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Legge di bilancio e Agenda Onu 2030. Luci e ombre nel Rapporto Asvis

Per quanto riguarda il Pnrr “sono stati rilevati numerosi e incoraggianti avanzamenti”, ha sottolineato Pierluigi Stefanini, presidente di Asvis, l’Alleanza per lo sviluppo sostenibile. Emerge, tuttavia, la necessità di un più “accurato e trasparente monitoraggio delle modalità e delle tempistiche con cui investimenti e riforme vengono realizzati”

Da alcuni anni ormai, l’ASviS, l’Alleanza per lo sviluppo sostenibile, pubblica un rapporto che analizza lo stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e il contenuto della Legge di bilancio in rapporto all’attuazione nel nostro Paese dei 17 Obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Per quanto riguarda il Pnrr, come ha sottolineato Pierluigi Stefanini, presidente di ASviS, presentando il rapporto alla stampa, “sono stati rilevati numerosi e incoraggianti avanzamenti”. Emerge, tuttavia, la necessità di un più “accurato e trasparente monitoraggio delle modalità e delle tempistiche con cui investimenti e riforme vengono realizzati”.

Andrebbe, inoltre, “assicurato un maggiore coinvolgimento della società civile”, anche alla luce del cambio di governance e della proposta di “gestione unitaria del Pnrr e degli interventi a valere sui fondi europei”. Analogo confronto andrebbe attivato a livello territoriale, “anche per assicurare l’allineamento dei vari interventi alle agende regionali e urbane di sviluppo sostenibile”. Occorre, infine, “integrare in maniera sinergica le misure del Piano con altri processi e piani”, come la Strategia nazionale di sviluppo sostenibile, in modo da raggiungere un grado ottimale di coordinamento delle politiche economiche, sociali e ambientali.

Per accelerare l’attuazione dell’Agenda 2030, anche n vista delle eventuali modifiche del Pnrr e alla luce della Legge di bilancio 2023, l’Alleanza suggerisce di agire in diverse direzioni. Per quanto riguarda la “dimensione economica”, occorre una “profonda revisione delle politiche del lavoro”, soprattutto per quanto riguarda le persone inattive, specialmente  neodiplomati e neolaureati. Rafforzare la ricerca e lo sviluppo, puntando su sistemi di “innovazione aperta”. Potenziare gli strumenti di politica industriale per “orientare i processi produttivi verso tecnologie green”, favorendo il risparmio energetico, le energie rinnovabili e i materiali riciclati. “Accelerare l’attuazione delle politiche per l’economia circolare”, valorizzando le materie prime seconde. “Stimolare l’uso delle tecnologie digitali” per innovare processi e prodotti.

Per quanto riguarda le tematiche a “dimensione sociale”, l’ASviS  propone di “procedere con attenzione alla riforma del reddito di cittadinanza”, per non esporre a rischio di povertà fasce significative di cittadini. “Potenziare e sviluppare le reti informative territoriali nel campo della salute”, soprattutto per i medici generici e dei pediatri. Lotta alla dispersione scolastica e recupero delle “perdite educative”, aumentando gli investimenti sull’istruzione pubblica dall’attuale 3,9% del Pil al 5% medio europeo. Ridurre le disuguaglianze di genere e riformare l’assistenza agli anziani non autosufficienti e alla disabilità.

Le misure suggerite per la “dimensione ambientale” riguardano, innanzitutto, la rapida approvazione e finanziamenti adeguati al Piano nazionale per l’adattamento ai cambiamenti climatici (Pnacc), la definizione del Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) e l’approvazione della Legge sul clima entro il 2023. Raggiungere gli obiettivi del pacchetto “Fit for 55”, in linea con il Green Deal europeo. Definire una strategia per “l’efficientamento energetico del patrimonio edilizio e la rigenerazione urbana”. Potenziare gli investimenti nel settore idrico. Rafforzare le “politiche urbane” per lo sviluppo sostenibile. Accelerare la transizione verso una mobilità sostenibile con la sostituzione degli autobus con veicoli ecologici in ambito urbano ed extraurbano. Avviare una “grande opera pubblica” di tutela e ripristino degli ambienti terrestri e marini, che costituiscono la base fondamentale del nostro benessere e della nostra salute.

Con riferimento, infine, alla “dimensione istituzionale”, il rapporto propone di “consolidare le riforme avviate in materia di giustizia”, con l’approvazione dei decreti attuativi e il completamento della digitalizzazione e “inserire il diritto di accesso alla rete tra i diritti costituzionali”, come garanzia di piena funzione dei servizi di cittadinanza digitale.

L’analisi della Legge di bilancio 2023 mostra come “molte misure vadano nella direzione giusta, contribuendo ad affrontare alcune delle debolezze che caratterizzano la situazione dell’Italia in campo ambientale, sociale ed economico”. Anche se “alcuni degli interventi appaiono controproducenti sul piano contenutistico o deboli su quello delle risorse finanziarie assegnate”.

Nello specifico, tra gli obiettivi di natura economica, sono giudicati “significativi o sufficienti” 26 casi sui 64 analizzati (il 40,6%), mentre solo 17 (26,6%) controproducenti o insufficienti. Tra i primi, tanto per fare qualche esempio, rientrano la proroga del credito di imposta per gli investimenti nel Mezzogiorno e per la realizzazione di impianti di compostaggio e l’acquisto di materiali riciclati; gli interventi sulle strade statali nelle aree dei “crateri sismici”; i fondi per lo sviluppo dell’imprenditoria femminile e giovanile nel settore agricolo. Tra i secondi i finanziamenti dei contratti in campo industriale e turistico; la riconversione delle centrali a carbone.

Negli obiettivi “sociali”, vengono individuati 31 casi significativi o sufficienti, su 64 analizzati (48,4%), mentre 18 (28,1%) risultano controproducenti. Anche in questo caso, ai primi appartengono la modifica dei requisiti per il bonus sociale nel settore elettrico e in quello del gas; l’esonero contributivo per promuovere l’occupazione di lavoratrici svantaggiate e le misure a sostegno dei nuclei familiari con figli disabili. Insufficienti appaiono gli stanziamenti per il contrasto alla povertà alimentare e per il servizio sanitario.

Tra gli interventi che impattano gli obiettivi “ambientali”, 20 su 47 (42,5%) risultano significativi o sufficienti, mentre 8 (17%) controproducenti o insoddisfacenti. Nella prima fascia troviamo azioni per la tutela della biodiversità di interesse agricolo e alimentare; la proroga degli esoneri contributivi per lo sviluppo dell’imprenditoria femminile e giovanile in agricoltura; il potenziamento dei punti di ricarica elettrica. Nei secondi va segnalata l’assenza di interventi per la protezione degli ecosistemi acquatici, per il trasporto rapido di massa, per le periferie e la prima casa.

Per quel che concerne, infine, gli obiettivi “istituzionali”, sulle 22 misure analizzate, 17 risultano sufficienti (77,3%), mentre 4 (23,5%) insufficienti. Significativo il finanziamento della Direzione nazionale antimafia, il potenziamento del piano contro la violenza sulle donne, il sostegno all’installazione di sistemi di videosorveglianza per il contrasto alla criminalità. Insoddisfacenti le modalità di finanziamento ai programmi del Fondo Monetario Internazionale; così come “il contenuto incremento dei fondi per l’incentivazione e il sostegno della gioventù, per sostenere le donne vittime di violenza e per l’ammodernamento dell’edilizia giudiziaria”.

 

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