Il presidente verdeoro Lula propone per i Paesi Brics, di cui il Dragone fa parte, l’uso di una valuta alternativa al biglietto verde per gli scambi commerciali. Una connection già vista con Mosca
Non è la prima volta: sono anni che Pechino prova a spostare il baricentro del sistema monetario mondiale, a tutt’oggi saldamente in mano al dollaro americano. Finora la principale sponda ai piani del Dragone è arrivata dalla Russia, più volte oggetto di una vera e propria saldatura tra la moneta cinese, lo yuan e il rublo. Obiettivo, creare un blocco pan-asiatico delle transazioni per aumentare la massa critica contro il biglietto verde.
Ora però c’è un nuovo alleato. Il Brasile socialista di Lula da Silva. Il presidente del maggiore Paese sudamericano, fresco di vittoria alle elezioni contro Bolsonaro, in questi giorni in visita nella Repubblica Popolare, accolto in pompa magna dal lider maximo del Dragone, Xi Jinping. Ed è proprio qui che è andata in scena la nuova alleanza nel nome della sovranità monetaria.
Sì perché a sentire lo stesso Lula, i paesi Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) dovrebbero usare una valuta alternativa al dollaro nei propri scambi commerciali. “Perché i Brics non possono avere una moneta che possa finanziare i rapporti commerciali tra Brasile e Cina, tra Brasile e altri paesi Brics? Penso che nel ventunesimo secolo sia giunto il momento di sforzarci un po’ e pensare di fare le cose in un modo diverso rispetto al passato”, ha detto Lula. “Chi ha deciso che il dollaro fosse la valuta di riferimento dopo la scomparsa dell’oro come parità?”
Insomma, nuova sfida al dollaro. “Perché non é stato scelto lo yen (la moneta giapponese, ndr)? Perché non il real (la valuta brasiliana, ndr)? Perché non il peso? Perché le nostre valute erano deboli, le nostre valute non hanno valore in altri Paesi. Quindi è stata scelta una valuta senza tener conto della necessità che abbiamo di avere una valuta che aiuti a trasformare i nostri paesi e a garantirci in una situazione più tranquilla”, ha concluso Lula.
Il progetto c’è. Lo scorso 29 marzo i governi di Brasile e Cina hanno già annunciato la creazione di una camera di compensazione (Clearing House) presso la Banca industriale e commerciale cinese (Ibcc) che consentirà l’uso della valuta cinese, lo Yuan, nelle transazioni commerciali tra i due Paesi partner, oltre che per la concessione di prestiti. La banca garantisce agli imprenditori brasiliani l’immediata conversione in real dei loro guadagni, qualora decidessero di concludere affari in yuan.
La chiusura dell’accordo era stata confermata dalla sottosegretaria agli Affari internazionali del ministero delle Finanze del Brasile, Tatiana Rosito, nel corso del seminario economico Brasile-Cina, promosso dal ministero degli Esteri e dall’Agenzia brasiliana di promozione delle esportazioni e investimenti (Apex), a Pechino, in Cina.
Foto dal profilo del Palacio de Planalto – https://flickr.com/photos/palaciodoplanalto/52817453587/