Il 25 aprile e il 2 giugno sono le due feste della Repubblica italiana e sono indissolubilmente legate, perché la seconda è “figlia” della prima. Davvero non capisco perché non festeggiarle tutti assieme, senza inutili polemiche storiche
Da qualche anno la festa della Liberazione del 25 aprile è diventata occasione di polemiche, dispute, rivendicazioni. Eppure se guardiamo ai fatti storici non ce n’è davvero ragione.
Il 25 aprile 1945 è il presupposto del nostro Stato democratico e repubblicano. Se abbiamo avuto il 2 giugno 1946, il referendum istituzionale l’Assemblea Costituente è proprio grazie alla resistenza e alla liberazione. Ricordiamo che le Nazioni sconfitte nella Seconda Guerra mondiale non ebbero il diritto di sedersi al tavolo del Trattato di Pace e nemmeno quello di scriversi una Costituzione. Così fu per la Germania e per il Giappone.
Invece, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, l’Italia divenne “cobelligerante” a fianco degli Alleati e così si conquistò una maggiore autonomia. Così, venne ammessa al Tavolo del Trattato di Pace di Parigi, anche se in una posizione scomoda ed ebbe il diritto di scriversi da sola la Costituzione. Diritto conquistato con il sangue della Resistenza.
“Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione”. Le parole di Piero Calamandrei nel discorso per i 10 anni della Costituzione agli studenti milanesi danno pienamente il senso di tutto ciò.
In fondo il 25 aprile e il 2 giugno sono le due feste della Repubblica italiana e sono indissolubilmente legate, perché la seconda è “figlia” della prima.
Davvero non capisco perché non festeggiarle tutti assieme, senza inutili polemiche storiche.