basi” e in qualche modo tracciato un solco. Ora che la costruzione del ponte è stata deliberata dal Consiglio dei ministri, Lunardi è certo che “la Sicilia diventerà la porta dell’Europa nel Mediterraneo”. Perché è lì, “come ha giustamente ribadito la premier Giorgia Meloni, il baricentro europeo”.

Ministro, cosa resta del “suo” progetto in quello deliberato dal Cdm?

È quello, in sostanza. Il piano che feci approvare tra il 2001 e il 2005, che passò anche il vaglio del Cipe e che venne inserito nella procedura di aggiudicazione internazionale per la realizzazione. Eurolink, che comprendeva aziende italiane, spagnole e giapponesi (in seguito se ne aggiunse un’altra danese) avrebbe potuto partire coi cantieri nel 2005. Poi, però, gli assetti politici cambiarono e non si partì più.

L’esecutivo successivo annullò tutto?

Il ponte non venne più considerato un’infrastruttura prioritaria per il Paese. Nel 2006, il nuovo governo, ha annullato tutto quanto fatto da quello precedente senza però “toccare” gli aspetti contrattuali legati alla gara. Il progetto preliminare era stato eseguito dalla società dello Stretto, che è il cuore del sistema e ha la funzione di realizzare l’opera insieme a tutti gli altri attori. Così è rimasto.

Sulla carta il ponte “strallato” (sostenuto da cavi) sarà 3,2km di lunghezza a una campata. Il ministro Salvini sostiene che si tratterà dell’opera “più green al mondo”. Ma su questo si consuma qualche controversia. Quale è la sua opinione?

La realizzazione di questa infrastruttura avrà senz’altro ricadute molto positive in termini ambientali. Non v’è dubbio che il consumo di Co2 sarà molto inferiore. Verrà ridotto sensibilmente l’inquinamento prodotto dal corposo transito di traghetti nello Stretto e dalle file di auto in coda, in attesa di imbarcarsi, sia in Sicilia che in Calabria. Mi sento di essere ottimista anche sull’aspetto “green” di questa opera.

A questo proposito, anche la Banca europea di investimento sta valutando una partecipazione all’opera – dopo essere peraltro già entrata nel piano Invest Eu che metterà a disposizione 3,4 miliardi per la riqualificazione delle tratta ferroviaria Palermo – Catania. 

È un fatto estremamente positivo, ma anche in questo caso va ricordato che il ponte sullo Stretto è un progetto nato in Europa.

In che senso?

Durante il secondo semestre del 2003, quando fui presidente di tutti i ministri europei, ebbi il compito di redigere il nuovo sistema dei corridoi trans-europei. All’interno del corridoio Berlino-Palermo (che comprendeva ferrovie e autostrade), venne inserito anche il ponte sullo Stretto come opera transfrontaliera. Tra l’altro, per queste infrastrutture particolari (il ponte, appunto, e il Brennero) venne stabilita una partecipazione dell’Ue attraverso specifici fondi. L’Europa può arrivare fino a un 50% del monte complessivo dell’investimento. Speriamo che, almeno nella misura del 20%, anche adesso la Comunità Europea decida di partecipare all’investimento.

Perché sostiene che attraverso il ponte la Sicilia diventerà la porta dell’Europa sul Mediterraneo?

La presidente Meloni ha detto giustamente che il baricentro dell’Europa è il Mediterraneo checché ne dicano i signori del Nord. Attualmente il 35% dei traffici commerciali mondiale passa tra Gibilterra e Suez. È evidente che la posizione della Sicilia, rafforzata da un’infrastruttura come il ponte sullo Stretto, sarebbe più che strategica. In qualche modo il ponte diventerà una “calamita” per i tutti i traffici europei. Con il ponte e le ferrovie ad alta velocità si risparmieranno alle navi dai quattro ai cinque giorni di viaggio: potranno scaricare la merce in Sicilia e farle arrivare ai porti del Nord.

Al netto delle motivazioni politiche, perché è mancata la volontà di realizzare un’infrastruttura così strategica in questi quindici anni?

Vede, gli italiani si dividono spesso in tifoserie. L’occasione della costruzione del ponte sullo Stretto ha generato una divisione tra opposte fazioni. Quasi che ci trovassimo davanti una gara ciclistica: chi stava con Coppi, chi stava con Bartali. Si è, però, trascurato un aspetto fondamentale in questo dibattito: la mobilità per un cittadino è un diritto. Dove mancano le infrastrutture e quindi la capacità di muoversi viene ridotta, non c’è sviluppo economico. Dirò di più: la situazione di stasi crea un terreno fertile per la proliferazione delle attività malavitose. Al contrario, laddove c’è dinamismo e prosperità, la criminalità organizzata fa più fatica ad attecchire.

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