Non può esserci nessuna mielosa pacificazione fra queste due visioni della politica, fascista e democratica, e in buona sostanza, della vita. Sono inconciliabili. Proprio questa inconciliabilità volevano i costituenti: porre argini invalicabili alla ricomparsa di qualsiasi forma, modalità, assetto autoritario. Il commento di Gianfranco Pasquino, professore Emerito di Scienza politica e Accademico dei Lincei, in libreria con il suo nuovo libro “Il lavoro intellettuale”
Agli affastellatori di date bisogna contrapporre che l’unico collegamento inscindibile è quello fra il 25 aprile e il 2 giugno. Senza la vittoria della Resistenza nessun referendum monarchia/Repubblica e nessuna elezione dell’Assemblea Costituente sarebbero stati possibili. A coloro che negano il carattere antifascista della Costituzione, non basta contrapporre la XII disposizione che vieta la ricostituzione sotto qualsiasi forma del disciolto partito fascista che, comunque, si ricostituì e che, forse sarebbe stato subito disciolto da una Corte costituzionale attiva fin dal 1948. Sono tutti gli articoli sui diritti dei cittadini, sul pluralismo dei partiti e sulla separazione e autonomia delle istituzioni: Presidenza, Governo, Parlamento e Magistratura, che rendono la Repubblica italiana strutturalmente antifascista, contro tutto quello che fu istituzionalmente e politicamente il fascismo.
Non può esserci nessuna mielosa pacificazione fra queste due visioni della politica, fascista e democratica, e in buona sostanza, della vita. Sono inconciliabili. Proprio questa inconciliabilità volevano i costituenti: porre argini invalicabili alla ricomparsa di qualsiasi forma, modalità, assetto autoritario. Ancora oggi i critici della forma di governo parlamentare istituita con la Costituzione italiana sottolineano che al presidente del Consiglio furono attribuiti scarsi poteri decisionali poiché i Costituenti agivano sotto “il complesso del tiranno”: mai più troppi poteri ad un uomo (una donna?). Curiosamente e contraddittoriamente, sono gli stessi che sostengono che la Costituzione non è antifascista. Ma, l’eventuale carenza di potere decisionale del presidente del Consiglio dipende, molto più che dagli articoli che lo riguardano, dalla necessità, in un Paese attraversato da molte fratture sociali, di dare vita a governi di coalizione fra più partiti, sicuramente più rappresentativi che richiedono però tempi di accordo e di decisione necessariamente più lunghi.
Anche questo, la disponibilità al confronto e al compromesso, è, forse, da considerarsi un elemento propriamente democratico e antifascista laddove il fascismo esaltava il potere e le capacità personali del Duce. La Costituzione ha anche saputo domare i fascisti, gli ex-fascisti e i post-fascisti proprio con la flessibilità delle sue istituzioni, contrastando le sfide di stampo fascista fino al Piano di Rinascita Democratico di Licio Gelli. In uno slancio di comprensibile retorica democratica che ha molti predecessori certamente più eminenti e più qualificati di me, l’antifascismo della Costituzione sta nel fatto tanto semplice quanto cruciale che la Costituzione tutela e rispetta il dissenso, in qualche modo persino lo ritiene positivo. Di contro, il fascismo si fece vanto di sapere schiacciare qualsiasi modalità di dissenso e punì spesso, anche con la morte, coloro che, lucidamente consapevoli dei rischi, ne erano portatori. La Costituzione italiana ha bandito la pena di morte. Ricordare tutto questo è il modo migliore di celebrare il 25 aprile che lo ha reso possibile.