Il ministro degli Esteri cinese prepara, in un colloquio con l’omologo ucraino, la strada alla video conferenza Xi-Zelensky. Pechino sta cercando di spingere la Global Security Initiative sui principali dossier di politica internazionale. Il risultato effettivo non è sicuro, la pubblicità è certa
La Cina è preoccupata per un’escalation della guerra in Ucraina e spera che Mosca e Kiev tengano colloqui di pace, ha detto oggi, giovedì 16 marzo, il ministro degli Esteri cinese, Qin Gang, in una telefonata con il suo omologo ucraino Dmytro Kuleba.
La conversazione dovrebbe essere un’anteprima del colloquio che il leader cinese, Xi Jinping, dovrebbe avere con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Colloquio video, il primo dall’inizio dell’attacco russo in Ucraina, che dovrebbe abbinarsi alla visita del cinese a Mosca, per un incontro con Vladimir Putin, prevista per la prossima settimana.
Narrazioni e interessi
Pechino sta cercando di muoversi all’interno di dossier internazionali per promuovere attività pratiche a sostegno della narrazione strategica che si abbina alla Global Security Initiative, l’ iniziativa geostrategica annunciata lo scorso aprile al Boao Forum di Shanghai e recentemente presentata come uno strumento politico-diplomatico per rendere il mondo “un luogo più sicuro”.
“Un altro bene pubblico globale offerto dalla Cina” per contribuire, con “soluzioni e saggezza cinesi”, a “risolvere le sfide alla sicurezza che l’umanità deve affrontare”, spiegavano qualche settimana fa i media cinesi promuovendola. Xi ha per esempio colto l’occasione offerta dalle leadership di Iran e Arabia Saudita per mediare un accordo di riconciliazione anche con l’opportunità di dimostrare l’efficacia dell’approccio dell’iniziativa cinese.
La pace in Ucraina è altrettanto raggiungibile?
A differenza dell’intesa iraniano-saudita, in cui si era già giunti a una fase molto avanzata dei colloqui – grazie al lavoro iniziato da anni – russi e ucraini combattono una guerra che Kiev considera (logicamente) un’ingiustizia aggressione e che Putin vede come uno sforzo esistenziale. La Cina ha recentemente presentato un documento di posizionamento in 12 punti sulla “risoluzione politica della crisi ucraina” in cui ha esortato entrambe le parti ad accettare una graduale de-escalation che porti a un cessate il fuoco globale.
Tuttavia Pechino si è astenuta dal condannare la Russia per l’invasione dell’Ucraina, e nel suo documento non ha tracciato una road map, tant’è che ha evitato di nominare le quattro province ucraine che Mosca ha annesso con la forza e che sono inequivocabilmente parte del destino della guerra.
Il piano, che ha ricevuto un’accoglienza tiepida da entrambe le parti (e scetticismo a Washington e Bruxelles), chiede la protezione dei civili e il rispetto della sovranità reciproca e si ispira a principi molto generici utili più che altro ad avere un ruolo in futuro, quando le condizioni sul campo raggiungeranno un (dis)equilibrio e le parti saranno soddisfatte e pronte per trattare. L’ottica è anche quella di essere presente e attiva nella fase di ricostruzione post-bellica, dove le aziende cinesi potrebbero trovare un ruolo.
I dubbi di Kuleba
“La Cina spera che tutte le parti rimangano calme, razionali e moderate e che riprendano i colloqui di pace il prima possibile”, ha detto Qin al ministro degli Esteri ucraino Kuleba, secondo un comunicato del ministero degli Esteri cinese. Poi ha aggiunto che la Cina spera che l’Ucraina e la Russia non chiudano la porta a una soluzione politica, a prescindere da quanto sia difficile e impegnativa la situazione.
Kuleba ha dichiarato di aver discusso con Qin il “significato del principio di integrità territoriale” durante la telefonata. Un elemento citato dalla Cina, ma in forma molto lasca. “Ho sottolineato l’importanza della formula di pace del presidente ucraino Volodymyr Zelenskiy per porre fine all’aggressione e ripristinare una pace giusta in Ucraina”, ha scritto su Twitter.
L’Ucraina ha affermato che qualsiasi piano per porre fine al conflitto deve prevedere il ritiro delle truppe russe ai confini dell’Ucraina nel 1991, anno della dissoluzione dell’Unione Sovietica.
Un drone cinese in Ucraina
Intanto, la CNN ha mostrato le immagini di un drone di fabbricazione cinese che gli ucraini hanno raccontato di aver abbattuto con un AK-47 parlando con i giornalisti americani. Si tratta di un Mugin-5, un veicolo aereo senza pilota commerciale, realizzato da un produttore con sede nella città portuale di Xiamen, sulla costa orientale della Cina.
Alcuni esperti di tecnologie hanno spiegato che questo mezzi sono conosciuti come “droni di Alibaba”, poiché sono stati messi in vendita per un prezzo fino a 15.000 dollari su siti web di mercato cinesi come Alibaba e Taobao. La Mugin Limited ha confermato alla CNN che si trattava di un suo prodotto, definendo l’incidente “profondamente spiacevole”.
A gennaio, su uno dei canali Telegram dei difensori ucraini di Lugansk, era già stato mostrato un drone simile, ma l’azienda non aveva commentato. A inizio mese la Mugin aveva diffuso un comunicato in cui condannava l’uso dei propri mezzi all’interno del campo da battaglia e annunciato di aver già sospeso le vendite in Russia e Ucraina sin dall’inizio della guerra.
Oltre il drone c’è di più?
Quanto mostrato dalla CNN è con ogni probabilità l’ultimo esempio di drone civile riadattato e armato dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, un segno del rapido cambiamento dei modelli di guerra. Sullo sfondo: da tempo si parla della possibilità che – come già fatto dall’Iran – la Cina fornisca forme di assistenza alla Russia. Un dossier attenzionato dalle intelligence occidentali.
Dati doganali ottenuti da Politico rivelano spedizioni dirette di fucili d’assalto cinesi e giubbotti antiproiettile, attraverso la Turchia e gli Emirati Arabi Uniti. Secondo quegli stessi dati, alla fine del 2022 alcune “entità russe” hanno ricevuto anche 12 spedizioni di parti di droni da parte di aziende cinesi.
Sebbene i dati doganali non dimostrino che Pechino stia vendendo una grande quantità di armi a Mosca specificamente per aiutare il suo sforzo bellico, rivelano che la Cina sta fornendo alle aziende russe attrezzature precedentemente non dichiarate — articoli commerciali che potrebbero essere utilizzati anche sul campo di battaglia in Ucraina.