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Desalinizzatori e nuovi invasi. La ricetta del governo contro la siccità spiegata da Rotelli

Piano invasi, riutilizzo delle acque reflue per l’agricoltura e l’istituzione di una cabina di regia ad hoc per contrastare la carenza idrica. Sì al decreto siccità che, tra le altre cose, prevede multe salate per le estrazioni illecite di acqua. Tra gli obiettivi c’è quello di ridurre la dispersione idrica. Il presidente della commissione Ambiente: “Investire nell’impiantistica pubblica è una priorità, per lo meno per arrivare a un livello di dispersione idrica in linea con gli altri Paesi europei”

Dal piano invasi al recupero delle acque reflue per l’uso agricolo. La cabina di regia con precise funzioni operative (anche se manca ancora la nomina ufficiale del commissario) e un robusto impianto sanzionatorio contro le estrazioni illegali d’acqua e per le inadempienze nelle attività di manutenzione delle dighe. Il nuovo decreto Siccità, che ha avuto il via libera dal Consiglio dei ministri del 6 aprile, rappresenta una “risposta strutturale a un problema che, da almeno vent’anni, ciclicamente riguarda il nostro Paese” ha spiegato la premier Giorgia Meloni a margine della riunione con i ministri la settimana scorsa. Ma c’è qualcosa in più. Coinvolgendo sei ministeri, il piano per contrastare la carenza idrica si muoverà su più livelli e intreccerà con ogni probabilità anche la rivisitazione del Pnrr e dei fondi europei in generale. Il principio alla base del testo licenziato dal Cdm è la “semplificazione” per mettere a sistema “le tante realtà coinvolte in questo ambito”. Lo dice a Formiche.net Mauro Rotelli, deputato di Fratelli d’Italia e presidente della commissione Ambiente alla Camera che analizza i punti salienti del documento.

Presidente Rotelli, il premier ha definito questo decreto una “risposta strutturale” alla carenza idrica in Italia. Partiamo dal piano invasi. 

Al di là della ricognizione che andrà fatta sul territorio per capire lo stato dell’arte di quelli esistenti e pianificarne di nuovi, il decreto fissa un principio importante per le opere esistenti: l’obbligo di svuotare da fanghi e detriti gli invasi esistenti. Non è ammissibile che ci siano infrastrutture artificiali adibite alla raccolta di acqua piovana, piene al 70-80% di detriti che ne limitano la capienza. Queste sono linee d’azione che in realtà esistono da decenni, ma che nessuno ha mai messo a sistema. Ed è per questo che il premier ha giustamente parlato di risposta strutturale al problema della siccità.

La parola chiave è semplificazione: snellimento delle pratiche e provvedimenti rapiti. Tra l’altro, un forte potere di coordinamento l’avrà il commissario. Cosa gli verrà richiesto?

Sul piano operativo la sua funzione è quella di coordinare i vari livelli e i diversi enti che sono coinvolti nella gestione di questo grande problema. Dai consorzi di bonifica alle regioni, passando per le province e gli altri attori. Insomma una funzione di sintesi volta all’efficientamento della macchina.

I sedici articoli del decreto, piuttosto tecnici, fanno riferimento anche al tema del riutilizzo delle acque reflue e all’implementazione degli impianti di desalinizzazione. Come vi muoverete?

Il tema dell’utilizzo delle acque reflue, chiaramente per uso esclusivamente agricolo, è una delle priorità per evitare di sprecare acqua potabile da impiegare per l’uso domestico. Così come è prioritario investire sulla desalinizzazione. Ci sono zone dell’Italia in cui questi impianti avrebbero una valenza strategica non indifferente: penso ad esempio alle isole. Anche questo potrà essere un tema al centro delle rivalutazioni sull’utilizzo dei fondi Pnrr.

Ma i fondi Pnrr non verranno impiegati per ridurre la dispersione idrica nelle reti pubbliche?

I ragionamenti su questo sono in corso e sicuramente l’attenzione del governo dovrà tenere conto di questo problema grossissimo. Investire nell’impiantistica pubblica è una priorità, per lo meno per arrivare a un livello di dispersione idrica in linea con gli altri Paesi europei. Ciò non toglie che anche la desalinizzazione sia fondamentale.

Mi pare che ci siano grosse aspettative sull’applicazione di questo decreto e sulla sua efficacia.

Sì, siamo abbastanza sicuri che un documento come questo – e la sua applicazione – possa davvero rappresentare una svolta. Tra l’altro, nel contesto dell’emergenza idrica, sono convinto che il decreto sia più utile al Nord che al Sud. In Meridione sono giù più “preparati” a gestire situazioni di carenza idrica.

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