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Perché è importante l’esercitazione Italia-Giappone sul Golfo di Aden

L’Italia si conferma una presenza costante all’interno delle dinamiche securitarie tra Mediterraneo allargato e Indo Pacifico. L’esercitazione congiunta con la marina giapponese nell’Indiano occidentale racconta questo impegno

Navi della marina giapponese e italiana hanno navigato insieme e condotto un’operazione di addestramento combinato nel Golfo di Aden. La missione si è svolta sabato 8 aprile, ed è stata condotta nell’ambito di due partenariati marittimi multinazionali, Combined Maritime Forces (Cmf) e European Union Naval Forces (EuNav). Cmf è una missione congiunta a guida americana che raccoglie 38 nazioni, divise in varie Task Force (il Giappone è parte della TF151, guidata dal contrammiraglio della Marina della Repubblica di Corea, Ko Seung-bum); EuNav è la sigla che raccoglie una serie di attività dell’Ue. Il perimetro operativo di entrambe le iniziative è quello delle acque medio-orientali del Mar Rosso e del Golfo Arabico, allargandosi fino all’Oceano Indiano occidentale. L’obiettivo è la sicurezza e la connettività marittima, secondo i principi del diritto internazionale e della libertà di navigazione.

Acque calde

Il cacciatorpediniere JS Makinami (DD 112) della Japanese Maritime Self-Defense Force e la fregata ITS Carlo Bergamini (F 590) della Marina Militare Italiana hanno condotto attività pratiche e teoriche legate all’abbordaggio di navi e alla intercettazione di unità in un’area che è afflitta sia dalle operazioni criminali della pirateria, sia da quelle più sofisticate condotte da gruppi armati collegati ai Pasdaran. È qui che queste esercitazioni assumono valore strategico. La presenza delle due missioni occidentali si sovrappone infatti a quella delle unità iraniane che più volte in passato hanno anche ospitato in quelle acque esercitazioni congiunte con Cina e Russia.

Asse indo-abramitico

Il Golfo di Aden e l’Indiano occidentale sono infatti ambiti geostrategici di altissimo valore, lineamenti di interconnessione tra i sistemi complessi di Mediterraneo allargato e Indo Pacifico. Ossia sono quegli ambiti geopolitici da cui può partire anche la proiezione verso Oriente della presenza securitaria italiana all’interno del bacino indo-pacifico. In quell’asse in cui si snoda quello che Mohammed Soleimani definisce “costrutto indo-abramitico” l’Italia è presente da diverso tempo con ruolo centrale nelle missioni europee — recentemente un’operazione di addestramento simile a quella italo-nipponica ha visto Nave Bergamini impegnata con unità statunitensi e spagnole, per esempio.

Integrazione Italia-Giappone

“L’addestramento congiunto ci ha fatto capire che le nostre navi impegnate in operazioni marittime possono lavorare insieme sempre e ovunque”, ha dichiarato il capitano Kenichi Fujii, comandante della 7a divisione di scorta giapponese, responsabile della Makinami. E, vista dall’ottica italiana, questa integrazione è importante perché Tokyo rappresenta uno dei cardini della proiezione orientale di Roma (grazie alla partnership costruita con il progetto Global Combat Air Command). L’altro cardine è l’India, con cui l’Italia ha recentemente stretto una partnership strategica che ruota anche attorno alla cooperazione militare — e l’Oceano indiano occidentale è uno dei principali ambienti di interesse per Nuova Delhi, che ha un allungamento geomorfologico per certi versi comune all’Italia che le impone il controllo dei mari che la circondano.

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