I due pretendenti per l’infrastruttura messa sul mercato dall’ex Telecom hanno formalizzato le nuove offerte, arricchite per andare incontro alle pretese di Vivendi. Che però continua a chiedere un prezzo troppo alto. Il titolo si scalda in Borsa
Il sipario sta per alzarsi, ancora una volta. Forse però, questa potrebbe essere l’ultima per la rete di Tim. L’asset di cui il gruppo telefonico guidato da Pietro Labriola intende liberarsi al più presto, essenzialmente per due motivi. Primo, abbattere il debito da 25 miliardi che imprigiona la società e i suoi investimenti e, secondo, spostare il baricentro della crescita su fibra e 5G, una volta ceduta l’infrastruttura in rame.
In pista, come raccontato nei mesi scorsi da Formiche.net, ci sono due contendenti. Da una parte il fondo americano Kkr, già socio del veicolo Fibercop, la scatola dell’ex Telecom con in pancia la rete secondaria. Dall’altra, lo Stato italiano, nelle vesti di Cassa Depositi e Prestiti, azionista di controllo di Open Fiber in tandem con gli australiani di Macquarie (40%). Il primo ha messo sul piatto 20 miliardi, euro più euro meno, la seconda circa 18 ma con una buona fetta in contanti. L’offerta, sulla carta, è migliore, se non fosse che si rischia l’ostacolo Antitrust, dal momento che l’acquirente è anche proprietario del principale competitor nella fibra di Tim, Open Fiber per l’appunto.
Il boccino, però, lo ha in mano Vivendi. La media company di Vincent Bollorè possiede il 29,7% dell’ex monopolista e in qualità di azionista di riferimento ha abbastanza potenza di fuoco da bloccare qualunque acquisizione della rete. Oltre a fissare, de facto, il prezzo dell’asset: 30 miliardi, nella testa dei francesi. Per questo le offerte finora arrivate non soddisfano nemmeno minimamente i desiderata di Vivendi. E, sempre per questo, in queste ore sono arrivate sul tavolo del board, le medesime proposte ma ben più succulente: 19,3 miliardi per Cdp e 19 miliardi per Kkr.
Dall’ex Telecom, il cui titolo oggi in Borsa si è allungato all’1,2%, le bocche rimangono cucite. Ma in serata i rilanci sono arrivati, anche se non è chiaro di quanto. I rumors parlano di un’offerta migliorativa di ambedue i player di 1-2 miliardi.
Di sicuro il governo, nella figura del ministro per le Imprese e il made in Italy, Adolfo Urso, rimane alla finestra. L’esecutivo è il gran tessitore della convergenza tra la rete in rame di Telecom e gli asset di di Open Fiber, al fine di creare quella agognata società unica per la rete a trazione pubblica. Kkr, potrebbe sempre essere della partita ma senza ruoli di governance. Si vedrà, intanto resta da capire chi metterà le mani sulla rete Tim.