Skip to main content

Perché l’Italia dovrebbe colonizzare lo spazio. Urso alla Sapienza

“L’Italia nello Spazio e La Sapienza, di nuovo sulla Luna dopo 50 anni” è il titolo del convegno che si è tenuto all’Università con la presenza del ministro Urso e di esponenti del mondo accademico e istituzionale che hanno ricordato i successi passati e le sfide del futuro dello Spazio italiano

Tutto è cominciato all’Università La Sapienza quando nel 1964 andò in orbita il primo satellite San Marco, ideato e progettato dal team del professor Luigi Broglio. Questo il tema conduttore del convegno tenutosi presso la Facoltà di Medicina della Sapienza che si prefiggeva di ricordare non solo i successi del passato quanto le sfide del prossimo futuro, quelle della missione lunare Artemis che porterà di nuovo esseri umani sulla Luna e questa volta per restarci.

Uno sguardo al passato…

Il convegno introdotto dalla rettrice professoressa Antonella Polimeni ha visto la partecipazione di esponenti del mondo accademico e istituzionale che si sono avvicendati per illustrare i risultati ottenuti per lo spazio italiano. “Il futuro dello spazio è passato qui” è stato l’intervento del professor Paolo Gaudenzi, responsabile del dipartimento di ingegneria meccanica e aerospaziale ma in procinto di andare a Boston come attaché scientifico, il quale ha ricordato i nomi storici che alla Sapienza hanno creato le basi del presente e del futuro dello spazio italiano: Luigi Broglio, ideatore del progetto San Marco; Carlo Buongiorno, braccio destro di Broglio e “papà” del lanciatore italiano Vega; Antonio Picardi, ideatore del primo radar europeo a orbitare sul pianeta Marte; Edoardo Amaldi, illustre fisico e sponsor dell’Agenzia spaziale europea (Esa); e infine il generale Aristide Scano il primo a intuire la necessità di adeguare la scienza medica alle future condizioni di vita al di fuori dell’atmosfera terrestre. Su questo tema il professor Mariano Bizzarri, responsabile del Dipartimento di medicina sperimentale, ha efficacemente sottolineato come l’ambiente spaziale, pur nocivo per l’organismo umano, rappresenti un ambito di ricerca applicata in grado non solo di allievare le problematiche umane nel cosmo, quanto di poter trovare nuove soluzioni mediche per la vita sulla Terra stessa.

… e al futuro

I professori Pierfrancesco Lombardo, Paolo De Bernardis, Giovanni Battista Palmerini e Luciano Iess hanno polarizzato l’attenzione dei numerosi presenti, tra cui molti studenti di ingegneria, fisica e medicina, per i dettagli tecnici degli straordinari risultati dai ricercatori universitari nella radaristica e nella radionavigazione, così come nella planetologia e nell’esplorazione scientifica del cosmo. Risultati e sfide future come un continuo passaggio di testimone tra generazioni di studenti, ricercatori e accademici. Il panel istituzionale è proseguito poi con l’intervento del generale astronauta Roberto Vittori che ha ispirato i giovani studenti a inseguire i loro sogni, come lui inseguendo i suoi è riuscito a volare ben tre volte nello spazio.

Il quadro geopolitico

La sessione del panel si è poi conclusa con un’analisi dell’attualità geopolitica alla luce dell’impiego sempre più esteso dei sistemi spaziali da parte dell’ingegnere Marcello Spagnulo, seguito da un intervento del generale Franco Federici, Consigliere militare del Presidente del Consiglio, il quale ha sottolineato come i sistemi spaziali siano ormai diventati infrastrutture critiche al pari di quelle cyber e quindi meritino particolare attenzione da parte delle istituzioni civili e militari. Il convegno si è poi concluso con l’intervento del ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, il quale ha tra l’altro dichiarato: “Vogliamo sviluppare un ruolo dell’Italia nella colonizzazione dello spazio, perché questo oggi occorre fare anche per superare le limitazioni della Terra e della sua sostenibilità”. Il ministro poi ha richiamato gli importanti impegni finanziati adottati dal governo per il settore spaziale, 3,3 miliardi di euro per l’Esa, 2 miliardi per il Pnrr più i fondi nazionali per l’Asi, che fanno del nostro Paese non solo il terzo Paese europeo per spesa nello spazio, quasi quanto la Francia, ma un attore importante nel panorama internazionale. Tutto ciò riflette una maggiore volontà del governo di scommettere sul settore e cavalcare la Space economy, motore economico rilevantissimo, capace di generare ricadute positive su tanti altri settori.


×

Iscriviti alla newsletter