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La reazione che serve all’Italia sulla fuga di Artem Uss

Alla vigilia dell’audizione di Meloni al Copasir, il Pd ha annunciato un’interrogazione. Come +Europa, i dem si rivolgono ai ministri di Interno e Giustizia per capire cosa non abbia funzionato nelle misure di sicurezza e in quelle cautelari e come il rampollo del governatore vicino a Putin in attesa di estradizione verso gli Usa sia riuscito a tornare in patria. Troppi gli interrogativi che non possono essere lasciati cadere nel silenzio

Chi ha aiutato il magnate russo quarantenne Artem Uss, rampollo del governatore di una regione siberiana e considerato molto vicino al leader Vladimir Putin, a lasciare l’Italia mentre era in attesa dell’estradizione verso gli Stati Uniti per violazione dell’embargo sul petrolio del Venezuela e frode bancaria? Che cosa non ha funzionato nel perimetro cautelare attorno all’uomo che si trovava ai domiciliari a Bosco Vione di Basiglio, nella periferia Sud di Milano?

IL CASO (E IL SEGNALE) BIOT

Domande che non possono essere lasciate cadere nel silenzio, senza risposte e – ancor peggio – senza responsabili. In ballo c’è la credibilità internazionale del Paese e delle istituzioni che soltanto due anni fa arrestavano Walter Biot, ufficiale di Marina condannato nelle scorse settimane a 30 anni di carcere per spionaggio, per avere passato, in cambio di 5.000 euro, documenti classificati a un uomo dell’intelligence russa accreditato come diplomatico all’ambasciata a Roma.

LE INTERROGAZIONI PARLAMENTARI

Alla vigilia dell’audizione odierna di Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, al Copasir, il Partito democratico ha annunciato un’interrogazione sul caso. Il governo spieghi cos’è successo, “ne va della credibilità internazionale dell’Italia”, ha scritto Peppe Provenzano, responsabile Esteri nella nuova segreteria di Elly Schlein. L’atto ispettivo dem è indirizzato ai ministri dell’Interno e della Giustizia, come quello presentato da +Europa la scorsa settimana.

INTERNO, GIUSTIZIA E INTELLIGENCE

Senza tirare in ballo la Presidenza del Consiglio (cioè il comparto intelligence), i due partiti di opposizione al ministro dell’Interno delle misure di sicurezza adottate nei confronti di Uss, soggetto accusati di gravi reati internazionali, e a quello della Giustizia se gli arresti domiciliari siano stati la misura cautelare più adatta al caso. Ovvero, come osservavamo su Formiche.net, interrogano il governo su aspetti non relativi all’intelligence e dunque non sottoposti al controllo parlamentare del Copasir che lavora con l’obbligo del segreto. E proprio oggi, giorno dell’audizione di Meloni al Copasir, fonti di intelligence hanno sostenuto al quotidiano La Repubblica che nessuno dei nostri Servizi sarebbe stato interessato della vicenda in quanto, “nessuno, né tantomeno il governo americano, ci aveva informato che Uss rappresentasse un problema per la sicurezza nazionale”.

I RINGRAZIAMENTI AGLI “AMICI”…

Nei giorni scorsi Aleksandr Viktorovič Uss, governatore di Krasnoyarsk e padre di Artem ha ringraziato con un video, pubblicato sul suo canale Telegram, tutti coloro che, “nonostante la situazione a volte apparentemente senza speranza”, hanno sostenuto lui e la sua famiglia durante la detenzione del figlio in Italia. “Il nostro Paese ha molti amici e persone oneste che lo sostengono e che al momento giusto sono pronte ad aiutare. So di cosa parlo”, ha aggiunto – frasi che hanno sollevato aspre polemiche da parte dei nazionalisti che l’hanno accusato di esporre il Paese alle accuse dell’Occidente.

… E AL LEADER PUTIN

Putin, ha spiegato il governatore, “non è soltanto il nostro capo di Stato, è un uomo con un cuore grande e aperto”. Poi ha aggiunto un elemento religioso – sempre più presente nella retorica russa da quando Mosca ha deciso l’invasione dell’Ucraina il 24 febbraio dell’anno scorso – al video pubblicato il 9 aprile, nel giorno in cui la Chiesa ortodossa russa celebra la Domenica delle Palme. “Penso sempre più che eventi così incredibili possano avvenire solo per volontà di Dio”, ha detto Uss. Pochi giorni prima il figlio aveva affidato all’agenzia di stampa russa Ria Novosti le sue prime parole dopo l’esfiltrazione dall’Italia: ”In questi giorni particolarmente drammatici, persone forti e affidabili sono state con me. Grazie a loro”.

MEDAGLIA SÌ, MEDAGLIA NO

La scorsa settimana Uss padre sarebbe stato insignito dell’Ordine al merito per la Patria, III classe, da Putin. A riferirlo è stato un canale Telegram, Borus, che si occupa in particolare di notizie che riguardano il kraj (territorio) che si trova in Siberia centrale ed è centrale nelle relazioni con diversi Paesi tra cui Armenia, Kazakstan e Turchia. Non c’è la conferma ufficiale. Un portavoce del governatore, interpellato dai media locali, non ha smentito né confermato ma ha sottolineato che questi decreti non vengono sempre diffusi. Negli ultimi dieci anni sono soltanto tre i governatori ad aver ricevuto questa onorificenza, riportano i giornali locali.

LE TAPPE DELLA VICENDA GIUDIZIARIA

Artem Uss è stato arrestato il 17 ottobre scorso all’aeroporto di Milano Malpensa su mandato d’arresto internazionale dell’autorità giudiziaria di New York. Dieci giorni dopo, anche un tribunale russo ha arrestato in contumacia Uss per riciclaggio di denaro emettendo un mandato d’arresto e chiedendo l’estradizione alle autorità italiane – un escamotage già utilizzato in passato dalle autorità russe per “riprendersi” i suoi cittadini in attesa di estrazioni da un Paese terzo agli Stati Uniti. Il 29 novembre (elemento però emerso soltanto dopo l’esfiltrazione) il dipartimento di Giustizia statunitense ha inviato al ministero della Giustizia italiano una lettera che recita: “Dato l’altissimo rischio di fuga che Uss presenta, esortiamo le autorità italiane a prendere tutte le misure possibili per disporre nei confronti di Uss la misura della custodia cautelare per l’intera durata del procedimento di estradizione”. Ai primi di dicembre Uss ha ottenuto i domiciliari ricevendo nelle settimane successive visite (autorizzate) della sorella, degli avvocati e dei diplomatici russi. Inoltre, aveva (almeno fino al 13 marzo) due cellulari che non gli erano stati sequestrati – come invece era previsto – a Malpensa.

L’OK ALL’ESTRADIZIONE

Il 21 marzo la Corte d’Appello ha dato il via libera all’estradizione negli Stati Uniti accogliendo due delle quattro accuse contestate dalle autorità statunitensi: frode bancaria e violazione dell’embargo nei confronti del Venezuela in una vicenda di contrabbando di petrolio verso Cina e Russia. Per quella più delicata alla luce dello scenario internazionale, che riguardava “l’esportazione illegale” di “tecnologie militari e sensibili” (dual use) per milioni di dollari “dagli Stati Uniti alla Russia”, i giudici non hanno trovato prove di un suo “contributo causale”. Immediato il ricorso in Cassazione degli avvocati di Uss, mossa che ha bloccato la procedura per l’estradizione.

L’ESFILTRAZIONE

Il 22 marzo l’esfiltrazione: Uss è è fuggito alle 14.07 disturbando il segnale del braccialetto elettronico (che sembra fosse sprovvisto di Gps) e facendo scattare l’allarme con diversi minuti di ritardo. Con documenti falsi e cambi di automobili, ha attraversato il confine triestino ed è entrato in Slovenia. Poi la Serbia, infine la Russia, probabilmente con un volo. La vigilanza era affidata ai carabinieri di Basiglio, piccolo centro nella provincia di Milano, che lo controllavano a casa ogni 72 ore.

LE INDAGINI

A Milano i carabinieri, coordinati dal procuratore Marcello Viola e dal pm Giovanni Tarzia, stanno svolgendo le indagini. Uss sarebbe stato aiutato da un gruppo operativo (gli “amici” di cui ha parlato il padre) composto da 6 o 7 persone, alcune già identificate e indagate, e da un “secondo livello”, probabilmente uomini dell’intelligence russa che avrebbe orchestrato l’esfiltrazione. La scorsa settimana un canale Telegram legato all’intelligence russa ha offerto una versione dell’esfiltrazione: a organizzarla sarebbe stato un ex militare italiano congedato, sposato con una donna russa e da almeno sei anni residente in Russia. 

LE PRIME PAROLE AL RIENTRO

Il 4 aprile Uss ha affidato all’agenzia di stampa russa Ria Novosti le sue prime parole dopo la fuga. “Sono in Russia. In questi giorni particolarmente drammatici, persone forti e affidabili sono state con me. Grazie a loro”. E ancora: “Il tribunale italiano, sulla cui imparzialità inizialmente contavo, ha dimostrato la sua chiara parzialità politica. Purtroppo è anche pronto a piegarsi alle pressioni delle autorità statunitensi”, ha aggiunto. Nella situazione internazionale attuale, quando i cittadini russi sono oggetto di “giochi senza regole”, il ritorno in patria, anche in modalità “non standard”, è una vittoria. Dopo il suo ritorno in Russia il tribunale russo che lo aveva arrestato in contumacia ha cambiato la sua misura preventiva in un impegno scritto a non lasciare il Paese.

IL CASO KORSHUNOV (CON BONAFEDE MINISTRO)…

Il caso Uss ricorda per certi versi quello di Alexander Korshunov, magnate russo formatosi nell’Svr (i servizi segreti russi per l’estero), accusato di spionaggio industriale ai danni di Avio Aero (GE Aviation) con la complicità dell’ex dirigente italiano Maurizio Paolo Bianchi. Era stato arrestato in Italia nel 2019 su mandato dell’Fbi ma l’estate successiva l’allora ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede (governo giallorosso), aveva deciso di “restituirlo” alla Russia. In quell’occasione, dunque, non servì alcuna esfiltrazione.

… E QUELLI LISOVICHENKO E MALIKOVS

Diverse sono state le vicende dell’anno scorso che hanno riguardato due manager, il russo Gennady Lisovichenko e il lettone Sergej Malikovs, entrambi ricercati dalla Russia, il primo per abuso di potere e tentata frode, il secondo per riciclaggio e reati finanziari. In entrambi i casi la Giustizia italiana (all’epoca era ministro Marta Cartabia) ha detto no alle richieste di estradizione provenienti dalla Russia e ha liberato i soggetti. Nel caso Lisovichenko, la Procura generale di Bari aveva chiesto il rigetto della domanda di estradizione, “considerata la fuoriuscita, in data 10 marzo 2022, della Federazione russa dal Consiglio d’Europa che annovera tra le proprie finalità la ‘Tutela dei diritti dell’uomo, della democrazia parlamentare e garanzia del primato del diritto’ nonché l’attuale impegno dello stesso Paese sul fronte di guerra con la confinante Ucraina”.

Per Malikovs, chiedendo alla Corte d’appello di Roma la revoca la revoca della misura cautelare a scopo di estradizione, il ministero della Giustizia aveva ricordato che la Lettonia ha aderito al sistema di sanzioni adottato dall’Unione europea nei confronti della Russia per l’invasione dell’Ucraina e partecipa, con la Corte penale internazionale, alla raccolta e scambio di prove per crimini di guerra e contro l’umanità in relazione al conflitto in corso: tutti elementi potenzialmente ostativi all’estradizione.


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