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Non solo Ucraina. La partnership Xi-Putin vista da Politi

L’esperta del King’s College valuta l’incontro tra i leader di Cina e Russia come un momento in cui si intensificheranno soprattutto le relazioni commerciali, e questo fornirà a Pechino una leva per avanzare maggiori richieste politiche a Mosca

Nelle sue prime ore di visita di Stato a Mosca, il leader cinese, Xi Jinping, ha detto a Vladimir Putin, davanti ai giornalisti, di essere convinto che i russi lo sosterranno nelle elezioni presidenziali previste per il 2024. “Mentre le parole di Xi venivano tradotte in russo, Putin ha guardato Xi negli occhi e ha sorriso brevemente”, nota la Reuters. Una dichiarazione importante, che arriva anche se Putin non ha ancora detto se cercherà un altro mandato, e che conferma che la Cina vede nella relazione con il presidente russo una forma di stabilità migliore di un ignoto post-Putin.

Narrazioni e interessi

Ma che cosa cercava Xi a Mosca? Si tratta di continuare a mettere in azione le iniziative globali da poco lanciate, di un dialogo parte dell’allineamento strategico, della sincera volontà di mettersi a disposizione per la pace in Ucraina? “È probabile in realtà che la visita di Xi a Mosca si concentrati sulle relazioni economiche tra Cina e Russia, che potrebbero essere usate come leverage per avanzare richieste politiche, che tra l’altro possono comprendere anche temi prioritari per la Cina che esulino dal conflitto in Ucraina, come ad esempio ottenere sostegno per la crescente presenza cinese nella regione artica”, spiega Alice Politi del King’s College di Londra.

“Sicuramente il documento sulla Global Security Initiative e la pubblicazione della ‘proposta in 12 punti’ comunicano un ruolo diplomatico più dinamico da parte cinese, tuttavia, come testimonia il tono vago della proposta stessa, le modalitá con cui la Cina contribuirá alla risoluzione del conflitto possono differire rispetto a quello che i paesi occidentali si aspettano”, continua Politi in una conversazione con Formiche.net.

Secondo l’esperta, non è detto infatti che la Cina voglia attivamente assumersi il ruolo di mediatrice in questo conflitto. “Per ora, la Cina mantiene una posizione ‘di equilibro’ tra la sua relazione con la Russia e l’interesse al raggiungimento della pace, in un conflitto che la Cina ha definito come ‘europeo’ e in cui sembra farebbe volentieri a meno di immischiarsi”.

Partnership fino a che punto?

Emerge che con molta probabilitá Xi e Putin confermeranno la partnership strategica tra Cina e Russia da qui in futuro, e questa consisterá probabilmente nel rafforzamento dei legami commerciali tra i due Paesi; per esempio, la Russia è stata il singolo più grande fornitore di petrolio greggio alla Cina a gennaio e febbraio 2023, superando l’Arabia Saudita che è stata il primo fornitore di petrolio alla Cina cumulando le spedizioni dello scorso anno. Non è un collegamento sottovalutabile se si considera il valore delle esportazioni energetiche per l’economia di Mosca e la panoplia di misure orchestrate da Usa e Ue (e Giappone) per tagliare quelle linee commerciali.

Tutto ciò potrà dare effettivamente terreno a Xi per avanzare richieste politiche. “Non sembra per quel che sappiamo adesso – continua Politi – che questa visita porterà a grandi cambiamenti nel definire la posizione cinese sul conflitto, mentre la telefonata con Volodymyr Zelensky potrebbe fornire indicazioni piú chiare sulla potenziale volontà cinese a mediare”.

La relazione tra Cina e Russia proseguirá dunque senza grossi cambiamenti, secondo quella partnership tra i due Paesi? “Per quello che è stato reso pubblico pare proprio di sì, anche se gli argomenti piú delicati sono discussi a porte chiuse. Pubblicamente Xi e Putin hanno mostrato un atteggiamento di reciproca amicizia, in cui Xi ha anche accennato alla probabile vittoria di Putin nelle elezioni del 2024, chiarendo cosí il fatto che Xi non vede un cambio di regime in Russia come una possibilitá plausibile”, risponde la ricercatrice accademica inglese.

Per l’Italia c’è molto da seguire

L’Italia dovrebbe essere particolarmente interessata a ciò che avviene tra Mosca e Pechino. Roma è partner cinese nella Belt & Road Initiative e allo stesso tempo è stata finora in prima linea sulle misure sanzionatorie contro la Russia e di assistenza – anche militare – a Kiev. Come dovrebbe approcciarsi davanti all’evoluzione della partnership sino-russa? “L’Italia condivide e segue la posizione euroatlantica sul conflitto in Ucraina. Per quanto riguarda la firma del Memorandum of Understanding (MoU), le relazioni bilaterali tra Italia e Cina seguono quella che é la strategia europea verso la Cina. L’aver firmato il MoU non ha alcun correlazione con la partnership sino-russa”.

Per Politi, “quando si parla di relazioni bilaterali é piuttosto fuorviante pensare rigidamente a ‘blocchi’ o ‘assi’; le relazioni tra diversi paesi sono dettate da una serie di fattori che certamente possono includere un posizionamento geopolitico, ma comprendono anche altri elementi, come ad esempio le relazioni commerciali e gli interessi economici, o la contingenza di una particolare situazione a livello di politica domestica, che aggiungono un livello di complessitá che non puó essere ridotto a uno ‘scontro tra blocchi’”.

“E quindi – aggiunge Politi – un Paese come l’Italia puó aver firmato un MoU con la Cina nel 2019, per altro in un contesto molto diverso da quello attuale, ed avere una posizione chiaramente ed apertamente in linea con quella euroatlantica sul conflitto in Ucraina e sulla visita di Xi a Mosca di questi giorni”.

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