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L’importanza del soldato e investimenti Ue. Il punto sulla Difesa all’evento con Serino

Il soldato al centro di un complesso sistema di sistemi che compone la dimensione terrestre, inserita al centro dello scenario multidominio. È stato questo il cuore del dialogo nel corso dell’evento organizzato da Formiche e Airpress sulla Difesa terrestre con il capo di Stato maggiore dell’Esercito, generale Pietro Serino, il direttore generale di Beretta, Carlo Ferlito, il presidente del Cesi, Andrea Margelletti, e il sottosegretario alla Difesa, Matteo Perego di Cremnago

A oltre un anno dall’inizio dell’invasione russa di Kiev, è giunto il momento di fare una riflessione accurata delle capacità necessarie alla Difesa per affrontare le sfide del prossimo futuro, e in particolare quelle della componente terrestre, che ha visto un ritorno della centralità strategica sui cambi di battaglia ucraini. È quanto sottolineato dal capo di Stato maggiore dell’Esercito, generale Pietro Serino, nel corso dell’evento “Difesa terrestre. Un piano europeo tra investimenti e competitività”, organizzato da Formiche e Airpress a Spazio Europa, promosso da FDA Beretta e con la partnership della Rappresentanza in Italia della Commissione europea. Un momento di riflessione sulla dimensione terrestre che ha visto il generale Serino confrontarsi con Carlo Ferlito, direttore generale di Fabbrica d’Armi Pietro Beretta; Andrea Margelletti, presidente Centro studi internazionali (Cesi); con le conclusioni di Matteo Perego di Cremnago, sottosegretario alla Difesa, e la moderazione di Flavia Giacobbe, direttore delle riviste Formiche e Airpress.

Parola d’ordine: equilibrio

“La parola che voglio valorizzare è equilibrio” ha detto ancora il capo di Stato maggiore dell’Esercito. Un equilibrio che deve caratterizzare “lo strumento militare nazionale nella sua interezza, e quello terrestre nello specifico, che deve essere equilibrato e deve considerare tutte le condizioni di impiego, nessuna meno dell’altra”. Secondo il generale, in passato si è data priorità ad alcune caratteristiche a scapito di altre, ma i moderni scenari aperti dalla guerra in Ucraina impongono un ripensamento del trend. Oggi “il focus deve essere su tutto lo spettro di missioni affidate all’Esercito, i cui nuovi compiti non si sono sostituiti ai precedente, si sono aggiunti”. Il generale ha infatti ricordato i numerosi impegni della Forza armata, sia sul territorio nazionale, sia all’estero, dal Nord Africa al Medio Oriente e ai Balcani, dove tra l’altro l’Italia esprime anche ruoli di comando come in Iraq e in Kosovo. Certamente la guerra in Ucraina ha dimostrato la necessità della componente pesante, ha confermato Serino, tuttavia questo deve essere solo uno degli assi di potenziamento della Forza armata, senza abbandonare quanto raggiunto finora e che continua ad essere necessario. Dal punto di vista europeo, “l’Ue deve capire se vuole e crede in una capacità militare comune, e questo richiederà una seconda rinuncia di sovranità, dopo quella monetaria: quella tecnologica”. Se continuerà la competizione tra nazioni, con ciascuna impegnata “a portare avanti il suo piccolo elemento, scopriremo domani che lavorare tutti insieme sarà più difficile”.

Il sistema-soldato

“Quando si parla di sistemi terrestri si pensa al carro armato e all’artiglieria pesante, non si pensa al soldato”, ha detto Carlo Ferlito, ricordando come invece ci sia bisogno di considerare l’uomo come “sistema, inserito in un insieme di sistemi complessi che operano nello scenario multidominio”. In questo campo il nostro Paese è all’avanguardia, grazie “al lavoro svolto con il progetto Soldato futuro, trasformato poi in Forza Nec, che ha creato la visione del soldato come sistema”. In Italia oggi è attivo una configurazione del militare portata avanti dal consorzio per Soldato sicuro, “che si occupa di mettere assieme le capacità dell’industria per fornire tutto l’equipaggiamento del soldato”. All’intero di questo consorzio (gestito al 38% da Beretta e al 68% da Leonardo) è coordinata l’intera filiera italiana che si occupa delle forniture per l’equipaggiamento del soldato, non solo le armi, ma anche “la suite per l’abbigliamento, visori notturni e diurni, munizioni”. Questa eccellenza italiana, tra l’latro, potrebbe essere portata anche a livello europeo, dove l’importante sarà anche poter contare “su una filiera europea sicura”. Per fare ciò, indispensabile per l’industria è poter contare “su programmi di lunga durata, necessari per costruire investimenti e fare innovazione”.

Le lezioni ucraine

Per Andrea Margelletti, “questo conflitto ha posto degli interrogativi, e dobbiamo domandarci se stiamo andando nella giusta direzione alla luce di un mondo completamente diverso”. L’Ucraina ha cambiato lo scenario di sicurezza globale, per il quale sarà necessario affrontare le necessità e potenziare le capacità di agire della Difesa. “Dobbiamo immaginare reparti nuovi per un mondo nuovo, assicurandoci che quello che sappiamo fare sia anche quello che dobbiamo fare”. Fondamentale sarà anche il ruolo dell’Europa, e “di una governance europea”, necessaria “se vogliamo avere un Difesa europea”, e soprattutto di una sincronizzazione delle industrie del Vecchio continente.

Investimenti europei

Il contesto terrestre rappresenta un elemento importante della Difesa, soprattutto nel suo necessario approccio alle operazioni multi-dominio, ha ricordato Matteo Perego di Cremnago nelle sue conclusioni, sottolineando come “non può esistere la Difesa associata ad un singolo elemento/dimensione, soprattutto oggi che le minacce ibride e convenzionali sono multi dominio”. Per questo è necessario “assicurare gli investimenti per dotare le forze armate delle capacità per operare nel futuro contesto interconnesso”. Tutto questo “ebbe ispirare l’elaborazione e l’attuazione di un piano europeo di investimenti”, seguendo in particolare gli indirizzi e le decisioni raccolte dalla Bussola strategica del 2022, dandole piena attuazione. “L’Ue deve prepararsi al meglio alle sfide emergenti – ha continuato Perego – provvedendo a proteggersi dalle minacce ibride, rafforzando la dimensione di sicurezza e difesa, accrescendo la mobilita militare nel Vecchio continente e dando seguito agli investimenti racchiusi nella Bussola”. Questo potrebbe rappresentare anche per l’Italia una grande possibilità, grazie alle sue “risorse intellettive e creative con le sue aziende per la Difesa comprese le Pmi”, affinché sia un processo “vincente e stimolante per il bene non solo della Difesa e sicurezza nazionale ma anche per l’economia del Paese”.


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