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Vi racconto incubi e sogni dei tunisini. Parla Imen Ben Mohamed

libia

Polveriera Tunisia, tra Parlamento senza controlli e stampa esclusa dalle sedute. “Famiglie intere arrestate senza motivo: è in atto una deviazione dittatoriale molto grave. Al di là del cosiddetto ‘disegno nero’, Saied ha fatto tabula rasa su potenziali riforme come i diritti delle donne e le trasformazioni economiche. Qui mancano gli alimenti”. Conversazione con l’ex deputata del partito Ennahda

L’Occidente dovrebbe maggiormente stigmatizzare la postura del nuovo esecutivo tunisino, guidato da Kais Saied, che non solo si è espresso in maniera offensiva contro i subsahariani, ma non fa nulla per evitare la massiccia emigrazione di giovani tunisini in cerca di futuro. Lo dice a Formiche.net Imen Ben Mohamed, già deputata di Ennahda, il partito islamista che vinse le elezioni libere del 2011 secondo cui il Paese è una polveriera, tra Parlamento senza controlli e stampa esclusa dalle sedute. Un focus utile anche in prospettiva sociale e geopolitica che si mescola, da un lato, al dossier immigrazione che investe l’Italia e, dall’altro, alla più generale destabilizzazione dell’area nordafricana (Libia inclusa).

Sono fondati i timori internazionali dopo che Saied ha pronunciato un discorso duro contro i migranti neri privi di documenti?

Sicuramente, anzi vedo anche la condanna occidentale non è ancora al livello della gravità della situazione. Vi sono tantissimi casi veramente molto preoccupanti, in virtù dei quali quella di Saied sta diventando una politica di Stato basata su una campagna di razzismo e di violenze contro i subsahariani. Esattamente dopo il suo discorso al Paese, sono iniziati numerosi atti di violenza, compresi quelli messi in atto dalla Polizia.

Ovvero?

Ho notizia di alcune famiglie che, quando vanno all’asilo per recuperare i propri figli, vengono seguite dalla polizia e arrestate in massa. Un altro caso riguarda dieci studenti che sono stati arrestati, ma poi rilasciati da un giudice perché si è appurato che erano regolarmente residenti in Tunisia, ma appena fuori dal tribunale è arrivata la macchina della polizia che li ha nuovamente arrestati. Altre violenze sono state commesse contro cittadini subsahariani: ciò ci conferma perché anche l’Unione africana sta contestando le parole di Saied.

Che strada è stata imboccata in Tunisia?

Una strada molto pericolosa, dove c’è una deviazione dittatoriale molto grave. Al di là del cosiddetto ‘disegno nero’, Saied ha fatto tabula rasa su potenziali riforme come i diritti umani, i diritti delle donne, la partecipazione della società civile: tutto sacrificato dinanzi al suo progetto di società e di Stato. E lo conferma anche il nuovo Parlamento dove non solo non è permesso ai giornalisti non allineati di partecipare, ma finanche manca il ruolo fondamentale di controllo del governo. È quasi un’istituzione vuota.

La Banca mondiale ha sospeso il suo accordo di partenariato con la Tunisia: cosa farà il Fondo monetario internazionale su cui si basano gran parte delle speranze finanziarie del paese?

Il Fmi ha bloccato il credito perché la Tunisia ha mancato di fare alcuni progressi necessari alla voce riforme e quindi per il momento, non essendoci progressi, la Banca mondiale sicuramente avrà delle influenze sul Fondo monetario internazionale. Ciò rappresenta un problema molto serio per la Tunisia, già alle prese con un crollo finanziario ed economico. Questo governo non ha intenzione di fare alcuna riforma, anzi sta aspettando solamente la firma con l’Fmi, che però da sola non migliorerebbe la situazione complessiva, perché servono riforme vere. Saied non è l’uomo delle riforme.

I tentativi di attraversare il Mediterraneo dalla Tunisia all’Europa sono aumentati notevolmente nelle ultime settimane. Il governo Saied potrebbe imitare quello turco, che nel 2016 giunse poi ad un accordo con Bruxelles sui migranti?

Non penso che ci sarà una strategia di Stato per bloccare le imbarcazioni, piuttosto vedo un’incapacità governativa di adottare una politica per ridurre questi flussi di immigrazione. Se non si offrirà una soluzione ai problemi interni, è chiaro che la classe povera continuerà a lasciare il Paese. In questo momento il tunisian dream è quello di lasciare il Paese purtroppo e questo vale anche per la classe media che non riesce a soddisfare i propri bisogni di vita. Ricordo che c’è una carenza gravissima di prodotti alimentari che il governo non sa gestire e risolvere. Anzi, temo proprio che non attuerà alcuna misura per dare un’alternativa alle famiglie che lasciano il Paese. Moltissime sono le persone che stanno vendendo le loro abitazioni per pagare queste barche della morte e provare ad andare verso l’Occidente. Il livello di disperazione è talmente alto che è veramente quasi impossibile fermarlo. E Saied non è l’uomo che migliorerà questa situazione.



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