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Il neo sindaco De Toni e l’elogio della complessità (e dell’intelligence)

La passione per la complessità ma soprattutto per l’intelligence. Il neo sindaco di Udine, ex rettore dell’università cittadina, è intervenuto più volte al master dell’università della Calabria. Secondo lui “intelligence dovrebbe essere patrimonio trasversale a tutte le discipline, in quanto aiuta a comprendere la complessità del reale. Oggi stiamo vivendo due rivoluzioni: quella digitale e quella dettata dalla globalizzazione”

Non era una sfida facile, ma la ricetta politica di Alberto Felice De Toni ha convinto gli elettori di Udine che lo hanno premiato consegnandogli le chiavi della città. Il neo primo cittadino ha potuto contare su un appoggio molto trasversale: dal Pd al Movimento 5 Stelle, passando per Italia Viva e Alleanza Verdi Sinistra.

Probabilmente ci voleva un ingegnere chimico per mettere assieme forze tanto diverse tra loro e che difficilmente in altre circostanze sono state in grado di collaborare. Ma chi è davvero l’ex rettore dell’Università di Udine? Partiamo col dire che è un esperto di intelligence. Più volte, infatti, è intervenuto al Master in Intelligence dell’Università della Calabria, diretto da Mario Caligiuri. Prima un passo indietro nella sua biografia.

Dopo la laurea in ingegneria, De Toni approda in Eni salvo poi intraprendere la carriera di ricerca universitaria. Nel 1987 diventa ricercatore in ingegneria economico-gestionale all’università di Udine. Facoltà della quale, dopo essere diventato prima docente associato poi ordinaria, assumerà la guida. Nel 2013, De Toni arriva al vertice dell’università diventando rettore. Dal 2015 al 2018 è stato segretario generale della Conferenza nazionale dei rettori delle Università italiane, mentre dal febbraio 2019 al maggio 2021 è stato presidente della Fondazione Crui. È stato presidente dell’organo di valutazione del Cineca dal 2018 al 2021 e membro dello Strategic steering committee dell’istituto universitario europeo. Politicamente è sempre stato un progressista di area moderata, ricoprendo incarichi minori nella Margherita.

Ma torniamo alla passione per l’intelligence. Vediamo cosa ha detto durante le sue lezioni al master guidato da Caligiuri. Innanzitutto, secondo De Toni, l’intelligence è uno strumento per capire la complessità. Questo è stato il tema centrale di una lezione tenuta nell’aprile del 2019. “Nello studio dell’intelligence – così De Toni – occorre promuovere l’integrazione transdisciplinare, attraverso i cosiddetti “concetti e processi unificanti” che sono trasversali a tutte le materie, consentendo di superare i dannosi recinti disciplinari. Le abilità dell’operatore di intelligence, in ultima analisi, vanno costruite attraverso una formazione fondata sulle scienze della complessità”.

La complessità è sempre esistita, ma adesso ne siamo più consapevoli. Secondo De Toni ci sono quattro strumenti per affrontare la complessità: un metodo strutturato; quello organizzativo; lo strumento manageriale; e, infine, quello basato sul personale. Il docente ha ricordato che ci sono due scuole di management: una classica, che si sofferma sull’organizzazione; l’altra più soffice che lavora sul contesto sulle persone.

“Il potere è l’altra faccia della complessità – prosegue – perché, se si vuole risolvere la complessità, dobbiamo dare potere a chi è in grado di risolverla: quindi, vanno ricercati nuovi principi di potere, tenendo conto che più potere può portare a più equilibrio, cioè ad una maggiore cooperazione e, quindi, più potere alle persone”. E, come invita a fare l’intelligence “dobbiamo unire i punti in modo tale da evitare di spiegare la realtà dopo che è già successa”.

Ma sempre a proposito di intelligence, l’ex rettore afferma un altro principio cardine: “Al fine di aumentare il benessere economico e ampliare la giustizia sociale, è decisivo sia il ruolo delle classi dirigenti sia il ruolo dell’intelligence come metodo per la ricerca di informazioni e soluzioni utili a imprese, settori e stati”.

Forse però, il passaggio più significativo è quello legato al “patrimonio” che secondo l’ex rettore l’intelligence rappresenta. “L’intelligence – conclude De Toni –  dovrebbe essere patrimonio trasversale a tutte le discipline, in quanto aiuta a comprendere la complessità del reale. Oggi stiamo vivendo due rivoluzioni: quella digitale e quella dettata dalla globalizzazione. Per comprendere la complessità dei nostri tempi, interpretare il presente e anticipare il futuro, l’intelligence può essere di grande aiuto”.

 

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