Tra i 19 documenti fotografati dall’ufficiale di Marina ce ne erano alcuni Nato secret, riservatissimi e uno Top secret, ha spiegato in aula l’accusa
Trent’anni di carcere. È la pena inflitta dal tribunale militare di Roma a Walter Biot, l’ufficiale di Marina accusato di spionaggio per avere ceduto, nel marzo 2021, documenti classificati a un funzionario dell’ambasciata russa in Italia in cambio di 5.000 euro.
“Fu infedele e astuto: condannatelo all’ergastolo”, era stata la richiesta avanzata dalla Procura Militare di Roma.
Durante l’udienza, il rappresentante dell’accusa ha ricordato le testimonianze e le immagini di due telecamere nell’ufficio di Biot, dalle quali si vede l’ufficiale alla sua scrivania prendere una scatoletta da cui estrae un cellulare, inserire una scheda Sd e fotografare lo schermo del pc e documenti cartacei. Infine Biot inserisce la Sd in una scatola di medicine, nascosta nel bugiardino e mette tutto nel suo zaino. “Tra i 19 documenti fotografati da Biot ce ne erano alcuni Nato secret, riservatissimi e uno Top secret”, ha spiegato in aula l’accusa. Secondo quanto riferito da testimoni nel corso del dibattimento, come ricordato dall’accusa in aula, i documenti in questione riguardavano alcuni la lotta all’Isis mentre altri mostravano debolezze e criticità dell’Alleanza Nato, specie dal punto di vista navale e marittimo. Falle che sarebbero poi emerse proprio durante la crisi in Ucraina e l’invasione russa.
Biot nei giorni successivi viene pedinato 24 ore su 24 e il 30 marzo 2021 viene arrestato nel parcheggio di un centro commerciale subito dopo aver incontrato un funzionario russo. “Biot ha fatto commercio di atti segreti ed è stato colto in flagranza”, ha sottolineato il sostituto procuratore militare. La procura militare, guidata da Antonio Sabino, contesta a Biot le accuse di rivelazione di segreti militari a scopo di spionaggio, procacciamento di notizie segrete a scopo di spionaggio, esecuzione di fotografie a scopo di spionaggio, procacciamento e rivelazione di notizie di carattere riservato e comunicazioni all’estero di notizie non segrete né riservate.
Nel procedimento sono parti civili la presidenza del Consiglio dei ministri e il ministro della Difesa. In apertura di udienza il tribunale militare ha rigettato la richiesta dell’avvocatura dello Stato di procedere a porte chiuse.