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Roma-Tel Aviv, sfide comuni su difesa e Mediterraneo. Parla Dreosto (Lega)

Il segretario della commissione Affari Esteri e Difesa al Senato: “Italia e Israele hanno una lunga storia di amicizia e le aree di cooperazione possono essere molteplici. Strategiche sono anche le partnership tra università, centri di ricerca, cyber sicurezza, ricerca tecnologica e innovazione (anche per la lotta alla siccità)”. Sugli Accordi di Abramo e l’Arabia: “Tutti i tentativi per avvicinare l’Arabia Saudita e Israele devono essere visti positivamente e supportati con piene forze dalla diplomazia, dalla politica e dalla cultura”

Il salto quantico nei rapporti bilaterali tra Italia e Israele auspicato oggi dal premier Benjamin Netanyahu passa anche dai temi legati alla sicurezza e alla difesa. Il senatore del Carroccio, segretario della commissione Affari esteri e Difesa Marco Dreosto, definisce “sfide comuni” quelle che attendono da un lato Roma e dall’altro Tel Aviv. Ed è proprio questo l’angolo prospettico, anche alla luce dei riverberi sullo scacchiere geopolitico globale scaturiti dal conflitto in Ucraina, da cui parte l’esponente leghista per analizzare l’incontro tra il presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni e il leader israeliano.

Senatore Dreosto, su quali presupposti si deve incardinare la cooperazione tra Italia e Israele su sicurezza e difesa?

La cooperazione tra Italia e Israele è necessaria non solo per rafforzare i già buoni rapporti tra i nostri Paesi ma è fondamentale per la sicurezza del Mediterraneo allargato, quadrante strategico di primaria importanza sia per l’Italia che per Israele. Gli effetti della guerra di aggressione russa in Ucraina si sentiranno anche sul fronte sud dell’Europa e nel Mediterraneo. La Russia ha aumentato la propria flotta navale nel Mare Nostrum con più unità di quelle presenti durante la guerra fredda. La Cina è presente con operazioni economiche e finanziarie in molti Paesi che si affacciano sul bacino mediterraneo. Inoltre, i tentativi iraniani di ottenere il nucleare andrebbero a minare la sicurezza e la stabilità dell’area. Ecco perché in tema di difesa e sicurezza, Roma e Tel Aviv hanno tante sfide comuni da affrontare.

Il tema energetico è stato uno degli argomenti centrali dell’incontro tra Meloni e Netanyahu. Quale è la strada da seguire in questo senso?

Per quanto riguarda il tema dell’energia, l’implementazione del progetto del gasdotto EastMed aiuterebbe l’Italia a diversificare il proprio approvvigionamento energetico aiutandoci ad affrancarci dalla dipendenza energetica da Mosca. Israele è una grande democrazia e un Paese stabile. Come tale è un partner naturale per l’Italia.

Tecnologia, ricerca, cybersicurezza. Anche su questi versanti i rapporti con Israele devono essere implementati, non crede?

Certo. Italia e Israele hanno una lunga storia di amicizia e le aree di cooperazione possono essere molteplici. Strategiche sono anche le partnership tra università, centri di ricerca, cyber sicurezza, ricerca tecnologica e innovazione (anche per la lotta alla siccità). Tematiche che non devono essere sottovalutate e che possibilmente saranno argomento specifico di un prossimo incontro tra i due governi. Tra i nostri due Paesi è possibile un rafforzamento delle relazioni a 360 gradi. Israele ha nell’Italia un interlocutore chiave in Europa e nel Mediterraneo. Un legame indissolubile ci lega e le parole di Matteo Salvini, leader della Lega, con un sì convinto alla richiesta del premier Netanyahu per una Gerusalemme capitale dello Stato israeliano, posizionano l’Italia tra i migliori amici di Israele. Assieme possiamo lavorare per la pace, la sicurezza e la difesa dei valori che ci accumunano. Mentre qualcuno all’estrema sinistra tende a bruciare la bandiera israeliana, noi siamo orgogliosi di metterle a fianco del tricolore in occasione di queste importanti visite.

L’Arabia Saudita ha dimostrato apertura verso gli accordi di Abramo. Che ruolo può avere l’Italia per sostenerne l’allargamento, anche alla luce della recente visita del presidente Meloni negli Emirati?

Gli accordi di Abramo sono stati una svolta storica. Vedere una diplomazia che funziona, che crea ponti e non divisioni, che supera le conflittualità passate e che crea la storia fa ben sperare per il futuro. Da tempo sostengo che il nostro Paese debba assumere un ruolo di leadership nel Mediterraneo allargato per stabilizzare l’area e portare più sicurezza in quest’area dove si muove la proiezione geopolitica italiana. Ecco che tutti i tentativi per avvicinare l’Arabia Saudita e Israele devono essere visti positivamente e supportati con piene forze dalla diplomazia, dalla politica e dalla cultura.

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