Per i cronisti politici che seguono il Pd è scattata l’ora più buia. Nel senso che mancano lumi. In assenza di notizie, i più abili si acconciano a raccontare le compagnie. Eccellenti, a quanto pare… Il corsivo di Andrea Cangini
I giorni passano, il mistero si infittisce: quali sono le idee, politiche, s’intende, di Elly Schlein? Impossibile dirlo, il segreto di Elly equipara e supera il segreto di Fatima.
I giornalisti, naturalmente, ci provano. Provano ad estorcerle una frase, e se non una frase almeno una parola, un segno, un cenno del capo. Invano. Ogni domanda viene rimbalzata come da un muro di gomma. Il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, ha messo il termovalorizzatore in stand by nell’attesa che la segretaria del suo partito (ammesso che nell’era Schlein sia legittimo e politicamente corretto definire ancora tale il Pd) si pronunci. E col sindaco attende il Verbo l’84% dei romani stanchi di essere sommersi dai rifiuti e di conseguenza favorevoli all’opera pubblica. Ma Elly glissa.
La abbordano a Siena. “Che intenzioni ha sul termovalorizzatore di Roma?”, le chiedono. E lei, serafica, “Roma? Ma qui siamo in Toscana”. Serpeggia un dubbio. Per sapere cosa pensi davvero della guerra di Putin occorrerà attendere un viaggio della Schlein in Ucraina? E per conoscerne il parere sul Def licenziato dal Consiglio dei ministri bisognerà aspettare il suo ingresso a Palazzo Chigi come premier incaricato?
Le domande restano inevase. La rassegnazione comincia a farsi largo tra il cinismo tipico della categoria giornalistica così come di quella politica. Laura Cesaretti, sul Giornale, scrive che tra i dem meno ortodossi (si cita sempre la delusione della minoranza cattolica, non si cita mai quella dei liberali del Pd, tanto che si viene assaliti da un dubbio: ma esistono?) la Schlein sia stata ribattezzata “l’Arnalda”. Un omaggio al leader democristiano che, di fronte alle garbate proteste di una coppia di giornalisti che in Transatlantico tentava di estorcergli una notizia ottenendo in cambio un profluvio di parole senza capo né coda politica, sorridendo, così chiarì il punto, e col punto mise in chiaro anche le proprie, infinite, potenzialità: “Carissimi, potrei parlare ore senza dire nulla”. Ad avanzare una variazione sul tema è un ex renziano, che ha idealmente appiccicato sulla schiena della neosegretaria l’etichetta, opportunamente declinata al femminile, che Giampaolo Pansa ideò per Fausto Bertinotti: la Parolaia rossa.
Insomma, per i cronisti politici che seguono il Pd è scattata l’ora più buia. Nel senso che mancano lumi. In assenza di notizie, i più abili si acconciano a raccontare le compagnie. Eccellenti, a quanto pare. Lo scoop del giorno va a Simone Canettieri, che sul Foglio racconta di una piacevole serata trascorsa da Elly Schlein nella casa di Claudio Baglioni ai Parioli. Si interpretano i segni. C’era anche il regista Paolo Sorrentino, premio Oscar con la Grande bellezza dedicata a Roma. Vorrà mica dire che l’Arnalda sta per sciogliere la riserva sul termovalorizzatore? Può essere, ma anche no.