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Cina e Russia sotto i riflettori delle Fiamme gialle. L’audizione di Zafarana

Il comandante generale della Guardia di Finanza in commissione Difesa della Camera ha illustrato le attività del corpo del Mef. Congelati beni per circa 2 miliardi di euro in virtù delle sanzioni Ue per l’invasione dell’Ucraina e faro acceso sulle attività criminali di Pechino e sulla contraffazione del made in Italy in aree come il Pratese

Il generale Giuseppe Zafarana, comandante generale della Guardia di Finanza, è stato audito stamattina dalla commissione Difesa della Camera dei deputati. Il solo fatto che il vertice del corpo direttamente dipendente dal ministro dell’Economia e delle finanze sia stata ascoltato dalla commissione che si occupa di Difesa fotografa la centralità delle stesse Fiamme gialle nella difesa della sicurezza nazionale. È stato questo, infatti, il filo conduttore dell’audizione di Zafarana, giunto al quarto e ultimo anno del suo mandato. Il generale ha incassato i complimenti per il lavoro svolto da tutti i gruppi parlamentari, in particolare da quelli della maggioranza. La relazione odierna ha consegnato “una summa del suo impegno in questi quattro anni di mandato” e rappresenta per Forza Italia “una solida, granitica base sulla quale fare affidamento”, ha spiegato il deputato Giorgio Mulè, vicepresidente della Camera.

Richiamando più volte il “Libro Bianco della Guardia di finanza”, un “faro” della sua esperienza al comando delle Fiamme gialle in una fase di trasformazione tecnologica, l’ufficiale ha spiegato in conclusione che “nel prossimo futuro, l’Italia è chiamata a sfide importanti per salvaguardare l’economia, il sistema finanziario e, in generale, gli interessi nazionali da minacce interne ed esterne, a opera di organizzazioni criminali o di ostili operatori stranieri”. Perché, ha continuato, la sicurezza e il benessere del Paese passano “anche, se non soprattutto, dall’efficacia del contrasto all’illegalità economico-finanziaria e dall’incisività del dispositivo di tutela degli asset strategici”.

Due gli attori ostili citati nella relazioni: la Russia e la Cina. Relativamente alla prima il generale ha spiegato che dal febbraio 2022, cioè dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina, la Guardia di finanza ha avviato accertamenti nei confronti di oltre 1.600 soggetti colpiti dalle sanzioni dell’Unione europea per sostegno alla guerra. “Sono stati eseguiti atti di congelamento su fabbricati, autoveicoli, aeromobili, opere d’arte, imbarcazioni, terreni e quote societarie, per un valore di circa due miliardi di euro, nei confronti di 23 persone e tre entità”, ha dichiarato. Relativamente alla seconda, invece, ha citato il caso Alpi Aviation (pur senza menzionare esplicitamente il nome dell’azienda), produttore friulano di droni passato, violando le leggi italiani, nelle mani di due gruppi statuali di Pechino. Le indagini, “che hanno tratto origine da una puntuale attività di intelligence” come spiegato dal comandante, hanno poi portato il governo Draghi a esercitare i poteri speciali annullando l’operazione e imponendo alla società cinese di cedere le quote societarie acquisite. L’acquisizione, spiegavano allora gli investigatori della Guardia di Finanza, non avrebbe avuto scopi di investimento ma l’acquisizione di know-how tecnologico e militare, che però difficilmente può essere “riportato” in Italia.

Altri temi dell’audizione sono stati il ruolo centrale delle Fiamme gialle nei controlli sul Pnrr, la collaborazione con la presidenza del Consiglio in materia di golden power e controllo degli investimenti esteri, la tutela dei consumatori e del made in Italy. E proprio quest’ultimo tema riflette un punto cruciale dell’audizione che il generale Zafarana ha riassunto spiegando che oggi “la criminalità economica – soprattutto nelle sue forme più sofisticate, raffinate, organizzate – ha sempre una connotazione transnazionale”. Il comandante ha citato l’esempio di Prato, città dove risiede la seconda più grande comunità cinese in Italia e dove ha sede una delle cosiddette stazioni di polizia cinese d’oltremare. Qui la contraffazione è fenomeno “particolarmente strutturato”, ha spiegato Zafarana illustrandolo: parte dall’approvvigionamento delle materie prime che dai porti cinesi arrivano in quelli europei – e qui il generale ha citato il Pireo (detenuto dalla società pubblica cinese Cosco) e Trieste (da tempo nel mirino di Pechino in chiave Via della Seta) –; non mancano attività di contrabbando (“spesso non vengono pagati i tributi doganali con riferimento alla quantità e alla qualità della merce stessa”) per arrivare negli opifici nel Pratese dove sono lavorate “in totale dispregio delle norme sulla sicurezza del lavoro, previdenza e assistenza”. Il fenomeno incide “in maniera devastante” sulla concorrenza e “penalizza gli operatori italiani”, ha aggiunto ancora il comandante.



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