La caratteristica politica degli aiuti in Ucraina emerge di riflesso dall’opposta reazione avuta dai medesimi donatori occidentali in Bosnia nel 1992, a lungo reticenti prima di intervenire e porre fine ad una mattanza durata anni. Igor Pellicciari, ordinario di Storia delle istituzioni e relazioni internazionali all’Università di Urbino, spiega come questa guerra ha cambiato l’intero settore. Anteprima di un libro in uscita per Routledge
Per chi osserva gli aiuti tra Stati per capire le relazioni internazionali, la guerra in Ucraina è un unicum. Chiarisce sia lo scenario odierno che passato di un conflitto che, prima che con i carri armati, è stato a lungo combattuto sul terreno degli aiuti.
In un nostro lavoro sul tema di prossima uscita per Routledge, le principali conclusioni riguardano tre aspetti centrali :
1) i trend storici degli aiuti nei decenni che precedono la guerra;
2) 8 peculiarità degli aiuti nel primo anno di guerra;
3) la principale caratteristica politica del caso ucraino.
1. La “Guerra-degli-Aiuti” 1991-2021
- Dall’indipendenza nel 1991, l’Ucraina è destinataria di programmi di aiuto ad opera degli stessi Donatori che si fronteggiano nel conflitto del 2022. È una fase storica imprescindibile per comprendere i prodromi della crisi odierna, poiché anticipa temi e direttrici dello scontro tra Occidente e Russia sulla collocazione geo-politica dell’Ucraina.
- Nella prima metà dei tre decenni di aiuti (fino al 2004), l’Occidente e in particolare l’Ue si disinteressano dell’Ucraina, lasciando alla Russia un’influenza incontrastata sul Paese. In questa fase gli aiuti occidentali (interessati alla cooperazione economica più che allo sviluppo democratico) coesistono con quelli russi, fatti di concessioni a condizioni molto agevolate di risorse naturali e finanziarie.
- Nel periodo seguente, gli aiuti sono invece espressione della competizione geo-politica tra Donatori per ottenere e\o mantenere l’Ucraina nella propria sfera di influenza e seguono l’andamento dei governi filo-russi o filo-occidentali a Kyiv. È una “Guerra degli Aiuti” che raggiunge il culmine nel 2014, quando il presidente filo-russo Viktor Yanukovich preferisce gli aiuti finanziari russi a quelli europei, scatenando la rivolta di piazza del Maidan che porta al suo defenestramento. Insieme all’annessione russa della Crimea, sono due momenti che segnano un punto di rottura anche negli aiuti.
- Negli anni che precedono la guerra, l’Occidente sostiene intensamente il governo di Kyiv più nel percorso di integrazione militare atlantica che politica europea; mentre Mosca fornisce aiuti alle regioni orientali in aperto confronto con Kyiv, sostenendo i costi di quello che di fatto è già interpretato come un tentativo di secessione de facto dall’Ucraina.
2. Le otto peculiarità degli aiuti in Ucraina
Fin dai primi giorni dell’invasione russa, l’Ucraina registra una combinazione di otto peculiarità riferite agli aiuti in uno scenario bellico:
*) Velocità di reazione da parte dei Donatori Statuali Occidentali che convergono subito sulla strategia comune di inviare aiuti ad ampio spettro all’Ucraina.
*) Ruolo guida dei Donatori Statuali nel definire cornice e contenuti degli aiuti, marginalizzando operatori non-governativi e agenzie multilaterali in genere attive nei conflitti.
*) Alto livello di coinvolgimento decisionale di un Destinatario statuale unico (il governo ucraino) trattato come alleato di pari livello ai Donatori nella definizione e gestione del tipo degli aiuti inviati.
*) Grande quantità e diversificazione degli aiuti concentrati in maggioranza su nuove aree di intervento (finanziario, politico-istituzionale, militare), relegando in secondo ordine il tradizionale aiuto umanitario. La fornitura di armamenti diventa principale voce di spesa del sostegno occidentale all’Ucraina.
*) Armi come Aiuti – L’assistenza militare viene legittimata inserendola tra gli interventi dell’”aiuto buono” al pari della cooperazione allo sviluppo o dell’aiuto umanitario. Peraltro, mentre viene ufficializzato che l’obiettivo prioritario degli aiuti occidentali, cui vengono subordinati tutti gli altri, è di respingere l’invasione militare russa
*) Aiuti come Armi – Dal canto suo, la Russia fa dell’accesso a beni essenziali tradizionalmente al centro delle politiche di aiuto di Mosca (in primis nel settore energetico e agro-alimentare) uno strumento tattico di pressione e un’arma ibrida di punta da utilizzare a seconda dell’andamento della guerra.
*) Eccessiva anticipazione della fase post-bellica – In nome di un sostegno politico all’Ucraina i Donatori occidentali anticipano decisioni inusuali per un contesto instabile di una guerra alle sue prime battute, come a) l’accelerazione del processo di adesione dell’Ucraina alla Ue e b) la formale apertura di una programmazione della ricostruzione post-bellica del paese.
*) Sanzioni come Armi e Aiuto – L’uso coordinato ed integrato di Sanzioni e Aiuti da occasionale diventa sistematico, finalizzato a obiettivi tattici di guerra, con un coinvolgimento senza precedenti della controparte ucraina nella loro definizione. Le Sanzioni sono un arma di guerra (contro il nemico) e un aiuto (all’amico).
3. L’Aiuto Interventista
La caratteristica politica degli aiuti in Ucraina emerge di riflesso dall’opposta reazione avuta dai medesimi Donatori Occidentali in Bosnia nel 1992, a lungo reticenti prima di intervenire e porre fine ad una mattanza durata anni.
Ispiratisi ad un Aiuto Neutralista con l’obiettivo di limitare le conseguenze della guerra in attesa di una soluzione diplomatica, essi agiscono con aiuti umanitari per la popolazione civile, escludendo quelli militari a Sarajevo (l’aggredito); benché la Serbia (l’aggressore), non sia una super-potenza nucleare.
In Ucraina gli stessi Donatori intervengono subito in prima persona con un dispiego senza precedenti di aiuti, dando a Kyiv (l’aggredito) un sostegno ad ampissimo raggio, in primis militare, principalmente finalizzato all’opporsi all’invasione russa. Questo, benché la Russia (l’aggressore) sia una potenza nucleare.
Le otto peculiarità sopra elencate definiscono un modello di Aiuto Interventista opposto a quello Neutralista, che prende parte attiva nella crisi per condizionarne andamento ed esito e definisce e riadatta le sue azioni su obiettivi che seguono lo sviluppo dello scenario di crisi.
Anteponendo se necessario finalità tattiche a quelle umanitarie, con interventi di assistenza nei settori più disparati, a partire da quelli militari e finanziari, anche a conflitto in corso.
Dalla “Guerra degli Aiuti” agli “Aiuti alla Guerra”.