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Italia-India, avanti così. La partnership strategica secondo Armellini

“L’India? Non solo il Paese della spiritualità, ha punte di eccellenza in settori per noi fondamentali come i servizi, l’elettronica e l’alta tecnologia. Sullo spazio stiamo già lavorando assieme. Il futuro? Sarà importante adoperarsi per far sì che la conoscenza reciproca si trasformi in una piattaforma decisiva per relazioni più solide”. Conversazione con Antonio Armellini, già ambasciatore a Delhi e vicepresidente vicario di Aiicp (Associazione Italia-India per la cooperazione fra i due Paesi)

Una partnership strategica da accompagnare fino in fondo, un settore chiave come lo spazio da arare assieme e la possibilità di una doppia presenza in loco visto il G20 del prossimo settembre. È questo un anno speciale per le relazioni tra Italia e India, non solo per i frutti che ha dato la visita a Delhi del presidente del Consiglio Giorgia Meloni ma anche per il costrutto in termini di visioni e strategie che l’incontro con Modi dello scorso 2 marzo porta in dote.

Formiche.net sul tema ha interpellato l’ex ambasciatore in India Antonio Armellini, attualmente vicepresidente vicario di Aiicp (Associazione Italia-India per la cooperazione fra i due Paesi guidata da Emma Marcegaglia), che in questa conversazione ha toccato vari aspetti rilevanti del partenariato italo-indiano.

Il ministro del commercio estero, Piyush Goyal, in un intervento su Milano Finanza ha ricordato come stanno progredendo le già floride relazioni tra Italia e India, promosse a livello di “partnership strategica”: dopo la visita di Meloni a Delhi e l’incontro del ministro Urso con il suo omologo come crede possa crescere la relazione tra i due Paesi?

Il quadro che si presenta in questo momento è un quadro certamente positivo, nel contesto di una relazione fra l’Italia e l’India che storicamente è stata sempre importante e ha avuto dei momenti di picco, sia nella fase iniziale dell’indipendenza dell’India, che fino agli anni ’80. Non dimentichiamo che l’industria di Stato italiana ha svolto un ruolo decisivo per lo sviluppo dei rapporti. Parlare di una partnership strategica, dunque, è significativo. Già a metà degli anni 2000 c’era stata un’iniziativa simile con il governo Prodi. Quella relazione venne all’epoca definita come di partnership strategica e segnò, negli anni successivi, un picco positivo nei rapporti reciproci che in seguito si andò affievolendo nel tempo.

Oggi?

Il dato di fondo è che siamo in presenza della possibilità di un accrescimento per noi come Paese esportatore, dato che sarà uno dei punti di riferimento dello sviluppo delle relazioni future. Osservo, però, che tale scenario non va dato per scontato, né va etichettato in categorie definite perché l’India sfugge a questo tipo di categorizzazione. È un grande Paese: non un grande Paese occidentale, non un grande Paese terzomondista, ma un Paese che ha una visione di sé imperniata soprattutto sul concetto di forza. È un Paese che ha, nel contesto geopolitico in cui si trova, un ruolo crescente ma condizionato da una difficile relazione con l’altro gigante della regione che è la Cina.

Cosa comporta in termini pratici la conoscenza di queste sfumature?

Occorre prestare attenzione a come entrare in questo Paese, ovvero senza idee preconcette al fine di operare per una migliore conoscenza reciproca. Quindi evitare gli stereotipi che ancora molto giocano nella configurazione dell’uno e dell’altro. Per gli indiani l’Italia è soprattutto il Paese del design, della moda, del bello e sta diventando progressivamente anche il Paese della tecnologia. Ma dire a un indiano che l’Italia è la seconda potenza manifatturiera d’Europa superiore alla Francia, significa suscitare in lui stupore. Per cui tale aspetto della nostra capacità economica certamente dovrà essere integrato con quello della qualità della vita: quest’ultimo è un biglietto da visita fondamentale, ma non deve essere un biglietto da visita esaustivo.

Ovvero?

L’Italia deve rendersi conto che l’India non è solo il Paese della spiritualità, ma è certamente un Paese con delle punte di eccellenza in settori per noi fondamentali come i servizi, l’elettronica e l’alta la tecnologia. Penso ad esempio allo spazio, su cui noi stiamo già lavorando con gli indiani: credo sia molto importante adoperarsi per far sì che la conoscenza reciproca si trasformi in una piattaforma decisiva per dare allo sviluppo delle nostre relazioni una base più strutturata e più solida. Pochissimi ricordano che Mazzini in India è un personaggio molto conosciuto perché il movimento nazionalista indiano per l’indipendenza si è formato sui suoi scritti.

Il ministro Goyal ha scritto che l’India è sempre stata riconosciuta come un punto stabile e luminoso nella turbolenta economia globale: questo status in che maniera può incrociarsi con le ambizioni italiane nell’Indopacifico?

L’Indopacifico per l’Italia è certamente una priorità necessaria, non è ancora direi una priorità evidente. Ancora una volta qui vantiamo un’antica presenza storica in questa parte del mondo che si era sostanzialmente indebolita fino a poco tempo fa. Il ritorno dell’attenzione è dovuto al fatto che il contesto internazionale è profondamente mutato a causa del ruolo cinese, delle politiche europee su vasta scala e del conflitto in Ucraina. Il tutto porta a dare centralità a un’area in cui siamo stati presenti ma non sempre attentissimi. L’India è un Paese attraversato da una crescita economica molto accelerata: sono appena tornato dall’India e ho constatato che è profondamente cambiato da molti punti di vista. La modernità non è più un accessorio, ma è un dato costante della realtà di questo Paese. La sua forza è quella relativa a un Paese che ha delle difficoltà e delle tensioni interne, ma che rispetto all’area del mondo in cui si colloca rappresenta certamente un fattore di stabilità.

Come l’Italia potrà capitalizzare questa relazione?

Mentre da un lato l’India è diventato un Paese molto più significativo dal punto di vista economico e sociale, visto il dato record sulla popolazione maggiore del pianeta, dall’altro l’Italia sembra accorgersi in maniera oramai più strutturata dell’importanza di questo mercato, che è stato sempre presente, ma rispetto al quale abbiamo avuto un atteggiamento in passato abbastanza ondivago. Ci troviamo in una fase in cui si sono moltiplicati i rapporti a livello politico: il G20 presieduto dall’India farà sì che il presidente del consiglio Giorgia Meloni quest’anno visiti l’India ben due volte. Per cui le premesse per il rafforzamento delle relazioni ci sono e c’è stato anche un importante aumento dell’interscambio. Entrando nel merito, l’aumento vertiginoso delle esportazioni indiane verso l’Italia è soprattutto di materie prime, come metalli e acciaio, fondamentali per la nostra industria. All’orizzonte la possibilità che tipo di interscambio si qualifichi meglio per quelle che sono le nostre eccellenze esportative e rispetto alle quali abbiamo delle priorità: su tutte, le infrastrutture e la transizione energetica. Ciò consentirebbe all’India di completare il suo passaggio da potenza in costruzione a grande potenza industriale come ambisce ad essere.

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