Il colosso statale di Pechino, cruciale nel progetto Via della Seta del leader Xi, non ha presentato un progetto dettagliato, ma una lettera in cui dichiara di condividere la volontà dell’amministrazione di destinare nuove aree alla logistica
Le aree occupate dall’ex Ilva a Cornigliano (Genova) attirano l’interesse dei big dello shipping. Dopo Msc anche Cosco e Gmt-Csm si sono fatti avanti. Lo scrive oggi Il Secolo XIX.
LE PROPOSTE
Il colosso statale cinese Cosco, cruciale nel progetto Via della Seta lanciato dal leader Xi Jinping e presente in Italia con Cosco Shipping Italy, joint-venture con il gruppo genovese Fratelli Cosulich, non ha presentato un progetto dettagliato, ma una lettera in cui dichiara di condividere la volontà dell’amministrazione di destinare nuove aree alla logistica e comunica di essere interessato ad aree “nell’ottica di un investimento presente e futuro sul territorio ligure, con importanti progetti quale la creazione di un autoparco, fondamentale sia dal punto di vista logistico, di sostenibilità cittadina e di occupazione”, riporta il quotidiano ligure. Gmt rileva, invece, come la costruzione del tunnel sub-portuale comprometterà la loro attività esprimendo la volontà di disporre di una superficie compresa tra i 70.000 e i 110.000 metri quadrati, di cui 40.000 coperti. Il gruppo Steinweg stima di impiegare 70-80 lavoratori, “costituiti da personale Csm integrato da lavoratori siderurgici adeguatamente formati poiché l’attività di Gmt-Csm potrebbe essere il trait d’union tra le aree ex Ilva, il polo logistico e l’attività di Acciaierie d’Italia”.
LE MOSSE DI COSCO IN LIGURIA…
A inizio 2020, con le autostrade liguri paralizzate a causa di lavori in corso, Cosco aveva inviato una lettera agli stessi clienti in cui parla di “caos mai visto” sconsigliando quindi di utilizzare Genova per le spedizioni e usare porti alternativi come La Spezia, Ravenna, Trieste, Venezia. Marco Donati, direttore generale di Cosco Shipping Lines Italy, in un colloquio con Il Sole 24 Ore spiegava: “È la prima volta che ci troviamo a gestire una simile emergenza, con i camion che non riescono a entrare nel porto, con il casello di Genova Ovest bloccato nelle ore cruciali, con i container fermi da giorni sui piazzali perché il cliente non può ritirarli e con i terminalisti che non fanno sconti ma al contrario intendono essere pagati anche se il container resta fermo per cause di forza maggiore. Quello che sta accadendo a Genova è molto pericoloso, perché se un cliente è costretto a spostarsi altrove, non è scontato che in futuro possa tornare indietro”. Cosco è presente in Liguria anche in Vado Gateway, terminal container deep-sea del porto di Vado Ligure, gestito da Apm Terminals Vado Ligure Spa, società italiana composta da: Apm Terminals (50,1%), da Cosco Shipping Ports (40%) e Qingdao Port International (9,9%).
… E QUELLE IN PUGLIA
Il colosso cinese in passato aveva mostrato un forte interesse anche verso Taranto, dove ha sede il principale stabilimento italiano di Acciaierie d’Italia. Il futuro del porto pugliese, uno snodo cruciale per le attività Nato, era finito sotto i riflettori del Copasir negli anni passati per timori legati alla sicurezza nazionale. Il gruppo turco Yilport, concessionario del terminal container di Taranto attraverso la società San Cataldo Container Terminal, ha recentemente definito un’intesa con Falck Renewables e BlueFloat Energy per “attività legate alle fasi di costruzione e di operatività dei progetti di eolico marino galleggiante che le due società energetiche stanno sviluppando in partnership paritetica”. La mossa è stata letta da più parti come un’occasione per frenare gli appetiti cinesi.
ALTRI CINESI A TARANTO
Ma non è così facile. Nei giorni scorsi su Formiche.net abbiamo raccontato che la società italo-cinese Progetto Internazionale 39 si è aggiudicata l’area di 132.171 metri quadrati della piattaforma logistica del porti di Taranto. Tra gli azionisti della società c’è Sergio Gao Shuai, fondatore del Dragon Business Forum e soprattutto delegato del governo di Pechino. E ancora: Ferretti Group, gruppo del made in Italy controllato dal colosso pubblico cinese Weichai, costruirà nell’area portuale di Taranto (ex Yard Belleli) uno stabilimento che produrrà scafi per gli yacht. L’area si trova ad appena dieci miglia da quella in cui si trovano le Standing Naval Forces della Nato e le navi della missione Onu Irini. Recentemente il progetto è stato approvato, dopo il parere positivo del Comune e della Regione Puglia, dall’adunanza della Seconda sezione del Consiglio superiore dei lavori pubblici con alcune prescrizioni tecniche che dovranno essere recepite in fase di progetto esecutivo.