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Elly sosterrà Kiev. L’alleanza con i grillini? Dipende… La versione di Franceschini

L’ex ministro a margine della presentazione del libro di Casini ragiona sulle difficoltà delle leadership moderne dettate “da una grande velocità” che spesso porta alla “superficialità”. Il nuovo Pd con i 5 Stelle? “Vedremo se ci saranno convergenze sui temi”

“Non è mica facile fare il leader al giorno d’oggi. Non dico che fosse più semplice ai tempi della Dc, ma senz’altro c’erano blocchi ben definiti e non questa fluidità nell’elettorato”. Riflette a voce alta l’ex ministro Dario Franceschini a margine della presentazione del libro dell’amico  ex democristiano Pier Ferdinando Casini. Insiste spesso sulla differente “velocità” tra i due momenti storici della politica. Quasi che questo fosse il vero elemento di demarcazione tra la fine della Prima e l’inizio della Seconda Repubblica.

Lui che è riuscito a interpretare tutte le stagioni della politica, naviga bene anche nella frenesia odierna “delle chat di whatsapp e dei continui tweet”. Anche se, per forza di cose, “ora i politici tendono a essere più superficiali”. Ma non necessariamente inferiori a quelli del passato dal punto di vista delle capacità. Anzi, la scena politica attuale a detta dell’ex ministro offre un unicum notevole.

“È la prima volta nella storia in cui il capo del governo e il capo dell’opposizione sono donne”. Lui, che è stato tra i primissimi supporter di Elly Schlein, ha un motivo in più per appuntarsi sul petto un’altra vittoria del suo fiuto politico: “Agli occhi dell’elettorato, il Pd ha pagato il dazio della responsabilità. Siamo stati identificati come il partito del governo perenne”. E se a dirlo c’è un uomo che è riuscito a surfare segreterie dem e primi ministri restando sempre sulla cresta dell’onda, viene da credergli.

Schlein per lui ha quindi rappresentato una via d’uscita da questa posizione stantia e pericolosa. È stata capace di “riaccendere l’entusiasmo della comunità democratica, che ha votato in gran numero ai gazebo”. Ha incarnato, insomma, “il cambiamento”. Per lui l’approdo di Elly alla segreteria nazionale è un “traguardo di cui essere orgogliosi”.

Molti la aspettano al varco alla prova dei fatti. E in questo caso le prove dei fatti sono due: la linea da tenere sulla politica estera e i rapporti con gli altri partner del centrosinistra. Sull’Ucraina, Franceschini riacquista un vigore insolito: “Mi pare che Schelin sia stata molto chiara. Sosteniamo il popolo ucraino”. Anche perché Putin rappresenta “una minaccia per le democrazie”.

Le alleanze sono un terreno più spinoso. Essendo stato Fraceschini, peraltro, un grande sostenitore del campo largo (operazione tentata da Letta ma non riuscita) è evidente che i 5 Stelle siano un partner interessante. “Ci sono tante forze in campo nell’opposizione e, se si troveranno convergenze, si potrà valutare di lavorare assieme”. Per uno che difficilmente si sbilancia, il messaggio tra le righe è molto chiaro.

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