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Quanto sono giuste le limitazioni alla musica sui social e all’uso di ChatGpt

Alfonso Celotto riflette sul dibattito aperto riguardo la musica coperta dai diritti Siae sui social di Meta e sullo stop in Italia da parte del Garante della privacy a ChatGpt. Un dilemma che affronta nuovi fenomeni

Negli ultimi giorni l’Italia ha proibito di utilizzare la musica sui social network e ha vietato a ChatGpt di operare in Italia. Ebbene sìi. Capiamo di cosa si tratta.

Dieci giorni orsono, la Siae, cioè la società che tutela i diritti economici degli autori, non ha raggiunto l’accordo con Meta per l’utilizzo della musica italiana su Facebook e Instagram, quindi tutta la musica che fa riferimento alla Siae, cioè gran parte dei brani italiani sono stati rimossi dai due principali social del mondo. Fra le proteste e l’incredulità della rete e di molti artisti, ora è stato aperto un tavolo governativo per risolvere la questione, che ha una base essenzialmente economica: Siae richiede compensi che Meta ritiene siano superiori del 300% a quelli con cui si lavora negli altri Paesi del mondo.

Nelle ultime ore, poi, il Garante privacy ha disposto il blocco immediato in Italia di ChatGpt, cioè della principale piattaforma di intelligenza artificiale, che nelle ultime settimane ha affascinato molti di noi per la grande utilità nelle ricerche.

Il Garante ritiene che la nuova applicazione non tutela i dati personali e non offre garanzie di limiti di utilizzo per i minori (ricordiamo che in molte scuole italiane è scoppiato il caso proprio perché molti ragazzi fanno i compiti con ChatGpt).

Da un lato possono sembrare provvedimenti che si pongono come baluardo per un uso non indiscriminato della rete e garantiscono i diritti e gli interessi economici di noi italiani.

Dall’altro possono sembrare palesi esempi di misoneismo, cioè tentativi un po’ impacciati delle autorità di bloccare o limitare lo sviluppo delle nuove tecnologie.

Un po’ come fece il Parlamento inglese a metà del XIX secolo quando provò a limitare con grande severità lo sviluppo delle prime automobili, imponendo che i veicoli a motore dovessero procedere a passo d’uomo ed essere anche anticipati a distanza di 60 yardes (55 metri) da un uomo con bandiera rossa (e lanterna di notte), che poteva far bloccare il veicolo alla semplice richiesta di un qualsiasi pedone. Il Locomotives Act del 1° agosto 1861 con i suoi limiti di velocità resse per pochi mesi, mentre i produttori d’auto francesi e tedeschi beneficiarono molto dei limiti inglesi, sviluppando i loro mercati.

Il dilemma è proprio questo. È molto difficile affrontare e contenere per legge i nuovi fenomeni. Ma occorre cercare di regolarli con saggezza, per non ottenere soltanto risultati opposti. E il problema si porrà sempre più spesso, considerando il grande sviluppo delle tecnologie.


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