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Tra Russia e Cina c’è anche un link nucleare. Che il Pentagono marca stretto

La russa Rosatom fornisce uranio arricchito ai più evoluti reattori cinesi, che può essere usato sia per scopi energetici che bellici. Ulteriore elemento di sostegno (sicuramente economico, militare non è ancora chiaro) di Xi a Putin, che si è congratulato con il presidente per il suo terzo mandato e per come ha rafforzato il rapporto “globale” tra Mosca e Pechino

“È molto preoccupante vedere Russia e Cina cooperare su questo fronte”, ha detto John F. Plumb, assistente segretario alla Difesa per la politica spaziale, mentre parlava, questa settimana, in audizione alla Sottocommissione per i Servizi Armati della Camera sulle Forze Strategiche, di come Rosatom sta fornendo uranio altamente arricchito per i reattori fast-breeder cinesi.

“Potranno anche avere giustificazioni, ma non si può ignorare il fatto che i reattori breeder sono al plutonio, e il plutonio serve per le armi. Quindi credo che è logico che il Dipartimento della Difesa sia preoccupato. E, naturalmente, questo corrisponde alle nostre preoccupazioni per la crescente espansione delle forze nucleari cinesi, perché se hai bisogno di più plutonio vuoi più armi”, ha aggiunto Plumb sollecitato dal senatore repubblicano Doug Lamborn.

Rosatom e i fast breeder (cinesi)

I reattori fast-breeder utilizzano i neutroni veloci per generare più combustibili nucleari di quanti ne consumino durante la produzione di energia, aumentando drasticamente l’efficienza dell’uso delle risorse. In questo genere di processo di fissione, di solito si utilizzano un nucleo di combustibile a ossido misto composto da un massimo del 20% di biossido di plutonio e da almeno l’80% di biossido di uranio.

“Rosatom ha un’esperienza unica di oltre 40 anni nella produzione di combustibile per reattori veloci e vediamo un potenziale significativo per la sua ulteriore implementazione nello sviluppo della strategia di energia nucleare a doppia componente (cioè con il funzionamento simultaneo di reattori termici a neutroni veloci) non solo in Russia, ma anche in Cina”, aveva dichiarato Oleg Grigoriyev, vicepresidente senior per il commercio e gli affari internazionali della TVEL Fuel Company — una sussidiaria della Rosatom.

Era la fine dello scorso anno, Rosatom raccontava di altre forniture frutto di intese tra il governo della Federazione Russa e il governo della Repubblica Popolare Cinese. Tutto fa parte di un programma su larga scala di cooperazione bilaterale nel settore nucleare che si snoderà anche nei prossimi decenni.

Le preoccupazioni di Plumb

“La Cina è impegnata in una significativa e rapida espansione e diversificazione delle sue forze nucleari. Inoltre, Russia e Cina considerano lo spazio come un dominio bellico. La Cina ha anche un inventario in continua crescita di sofisticati sistemi di attacco a lungo raggio che mettono a rischio le forze statunitensi a distanze sempre maggiori, ha detto Plumb.

Se dunque da una parte c’è la preoccupazione per l’aumento dell’arsenale cinese, sia in termini di quantità che di qualità, dall’altra si intravvede anche il timore che Mosca e Pechino possano mettere insieme le forze — già in Ucraina per esempio, dove la Cina potrebbe dare qualche sostegno militare all’invasione russa, ma ancor più in allineamenti strategici. Questo è un tema ricorrente a Washington, chiaramente piuttosto determinante per gli equilibri globali, molto battuto con gli alleati europei.

Per esempio: è esploso un mezzo disastro quando la presidente della Commissione Ue, Ursula Von der Leyen, è sembrata dire alla stampa, dopo aver incontrato Joe Biden venerdì, che le preoccupazioni per la fornitura cinese di armi alla Russia erano una questione “bilaterale” tra Cina e Stati Uniti. Tanto che il portavoce della leader europea ha dovuto dire pubblicamente — via Twitter — che quell’affermazione era frutto di un fraintendimento, causato dal rumore di fondo durante la conferenza stampa da Washington. Von der Leyen non aveva sentito bene cosa le era stato chiesto, insomma…

Il pensiero americano

L’articolazione del pensiero americano è chiara. Considerando che il deterrente nucleare è parte della capacità strategica cinese, la fornitura di uranio altamente arricchito russo è un’assistenza alle ambizioni di Pechino. Inoltre permette a Mosca di incassare ottime entrate, visto il valore del bene. E questo, se vogliamo allargare il cerchio, si inserisce nella varie tipologie di aiuti indiretti che Pechino ha nei fatti fornito a Mosca in questa fase di guerra, anche solo non interrompendo le relazioni commerciali come quelle sull’energia.

L’uranio altamente arricchito è un materiale nucleare potenzialmente a uso militare. Tuttavia va anche detto che la terminologia “altamente arricchito” si usa per i casi in cui l’arricchimento supera il 20%, mentre per le armi serve una percentuale superiore almeno all’80. Non si sa che tipologia di questi diversi livelli di uranio lavorato viene da fornita dalla Russia alla Cina.

Incoerenza e mentalità 

Va anche ricordato che uno dei terreni retorici in cui la Cina si è mossa maggiormente riguardo alla guerra russa è l’evitare l’uso di armi nucleari. È lì che il leader Xi Jinping ha trovato in più occasioni spazio di manovra per dipingere il suo Paese come una potenza responsabile. Ora sembra emergere che la Cina, tramite la Rosatom, potenzia il proprio arsenale atomico. Non è sorprendente la relazione: ciò che è interessante è come dagli Stati Uniti si marchi questa relazioni in tutti i suoi angoli e si sviluppi la contro narrazione.

A proposito di narrazioni: negli stessi giorni in cui Plumb denunciava al Congresso e pubblicamente anche quest’asse delle relazioni Mosca-Pechino, il presidente russo Vladimir Putin si è congratulato con il leader cinese Xi Jinping in occasione del suo terzo, storico mandato presidenziale, salutando il suo “contributo personale” al rafforzamento della “partnership globale” tra i due Paesi e anticipando un’ulteriore “fruttuosa cooperazione russo-cinese”.

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