Nonostante l’endorsement di Xi Jinping, in Russia non si parla molto del voto che si terrà nel 2024. Ovviamente non saranno elezioni libere, ma lo zar teme la scarsa affluenza, che potrebbe essere una silenziosa forma di protesta, ispirata dalle famiglie delle migliaia e migliaia di giovani soldati russi morti in Ucraina sul campo di battaglia
Quando si cercano di interpretare le decisioni e i comportamenti di Putin non si deve dimenticare che tra undici mesi si terranno le elezioni presidenziali in Russia, il 17 marzo 2024 (e il 7 aprile 2024 l’ eventuale ballottaggio se nessun candidato dovesse raggiungere la maggioranza assoluta).
Durante la sua recente visita al Cremlino il Presidente cinese XI Ping si è detto fiducioso che il prossimo anno Vladimir Putin riceverà nuovamente un vasto consenso dai cittadini russi.
Perché ne ha parlato e perché è stato quasi il solo a parlarne? Secondo il politologo ucraino Vlolodir Fesenko il Presidente cinese ha compiuto questo gesto – decisamente insolito sul piano diplomatico vista anche la distanza temporale – per due ragioni, la prima tattica e la seconda strategica.
Il Presidente cinese ha deciso di scommettere per primo sulla probabile rielezione di Putin l’anno prossimo e contemporaneamente ha voluto sancire pubblicamente l’interesse della Cina a seguire con attenzione l’evoluzione delle leadership politica della Federazione Russa nel medio e lungo periodo.
L’opinione del Presidente della Cina sulla rielezione di Putin è autorevole e probabilmente fondata. Ciò che sorprende è che per ora la posizione del Presidente Xi sia rimasta una voce isolata e che neppure lo stesso Putin nel colloquio al Cremlino abbia voluto riprendere l’argomento, neppure per ringraziarlo dell’ endorsement e della fiducia.
Delle prossime elezioni presidenziali parlano pochissimo i media internazionali. In Russia non si è ancora aperto nessun dibattito pubblico, anche se se ne discute molto in privato all’interno dei numerosi e concorrenti cerchi magici della nomenklatura (gas, militari, nucleare, banca centrale, mercenari, ecc.).
Qualcuno – per fare solo un esempio – parla espressamente delle presunte ambizioni presidenziali di Prigozhin, l’oligarca proprietario di Wagner.
L’unico segnale ufficiale sulla preparazione delle elezioni presidenziali lo ha dato Kommersant informando i propri lettori che i funzionari statali preposti alla preparazione delle elezioni dal 1 Aprile 2023 non potranno più usare gli smartphones di Apple perché troppo vulnerabili ad attacchi hacker e allo spionaggio straniero.
Neppure Vladimir Putin ha voluto scoprire le carte e non ha ancora ufficialmente annunciato la sua ricandidatura. Alcune prime indiscrezioni, però, sono state fatte filtrare la settimana scorsa.
L’obiettivo indicato dall’inner circle di Putin sarebbe quello di una affluenza degli elettori del 70% e una vittoria di Putin con il 75% dei consensi, un target non troppo difficile da raggiungere per elezioni che si svolgono nel contesto di un regime autocratico. .
Secondo quanto scrive ieri Tatiana Stanovaya su Foreign Affairs i più stretti collaboratori di Putin punterebbero addirittura più in alto: superare il 77% raggiunto nel 2018.
Le elezioni presidenziali russe del 2024 – come e ancor più di quelle passate – non saranno ovviamente elezioni libere.
Tuttavia nonostante la sua posizione privilegiata senza vera opposizione, pare che Putin tema la scarsa affluenza, che potrebbe essere una silenziosa forma di protesta, ispirata dalle famiglie delle migliaia e migliaia di giovani soldati russi morti in Ucraina sul campo di battaglia.
Per inciso è bene ricordare che dopo il 24 febbraio 2022 la Russia ha adottato le tecniche più sofisticate di riconoscimento facciale che scoraggiano anche le forme più pacifiche di protesta.