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Budget difesa e vincoli di bilancio. Crosetto e la strada (in salita) verso il 2%

Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, torna sulla questione del 2% del Pil da dedicare alla difesa. L’impegno del governo segue il trend già previsto dai precedenti, ma di fronte delle difficoltà economiche, l’impegno resta quello di scorporare le spese della Difesa dai vincoli di bilancio

L’impegno italiano per raggiungere il traguardo del 2% del Pil da dedicare alla Difesa è stato confermato da tutti i governi, e quello attuale non fa eccezione. Sul tema è intervenuto infatti il ministro della Difesa, Guido Crosetto, che ad Agorà su Rai3 ha ribadito come, però, “l’unico che ha avuto il coraggio di dire a un’assemblea della Nato che non era un impegno facile per motivi economici è stato il sottoscritto” registrando con “stupore” il fatto che i membri dei governi precedenti “che invece non hanno mai detto nulla, adesso ci abbiano ripensato” dopo che tutti “si erano espressi mantenendo l’impegno” assunto al vertice Nato del Galles nel 2014.

Lo scorporo dal Patto di stabilità

La questione riguarda la proposta avanzata dal titolare di palazzo Baracchini di scorporare le spese della Difesa dai vincoli di bilancio, “l’unico modo per non togliere risorse a interventi sociali”, come aveva spiegato lo stesso ministro in audizione alle Camere. La proposta del ministro è stata anche già presentata a Bruxelles. Per il ministro, tra l’altro, l’impegno del 2% assunto nel 2014 è ormai considerato dall’Alleanza Atlantica un punto di partenza, con numerosi Paesi che già spingono per superarlo: “Il tema del 2% verrà posto al prossimo vertice di Vilnius della Nato– ha recentemente ricordato il ministro in Parlamento – e noi rischiamo di essere gli unici a non raggiungerlo o a non essere chiari nei tempi con cui lo raggiungeremo, quando gli altri Paesi già parlano del 3%”.

I numeri di Mediobanca

Il commento del ministro arriva insieme allo studio condotto da Area Studi Mediobanca sui conti annuali di oltre 240 multinazionali industriali mondiali, con un focus dedicato ai principali gruppi mondiali della Difesa. I dati raccolti dall’Area Studi Mediobanca rivelano un trend generale per il quale lo scenario mondiale è diventato più insicuro, aumentando le necessità di dotarsi di adeguati sistemi di deterrenza e difesa. Indubbiamente, ad aver contribuito a questo rapido deterioramento del quadro globale di sicurezza è intervenuta l’invasione russa dell’Ucraina, che ha riportato la guerra ai confini dell’Europa dopo oltre settant’anni di relativa pace. Come conseguenza le spese per la Difesa hanno raggiunto il massimo storico di 2.113 miliardi di dollari, pari al 2,2% del Pil mondiale.

I requisiti Nato

In questo quadro il nostro Paese sta gradualmente innalzando la propria spesa con l’obiettivo di raggiungere la soglia del 2% (circa 40 miliardi di euro, ne mancano ancora circa dieci), entro il 2028, prevedendo naturalmente anche la partecipazione a missioni, operazioni e altre attività. La spesa prevista si baserebbe principalmente sui fondi del ministero della Difesa, ma vedrebbe la partecipazione anche del ministero delle Imprese e quello dell’Economia. All’interno dell’Alleanza, l’Italia rimane tra i venti Paesi, su trenta, a non aver ancora raggiunto il livello previsto in Galles. Ad oggi solo Grecia (3,9%), Stati Uniti (3,5%), Croazia (2,7%), Lettonia (2,3%), Regno Unito ed Estonia (2,2%), Polonia (2,1%), Portogallo, Turchia (2,1%) e Lituania (2,0%) spendono quanto previsto, e dall’est dell’Europa aumentano le voci che chiedono un aumento della soglia minima.

Le mosse di Parigi

Nelle stesse ore arriva dalla Francia l’annuncio di un aumento “senza precedenti” delle proprie spese militari nel bilancio nazionale. La misura sarebbe contenuta nel disegno di legge di programmazione militare d’oltralpe per il periodo 2024-2030, presentato in Consiglio dei ministri. La misura contiene aumenti dai tre ai quattro miliardi di euro per le Forze armate di Parigi. Prima d’ora nessun budget francese era stato così elevato, raggiungendo i 413 miliardi. Da qui al 2030 ci sarà quindi una crescita costante, con un aumento di 3,1 miliardi nel 2024, tre all’anno tra il 2025 e il 2027 e di 4,3 miliardi all’anno fino dal 2028 in poi. Un piano che supera l’attuale quinquennio del presidente Emmanuel Macron. Il budget è orientato a rafforzare la deterrenza nucleare e la capacità di affrontare un conflitto ad alta intensità, oltre che potenziare le capacità nei nuovi domini operativi del cyber, dello spazio e dell’underwater. Tra le priorità anche la modernizzazione dell’artiglieria a lungo raggio, l’inizio della costruzione della prossima portaerei, e i programmi per l’aereo e il carro armato di prossima generazione.

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