Skip to main content

I critici? Smentiti. I primi sei mesi di Meloni secondo il Washington Post

Un altro endorsement dopo quelli di Wsj, Economist, Figaro, Faz. La sfida finale è quella di cavalcare le onde insidiose della politica di coalizione italiana e gestire un’economia stagnante da circa 20 anni: qualora riuscisse davvero a portare a meta questi due obiettivi “il suo successo potrebbe essere un modello per altri esponenti di destra in Europa”

Giorgia Meloni ha sfidato i profeti di sventura, soprattutto oltre i confini italiani. E dopo il panettone è riuscita a mangiare anche la colomba.

Così il Washington Post che, in un editoriale vergato da Lee Hockstader, traccia un bilancio positivo dei primi sei mesi al governo. Un altro endorsement di peso dopo quelli di Times, Wsj, Economist, Figaro, Faz. Non è stato messo in risalto solo il fatto di essere la prima donna premier della Repubblica italiana, o il fatto di essere la leader più di destra dalla seconda guerra mondiale. Quanto il quesito che tutto il mondo si è posto dopo il giuramento dello scorso 22 ottobre, ovvero se sarebbe stata ancora in carica oltre Natale.

Il quotidiano americano si è fatto la domanda e si è dato la risposta, evidenziando che sfidando le previsioni degli “esperti (principalmente maschi), Meloni è rimasta al potere mentre gli italiani banchettano con il loro tradizionale panettone e, quando è arrivato il momento della colomba pasquale, “la sua presa sembrava ancora più salda”, certificando che non si è trattato di una casualità bensì di un percorso che sta mettendo nell’angolo i principali critici.

E osserva che il premier sta riuscendo in questa sua impresa nonostante i suoi sforzi per bandire le influenze straniere nella lingua, nel cibo e nella cultura per riaffermare l’identità italiana e il suo lungo record di temi nazionalisti, anti-immigrazione e anti-Lgbtq.

Il riferimento su cui si basa l’analisi parte, evidentemente, dal piglio pragmatico e risoluto con cui è stata scritta la Legge di Bilancio, parsimoniosa per via dell’elevato debito pubblico e incline a supportare il caro energia. Ma anche da altri fatti oggettivi, come la postura internazionale dopo gli inciampi cinesi targati M5s, il nuovo ruolo italiano nell’Indo Pacifico, il costante appoggio all’Ucraina e quella visione d’insieme offerta dal Piano Mattei che il continente africano necessita, passando per una realpolitik che sui migranti è imprescindibile, soprattutto in un momento storico in cui nell’Ue si assiste ad una differenza di sensibilità atlantiche.

Per cui la sfida finale, secondo il Washington Post, è quella di cavalcare le onde insidiose della politica di coalizione italiana e gestire un’economia stagnante da circa 20 anni: qualora riuscisse davvero a portare a meta questi due obiettivi, si legge ancora, “il suo successo potrebbe essere un modello per altri esponenti di destra in Europa. La cattiva notizia per gli altri esponenti di destra europei è che sarà difficile duplicare la sua salsa segreta di acume, buon tempismo e fortuna”.


×

Iscriviti alla newsletter