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L’asse tra Erdogan e Xi arriva fino in Siria. Ecco perché

A Mosca si tiene un incontro sulla Siria con i ministri di Turchia, Russia, Iran e Siria, mentre il responsabile degli Esteri russo Sergey Lavrov si recherà in visita ad Ankara immediatamente dopo. Bri e 5G governano l’asse tra Turchia e Cina

Un triangolo geopolitico, economico e anche “personale” quello in piedi tra Turchia, Russia e Cina che ha riverberi non solo sulle dinamiche interne dei singoli Paesi, ma anche sulle aree di riferimento più prossime, come la Siria e la nuova fase di Assad. Ieri e oggi a Mosca si tiene un incontro sulla Siria con i ministri di Turchia, Russia, Iran e Siria, mentre il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov si recherà in visita ad Ankara immediatamente, dopo.

Per cui dopo il focus sui rapporti tra Ankara e Mosca, ecco una panoramica sulle relazioni sino-turche, sia con tutto l’insieme delle conseguenze che impattano anche sulla contingenza, come il tragico terremoto dello scorso febbraio e la corsa (anche elettorale di Erdogan) per la ricostruzione con il sostegno di Pechino, sia con l’intreccio con due dossier altamente strategici: Bri e 5G.

Bri

La Cina è uno dei principali investitori asiatici in Turchia, dimostrato da solidi rapporti economici e da costanti investimenti bilaterali, il maggiore dei quali si trova nel porto container di Kumport, che opera all’interno delle strutture portuali di Ambarlı a Istanbul. Dal 2015 Ankara ha aderito alla Belt and Road Initiative assumendo il ruolo di 23esimo maggior destinatario di investimenti cinesi tra gli Stati che vi hanno aderito. I numeri dello scorso anno lo dimostrano: la Cina aveva 1148 imprese registrate nel Paese con un investimento totale di poco più di 1 miliardo di dollari.

È datato 2018 l’accordo siglato tra le Ferrovie dello Stato turche e il ministero dei Trasporti cinese per realizzare una ferrovia ad alta velocità tra i due lembi turchi, Edirne a Kars, ovvero occidentali e orientali, anche se ad oggi solo una minima porzione del progetto ha visto la luce, anche per tutto ciò che, logisticamente, la guerra in Ucraina ha determinato accanto alla sostenibilità finanziaria dei progetti su cui Pechino (in silenzio) riflette.

Ankara inoltre è parte attiva dell’Asian Infrastructure Investment Bank (AIIB), ovvero la banca d’investimento internazionale guidata dalla Cina creata per sostenere finanziariamente i progetti Bri: ha preso più di tre miliardi e mezzo di dollari in prestito per i suoi 18 progetti, ponendosi così come secondo mutuatario dopo l’India.

Ma i flussi in arrivo sul Bosforo non si limitano alla Bri: la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (Bers) ha annunciato un prestito ponte di 140 milioni di euro a Fraport Tav Antalya Yatırım e Yapım e İşletme (Fta) per il nuovo aeroporto nel Mediterraneo, soldi che si sommano ad un’altra tranche fornita dall’International Finance Corporation (Ifc) e ancora dall’Asian Infrastructure Investment Bank (Aiib), player ormai certificato nel Paese. Lo scorso 7 dicembre inoltre Aiib ha annunciato una linea di prestito da 200 milioni di dollari per gli sforzi di mitigazione del clima.

Follow the money: la Bank of China opera in Turchia dal 2017, incorniciandosi all’interno di una strategia altamente penetrante tramite la quale le banche cinesi hanno partecipato al finanziamento di progetti significativi della gestione Erdogan, come il ponte Çanakkale, la centrale termica di Hunutlu, il Salt Lake Natural Gas Storage Project. L’Icbc cinese, la più grande banca al mondo in termini di valore di mercato e attività totali, ha acquisito Tekstilbank ed è entrata nel mercato turco nel maggio 2015.

IL 5G

Il termine infrastrutture, sull’asse sino-turco, non si limita alle ferrovie o ai porti, ma abbraccia il settore delle telecomunicazioni come il 5G. Nonostante le reiterate segnalazioni da parte degli Usa, la Turchia ha instaurato solide relazioni con Huawei: due accordi del 2017 e del 2019 daranno vita alla più grande rete centrale All-Cloud orientata al 5G in Turchia. Huawei ha raggiunto accordi simili con Vodafone Turchia e Türk Telekom di proprietà pubblica. Nel 2019 Huawei e il Parco scientifico e tecnologico turco Bilişim Vadisi hanno firmato un protocollo d’intesa per espandere i progetti di cooperazione nelle città intelligenti.

Da segnalare anche due iniziative: la mossa di Alibaba che ha inglobato il sito di shopping Trendyol per 728 milioni di dollari e la strategia dei vaccini durante il Covid, quando il governo turco ha deciso di acquistare il vaccino cinese come policies eurasiatica, smorzando le sue precedenti critiche alla situazione dei diritti umani nella regione autonoma cinese dello Xinjiang.

Il cappello conclusivo di queste interrelazioni tocca la comunicazione e la percezione turca sul player cinese: dal momento che nel Paese non c’è stato terreno fertile, sia nella classe media che in quella politicamente orientata, Pechino ha deciso di operare un ulteriore sforzo per accreditarsi dinanzi ai cittadini turchi. Per questa ragione ha lavorato a fari spenti su un migliore accesso ai media tradizionali turchi principalmente sfruttando i suoi legami favorevoli con il governo turco, che ha un’influenza precisa nella sfera mediatica interna: l’obiettivo finale è stato quello di mettere in una luce migliore le narrazioni cinesi in Turchia, così come emerso da un paper tematico realizzato da Carnegie del novembre scorso.

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