Skip to main content

Esplosione in un porto. Kishida scampa un attentato

Un ordigno è esploso davanti al premier Kishida, mentre stava per iniziare a parlare in un comizio. Tornano gli spettri dell’attentato contro Abe. Arrestato il sospetto attentatore

Il primo ministro giapponese, Fumio Kishida, è stato evacuato illeso dopo un’esplosione avvenuta qualche ora fa in un porto, e un sospetto è stato arrestato per il presunto lancio dell’esplosivo.

Kishida stava visitando il porto di Saikazaki, nella prefettura di Wakayama, per sostenere il candidato del suo partito di governo alle elezioni locali, che ci saranno in tutto il Paese il 23 aprile. L’esplosione è avvenuta poco prima che iniziasse il suo discorso e non ha provocato feriti. Kishida è stato portato al quartier generale della polizia della prefettura di Wakayama.

Si tratta con ogni probabilità di un attentato, che segna ancora il Paese solo nove mesi dopo che l’ex primo ministro Shinzo Abe è stato assassinato mentre teneva un discorso per la campagna elettorale nella città occidentale di Nara. Quell’assassinio ha sconvolto la nazione, con un’indagine successiva che ha rilevato falle nella sicurezza e aperto l’attenzione sulle divisioni interne (anche collegate al ruolo di un discutibile gruppo religioso a cui appartengono esponenti dell’élite nipponica).

L’attentato da cui si è salvato Kishida arriva anche mentre i ministri degli Esteri del G7, compreso l’italiano Antonio Tajani, sono in Giappone per una serie di incontri ministeriali del gruppo, in vista del vertice del 19-21 maggio che Kishida ospiterà a Hiroshima.

Un sospettato è stato arrestato subito sulla scena del crimine. I filmati ottenuto dalla televisione  NHK hanno mostrato diversi agenti di polizia in uniforme e in borghese scagliarsi su un uomo, spingendolo a terra e trascinandolo di lato. L’arrestato, identificato solo come “un giovane uomo”, avrebbe lanciato l’esplosivo nel tentativo di colpire Kishida, ha detto la NHK.

Una testimone ha raccontato ai media locali di essersi trovata tra la folla e di aver visto qualcosa volare da dietro, di aver sentito un rumore improvviso e di essere fuggita con i suoi figli.

Nell’assassinio di Abe, l’aggressore ha sparato dal pubblico del comizio usando una pistola artigianale mentre l’ex leader stava parlando. L’attentatore, Tetsuya Yamagami, ha dichiarato agli investigatori di aver ucciso Abe, uno dei politici più influenti e divisivi del Giappone, a causa degli evidenti legami che aveva con la Chiesa dell’Unificazione. Nelle sue dichiarazioni e nei post sui social media a lui attribuiti, Yamagami ha detto di aver sviluppato un odio furioso perché sua madre aveva fatto ingenti donazioni al movimento restaurazionista radicale che avevano mandato in bancarotta la sua famiglia e rovinato la sua vita.

A ottobre dello scorso anno, sulla scia degli sviluppi del caso Abe, Kishida ha ordinato un’indagine sulla Chiesa dell’Unificazione nel tentativo di risollevare le sue sorti politiche in seguito allo scandalo che ha collegato il suo partito al gruppo religioso. Inizialmente Kishida si era mostrato riluttante ad aumentare il controllo sulla chiesa —  i cui membri sono colloquialmente noti come “Moonies”, soprannome legato al reverendo fondatore Sun Myung Moon — perché anch’egli, come altri leader del Partito Liberal-democratico, aveva legami con la Chiesa.

La sconvolgente vicenda di Abe aveva portato anche a un irrobustimento delle linee guida per la sicurezza dei leader politici e di altri personaggi di spicco. Tuttavia, a quanto pare, chi voleva colpire Kishida è riuscito a lanciare l’esplosivo che aveva preparato. Non è chiaro se il primo ministro sia rimasto illeso per la poca forza dell’ordigno, oppure perché è riuscito a ripararsi in tempo.

×

Iscriviti alla newsletter