Il ministro dell’Economia francese ha incontrato a Roma prima Giancarlo Giorgetti e poi Adolfo Urso. Un doppio confronto nel quale sono state gettate le basi di una collaborazione a prova di sussidi americani e strapotere cinese. Automotive, chip, transizione alcuni dei temi affrontati. A partire dal rinvio del voto sull’addio al motore endotermico
Italia e Francia unite, nel nome dell’industria e della competitività. Come raccontato nelle scorse ore da Formiche.net, tra Parigi e Roma è in atto una interlocuzione tutt’altro che di facciata, che spazia dall’industria, a cominciare dalle telecomunicazioni, all’automotive, fino ad arrivare al sostegno delle rispettive imprese nazionali, in risposta all’Inflation reduction act americano. Bruno Le Maire, ministro dell’Economia francese, ha passato 24 ore nella Capitale, incontrando prima il collega e omologo italiano, Giancarlo Giorgetti e poi il ministro per le Imprese e per il made in Italy, Adolfo Urso.
UN’AGENDA COMUNE
Al centro dei due incontri, la saldatura industriale e politica in scia al Trattato del Quirinale, tra i due Paesi, con Parigi che è a tutt’oggi il primo investitore in Italia. Urso, in particolare, incontrando la stampa al termine del vertice con Le Maire, ha sottolineato l’importanza di una politica industriale europea “che sia una risposta alla sfida asiatica e ai sussidi americani allo stesso tempo. Con il ministro Le Maire abbiamo parlato della riforma degli aiuti di Stato, che deve essere mirata e temporanea e riservata ai settori strategici. Questo è il momento del massimo sforzo da parte degli Stati nazionali, per rispondere a tutte le grandi sfide globali”.
Nello specifico, Urso ha chiarito come al centro dei colloqui, nel corso dei quali sono stati firmati 16 punti di condivisione e cooperazione tra i due Paesi, ci sia stata la questione dell’automotive, dal momento che la Francia, dopo la Germania, è il secondo costruttore in Europa. “L’Italia ha svegliato l’Europa e la decisione del rinvio su stop ad auto a benzina e diesel è un segnale importante. Mi auguro che ora ci sia una riflessione comune per una competitività sostenibile anche nel settore automotive”, ha spiegato l’ex presidente del Copasir. Il riferimento è alla recente decisione dell’Europa, di imporre l’uscita dal mercato di tutte le auto con motore endotermico, entro il 2035.
Ancora, nel corso dell’incontro, si è affrontato il tema del fondo comunitario con cui finanziare gli stessi aiuti di Stato. Qui Le Maire è stato chiaro. “La Francia vuole questo fondo e lo vuole con l’Italia e tutti gli altri suoi partner europei”. Ma l’esponente del governo Macron è andato oltre. In questo senso, il ministro transalpino ha infatti proposto all’Italia anche l’entrata nel fondo di investimento “che ora ammonta a 500 milioni di euro e che potrebbe arrivare ad un miliardo con l’apporto di capitale pubblico e privato”.
L’ASSE CON PARIGI
Poche ore prima dei bilaterali con Giorgetti e Urso, era stato lo stesso Le Maire a dare la cifra dei rapporti con l’Italia attuali. “Vogliamo e dobbiamo andare avanti insieme per “trovare una posizione comune sulla risposta all’Inflation reduction act e sul modo di costruire un’industria europea sovrana”, ha chiarito il ministro francese in un’intervista a Repubblica.
“Dobbiamo andare avanti insieme e vogliamo andare avanti insieme”, ha aggiunto Le Maire specificando che sui progetti industriali comuni “dobbiamo consolidare le aziende franco-italiane esistenti che sono modello di successo. Dobbiamo anche anche essere capaci di aprire nuove aree di cooperazione, penso all’intelligenza artificiale e alle nostre ambizioni spaziali. Ed è evidente che dobbiamo pensare al futuro dei lanciatori spaziali europei. Anche su questo vogliamo lavorare in stretta collaborazione con l’Italia”.
L’EUROPA SI SVEGLI
Tornando all’incontro presso il dicastero di Via Veneto, Urso ha ribadito la necessità di un salto di qualità per l’Italia e, dunque, anche per l’Europa. “La guerra ci ha rivelato la sudditanza dell’Europa verso la Cina e la Russia. Questo non deve più accadere, e non deve più accadere nemmeno con la sanità. La pandemia ci ha insegnato che sull’approvvigionamento, siamo ancora indietro. Ora è tempo di invertire la rotta”. Le Maire, da parte sua, ha chiarito come i Paesi dall’economia avanzata, “stiano entrando in una nuova era, dobbiamo regolarci di conseguenza. Dobbiamo essere ambiziosi, sulla transizione, sull’energia verde, ai microchip. Questa è la strada che l’Europa deve percorrere e questa collaborazione tra Italia e Francia, mai così forte, ne è il primo miglio”.
E proprio sulla spinta verde, lo stesso Le Maire ha puntualizzato: “la decarbonizzazione è un sfida industriale e tecnologica che Italia e Francia devono affrontare insieme. Dobbiamo accelerare la decarbonizzazione, che è un imperativo, e la lotta ai cambiamenti climatici. Noi abbiamo scelto la crescita verde”.
IL VERTICE AL TESORO
Quanto al vertice al Mef, tra i temi oggetto del dibattito Le Maire-Giorgetti, le regole della nuova governance europea, la risposta comune all’Ira, la riforma del mercato europeo dell’energia, la revisione degli investimenti in Europa fondamentali per lo sviluppo. Giorgetti ha ribadito l’importanza del paragrafo 18 delle conclusioni dell’ultimo consiglio europeo: “L’Europa deve andare avanti insieme e trovare una strategia comune sulle questioni principali, a cominciare dagli aiuti di Stato e revisione della governance”.
Il numero due della Lega ha insistito poi sulla necessità di trovare una classificazione comune per alcune spese che sono investimenti strategici come difesa, aiuti all’Ucraina, transizione verde. Sulla risposta all’Ira, Giorgetti auspica che l’Europa “non si limiti a una revisione delle regole degli aiuti di Stato ma che sia in grado di creare una serie di strumenti comuni che finanzino progetti strategici e supportino la competitività delle industrie europee”.
Entrambi hanno convenuto che sia necessario evitare una frammentazione del mercato creando divergenze tra gli Stati e Giorgetti ha insistito sulla necessità di regole per non aumentare la distanza tra i Paesi che hanno una larga capacità fiscale a scapito degli altri. Entrambi i ministri hanno deciso di approfondire la possibilità di un sistema di garanzie europee e dei singoli Paesi per incoraggiare investitori privati verso progetti strategici di sviluppo. Entrambi hanno concordato sulla necessità di aiutare gli investimenti ma senza produrre nuovo debito.