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No tassi, no party. La Pboc tiene a secco le banche cinesi

La Banca centrale del Dragone continua a tenere da oltre sei mesi il costo del denaro inchiodato al 3,6%. Questo impedisce agli istituti di realizzare quei margini di cui avrebbero una gran bisogno

Un altro anno di magra, forse di bocconi amari. Per le banche cinesi il 2023 non sarà migliore del 2022. Che le acque della finanza del Dragone, come costantemente raccontato da Formiche.net, siano tutt’altro che calme è noto. Poco capitale, prestiti disinvolti, bilanci spesso ballerini. Insomma, se non malissimo almeno male.  Ora però gli analisti sembrano essere concordi: l’anno in corso non prevede un’abbuffata di utili per gli istituti cinesi. Anzi.

Tutta colpa dei tassi di interesse, che la Pboc, la Banca centrale cinese, continua a lasciare inchiodati al 3,6% da ormai sei mesi consecutivi. Il che esercita una pressione al ribasso sui margini dei finanziamenti concessi all’economia, che non sembrano stare al passo con le esigenze di capitale delle banche. Per questo gli esperti prevedono una prospettiva cupa per il settore bancario. Non è un caso se la scorsa settimana le principali banche del Paese hanno riportato un calo dei margini di interesse netti: China Construction Bank, ad esempio, ha registrato un margine del 2,02% nel 2022, il più basso dal 2018.

“L’alta dirigenza degli istituti sta prendendo molto sul serio il calo del margine di interesse netto poiché viene schiacciato da un tasso di prestito più basso e le aziende e le famiglie optano per depositi a lungo termine nell’attuale contesto economico”, ha affermato Sheng Liurong, il direttore finanziario dell’istituto di credito lo scorso giovedì durante un briefing sui risultati. “Riteniamo che nel prossimo anno dovremo affrontare una certa pressione al ribasso sul margine di interesse netto poiché l’impatto del minor tasso continuerà a manifestarsi”.

E ancora, “si prevede che l’intero settore bancario risentirà del dolore, con margini di interesse netti che si ridurranno ulteriormente nel primo trimestre del 2023” ha affermato Fu Wanjun, presidente della Agriculture Bank of China. Il terzo più grande prestatore del paese per attività ha visto il suo margine di interesse netto scendere per cinque anni consecutivi all’1,9% nel 2022. La Bank of Communications e la Industrial and Commercial Bank of China, invece, hanno registrato un calo del margine di interesse rispettivamente di 8 punti base e 19 punti base nell’ultimo anno.

Tutto questo mentre tre alti dirigenti della Pboc hanno preso carta e penna e scritto sull’house organ della Banca centrale, China Finance, che il Dragone dovrebbe accelerare la messa a terra della legge sulla stabilità finanziaria e migliorare altre disposizioni legali volte a prevenire e smaltire i rischi finanziari. Era la primavera del 2022 quando il governo di Xi Jinping decise di aprire un paracadute per le banche del Paese, per difendersi dai temutissimi rischi finanziari che erano già arrivati seminando panico e danni ingenti. Tutto sotto forma di un fondo contro i rischi sistemici istituito per legge su impulso della Banca centrale.

Ora, la legge in questione è nei fatti operativa e il paracadute pronto ad aprirsi. Eppure, per stessa ammissione della Pboc, potrebbe non bastare. Troppo preoccupante quanto visto negli Stati Uniti, con Svb. E in Europa con il salvataggio sul filo di lana del Credit Suisse. Il contagio, insomma, è dietro l’angolo.

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