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Se la Global Italy di Meloni passa anche dal viaggio a Londra

Di Emanuele Rossi e Gabriele Carrer

La visita della presidente del Consiglio nei prossimi giorni sarà un’altra tappa determinante per il suo viaggio globale. A Londra, Meloni trova la sponda di un governo vicino per comunione di visioni e interessi e un moltiplicatore dello standing internazionale dell’Italia

Quando la presidente del Consiglio Giorgia Meloni arriverà a Londra nei prossimi giorni troverà una sponda utile per spingere lo standing internazionale italiano, allineata e alleata per comunione di visioni e per obiettivi strategici. Nella finalità di rafforzare l’asse con i Paesi Nato e like-minded, il Regno Unito è un ponte verso l’Atlantico, ma anche un alleato presente nel Mediterraneo allargato e una spinta verso la direzione più nuova della politica estera italiana, l’Indo Pacifico.

Meloni trova al 10 di Downing Street una comunione di visione politica sia perché lei e il primo ministro Rishi Sunak appartengono entrambi alla famiglia del conservatorismo euro-atlantico, che per appartenenza demografica. Anche per questo la 46enne italiana e il 42enne inglese hanno dimostrato sintonia sin dal loro primo incontro – quando da poche settimane alla guida del governo dei rispettivi Paesi si incontrarono all’International Convention Center del Cairo a latere della Cop27.

I quattro pilastri dell’alleanza

Se l’organizzazione della conferenza internazionale sul Clima del 2021, la Cop26, aveva segnato il rinnovato avvicinamento Londra-Roma – ai tempi guidate da Boris Johnson e Mario Draghi – la relazione Sunak-Meloni ha riaffermato, se non ulteriormente rafforzato, il nuovo corso di questo rapporto storico. Su Formiche.net si descrivevano già i quattro i pilastri su cui si basa questo rapporto: l’appartenenza alla famiglia conservatrice, come detto; l’urgenza di trovare soluzioni alle difficoltà economiche che, seppur diverse, interessano i due Paesi; il sostegno all’Ucraina, alla linea Nato e nel reagire severamente alla violenza contro l’ordine internazionale voluta da Mosca con l’invasione; il lavoro fatto negli anni passati.

Se il clima è stato il tema che ha fatto ripartire il rapporto, perché argomento particolarmente sentito dai governi Meloni e Sunak – che per esempio hanno costruito indipendentemente piani per rispondere alla necessità della water security prodotta dalla scarsità di precipitazioni – i due esecutivi hanno trovato anche una comunione di interessi politici per impegni contemporanei. Sempre nel 2021, infatti, Roma era presidente di turno del G20 e Londra del G7, e dunque Italia e Regno Unito si sono trovate nello stesso momento alla guida dei meccanismi multilaterali che segnano i processi di governance globale.

A febbraio si è tenuta a Villa Madama, a Roma, una riunione 2+2 Esteri-Difesa, definita dal ministro della Difesa britannico, Ben Wallace, un’occasione per “costruire insieme un pezzo della storia futura”. Ucraina, Nato, sicurezza energetica e climatica, commercio e immigrazione sono i temi al centro della relazione tra Italia e Regno Unito che il ministro degli Esteri britannico, James Cleverly, ha voluto sottolineare prima dell’incontro a Villa Madama. Ma sicurezza e difesa sono l’architrave su cui si sta rafforzando l’amicizia tra i due Paesi. In cima all’agenda bilaterale c’è la chiusura dell’accordo bilaterale, pensato per consolidare la collaborazione tra i due Paesi in diverse aree, a partire da esteri e difesa, ma rimandato ormai da mesi a causa delle vicissitudine interne ai due Paesi e internazionali. Davanti a “sfide complesse” che richiedono “il massimo impegno comune”, “la nostra amicizia e i nostri ottimi rapporti possono fare la differenza”, ha scritto la presidente Meloni in una lettera inviata all’ambasciatore britannico, Ed Llewellyn, in occasione del Forum di Pontignano tenutosi a febbraio. La visita londinese di Meloni sarà l’occasione per trovare una data utile per la firma del bilaterale entro fine anno.

Global BrItaly?

Casualità, anche il debutto su scala globale di Meloni e Sunak è stato contemporaneo, durante il G20 di Bali. Ed è diventato un altro degli elementi che ha contribuito a creare empatia tra i leader, quasi simpatia secondo chi è a conoscenza dei rapporti inter-personali tra i due. Rapporto che c’è tutto l’interesse di rafforzare in termini strategici ampi. Le connessioni vanno dalla forte presenza di italiani nel Regno Unito all’interscambio economico in crescita, che ne 2022 ha superato i 35 miliardi di euro (con un saldo positivo per l’Italia di 19 miliardi), con gli inglesi che hanno investimenti per 26 miliardi in Italia, soprattutto in campo finanziario, assicurativo ed energetico, mentre gli italiani sono presenti in Uk con investimenti per quasi 32 miliardi, soprattutto nella difesa, nell’energia, nei trasporti e nelle infrastrutture.

E se l’Eni partecipa per il 20% al progetto UK Dogger Bank C, la terza fase del più grande parco eolico offshore al mondo (190 turbine al largo delle coste britanniche), le interconnessioni tra industrie della difesa sono un altro elemento cruciale. A unire i due Paesi adesso c’è infatti quella che viene definita un’alleanza “storica”, perfezionata a dicembre 2022 attorno allo sviluppo, insieme al Giappone, del progetto Global Combat Air Program che costruirà il “caccia del futuro”, il Tempest, un jet supersonico di sesta generazione destinato a diventare molto di più di un assetto aereo militare, ma un vero e proprio nuovo modo di affrontare il concetto di combattimento – in volo, a terra, in mare.

Un progetto che per tale ragione si porta dietro una valenza geo-strategica, in quanto unisce Londra – ossia la sponda atlantica – con Tokyo, e dunque il Pacifico, e vede in Roma un punto di fulcro intermedio. Qui la proiezione indo-pacifica di Roma trova sponda, passante per l’India – un mondo vicino a Londra – e allungandosi fino al Giappone anche incrociandosi con il concetto di Global Britain. In Sunak, Meloni trova anche un punto di gancio nei confronti della Cina, con la visione del premier britannico che ha definito le attività di Pechino “una sfida per l’ordine globale” e ha individuato nella necessità di evitare dipendenze – dalla Cina come dalla Russia – un obiettivo strategico per le crescenti “minacce alle nostre sicurezze”. In definitiva, “il viaggio ideale del governo Meloni trova a Londra, come a Nuova Delhi, una tappa determinante”, come fa notare una fonte diplomatica.


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