L’annuncio della visita conferma i timori di un abbraccio sempre più stretto: Mosca ha un disperato bisogno di alleati e Pechino vede un’occasione per tamponare il disordine scatenato dalla guerra in Ucraina
Il presidente cinese Xi Jinping sta pianificando di recarsi a Mosca la prossima settimana per un bilaterale con l’omologo Vladimir Putin, secondo quanto riporta Al Arabiya. Cina e Russia proseguono nell’abbraccio su cui gli Stati Uniti lanciano l’allarme da qualche tempo.
Già a fine gennaio e poi a fine febbraio si era parlato di una possibile visita a Mosca da parte di Xi per aprile o maggio, ma non vi era mai stato un seguito, almeno non pubblicamente. È verosimile che i due leader vogliano discutere, tra le altre cose, della situazione in Ucraina, che la Cina vorrebbe fosse risolta in tempi relativamente brevi. Inoltre, da quanto riferisce il Wall Street Journal, il leader cinese avrebbe in programma dopo la visita di parlare con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky per la prima volta dall’inizio della guerra.
In occasione del primo anno di guerra Pechino ha iniziato a cambiare il precedente atteggiamento di silenziosa neutralità (salvo schierarsi a favore di Mosca in sede Onu) e ha iniziato a parlare apertamente di quella che definisce “la crisi ucraina”.
Come ha detto a Formiche.net l’esperta dell’Ecfr Alicja Bachulska a proposito della guerra in Ucraina, Pechino cerca di “presentarsi come un attore neutrale che sostiene il dialogo e i negoziati”. “Quella che ora viene definita ‘proposta di pace della Cina’ sarà molto probabilmente una reiterazione di quanto Pechino ha già dichiarato, ad esempio nella sua ‘Posizione in cinque punti sull’attuale questione ucraina’, documento pubblicato alla fine di febbraio dello scorso anno”.
La visita di Xi nella capitale russa conferma alcuni timori di Washington, che da diverse settimane sostiene che la Repubblica Popolare supporti lo sforzo bellico di Mosca in Ucraina. Se la Cina stia effettivamente fornendo armi alla Russia non è certo, ma è verosimile se si considera che il neo ministro della Difesa di Pechino è Li Shangfu, un individuo sanzionato dagli Stati Uniti dal 2018 perché incaricato della cooperazione con l’intelligence di Mosca e per gli acquisti di arsenali militari russi.
C’è poi un altro dossier che impensierisce Washington: quello nucleare. L’azienda di stato russa Rosatom fornisce uranio arricchito ai più evoluti reattori cinesi, ulteriore elemento di sostegno economico di Xi a Putin.
D’altro canto non bisogna esagerare nell’esaltare l’amicizia russo-cinese. Come fa notare Alexander Gabuev (Carnegie), la Russia accoglie il sostegno cinese per necessità, mentre Pechino vede in Mosca un attore irrazionale, imprevedibile e portatore di disordine. E soprattutto, la leadership cinese ritiene che la Federazione uscirà fortemente indebolita dalla guerra in Ucraina, occasione ottima per renderla ancora più dipendente dalla Repubblica Popolare e farne una leva da giocare nella ricerca del potere globale. Di certo non uno scenario rassicurante, al di là della contingente crisi in Ucraina.