Conversazione con l’analista dell’Istituto Europeo di Nizza: “Kilicdaroglu? Tenterebbe di avvicinarsi a Nato e Ue, ma gli Stati Uniti potranno fidarsi dopo un lungo periodo di amministrazione guidata da Erdogan che navigava tra Occidente e Oriente? Inflazione ed economia fattori decisivi”
La Turchia rimane un Paese diviso e ampiamente polarizzato, come dimostra l’analisi del voto nelle singole regioni, e il prossimo presidente avrà un compito molto difficile: mantenere la Turchia unita nonostante le spaccature. Lo dice a Formiche.net George Tzogopoulos, lecturer presso l’Istituto Europeo di Nizza Cife, fellow presso il Begin Sadat Center for Strategic Studies in Israele e presso la Hellenic Foundation for European and Foreign Policy in Grecia, che riflette sulla prima tornata elettorale e prova a tratteggiare come potrà evolversi (anche geopoliticamente) la seconda, prevista per il prossimo 28 maggio, con Erdogan ampiamente favorito. Sullo sfondo il rapporto con Nato e Ue, la reazione degli Usa e la possibilità che Washington sia portata a non fidarsi dopo un lungo periodo di amministrazione Erdogan.
Perché le elezioni turche sono le più incerte degli ultimi 20 anni?
Le elezioni parlamentari e presidenziali in Turchia determineranno il carattere democratico interno e l’orientamento della politica estera del Paese per gli anni a venire. Già il risultato delle elezioni parlamentari limita le possibilità per l’opposizione di attuare il suo programma, anche se il suo leader, Kemal Kilicdaroglu, vincesse il secondo turno delle elezioni presidenziali. Certo, stando al risultato del primo turno l’attuale presidente Tayyip Erdogan appare il favorito per la vittoria. Dobbiamo monitorare da vicino le strategie della campagna pre-elettorale fino al 28 maggio 2023 poiché la Turchia rimane un Paese diviso e polarizzato. Il prossimo presidente avrà un compito molto difficile: mantenere la Turchia unita nonostante le spaccature.
Dove ha perso consensi Recep Tayyip Erdogan?
L’analisi del comportamento di voto dei cittadini turchi dimostra che in alcune città turche, ad esempio ad Ankara e Istanbul ma anche a Izmir e Van, Tayyip Erdogan non è così popolare. Il suo stile di governo insieme ai problemi economici hanno portato numerosi cittadini a votare per Kilicdaroglu nella speranza di un cambiamento politico. Inoltre, sembra interessante che nella parte orientale della Turchia, e specialmente nelle province con una grande popolazione curda, i cittadini che hanno votato per il Partito della Sinistra Verde, sotto il quale corre il Partito Democratico del Popolo, abbiano mostrato una preferenza per Kilicdaroglu. In questo contesto, il risultato del primo turno delle elezioni presidenziali dimostra che la Turchia è divisa tra regioni che sostengono Erdogan e altre che sostengono Kilicdaroglu. E mostra che oltre ai due partiti principali, il Partito per la giustizia e lo sviluppo di Erdogan e il Partito popolare repubblicano di Kilicdaroglu, un’altra forza politica, il Partito della sinistra verde, ha avuto successo.
Il risultato del ballottaggio è già scritto a favore di Erdogan?
Sembra probabile. Dobbiamo anche aspettare e vedere la posizione degli elettori del terzo candidato presidenziale al primo turno delle elezioni presidenziali, Sinan Ogan. Erdogan giocherà la carta della stabilità politica dopo l’esito delle elezioni legislative, nelle quali il suo Giustizia e Sviluppo, parzialmente è stato il principale vincitore con 268 seggi e potrà mantenere la maggioranza nell’Assemblea Nazionale formando un governo con i suoi partner, principalmente il Partito del movimento nazionalista. Eppure, per diversi cittadini turchi il dilemma sarà lo stesso del 14 maggio: o vedere Erdogan restare al potere o optare per un cambio nonostante il risultato delle elezioni legislative.
Il deterioramento della situazione macroeconomica e l’inflazione giocano contro Erdogan o lo rafforzano perché i cittadini guardano alla sua esperienza?
Dipende dalla regione. L’analisi della geografia del voto mostra che in diverse regioni dove hanno vinto Kilicdaroglu e il suo Partito popolare repubblicano, il deterioramento della situazione macroeconomica ha giocato un ruolo critico per la decisione finale dei cittadini turchi. In altre città, dove hanno vinto Erdogan e il suo Partito Giustizia e Sviluppo, questo ruolo è stato molto meno significativo. Per analizzare meglio come pensano i cittadini turchi, dobbiamo guardare anche ad altri fattori come la religione. Erdogan è un attore politico molto importante in questo senso. La società turca è diversa dalle tipiche società occidentali.
Kemal Kilicdaroglu non poteva fare di più?
Era ovvio fin dall’inizio che Kilicdaroglu fosse nominato candidato presidenziale a seguito di dure discussioni tra diversi partiti politici senza una reale coesione. Aveva perso alcune volte contro Erdogan in passato. Quindi, il risultato del 14 maggio è stato una replica del risultato delle precedenti battaglie elettorali. Ancora più importante, la principale opposizione in Turchia ha mirato a detronizzare Erdogan ma non ha convinto la maggioranza dei cittadini che potrebbe offrire un’alternativa politica affidabile. Se un’altra persona politica potrebbe fare meglio di Kilicdaroglu, è troppo ipotetico. Dobbiamo concentrarci su questa scelta politica ora.
Se vincesse, il nuovo presidente avvicinerebbe davvero la Turchia all’Ue?
Kilicdaroglu tenterebbe di avvicinare la Turchia prima alla Nato e poi all’Ue. Ma la questione è se gli Stati Uniti potessero fidarsi della Turchia dopo un lungo periodo di amministrazione guidata da Erdogan che navigava tra Occidente e Oriente. Dubito che un Paese come la Turchia subirebbe immediatamente profondi cambiamenti. Il risultato delle elezioni parlamentari ha già messo un freno alle ambizioni. Ora ci aspettiamo continuità nella politica estera turca non dimenticando che la Turchia – sotto Erdogan negli ultimi mesi – ha già migliorato i rapporti con Israele, Egitto, Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita. Rimangono tuttavia irrisolti i problemi diacronici, in particolare la questione cipriota e l’aggressività turca nei confronti della Grecia. Ankara – indipendentemente dal risultato del secondo turno delle elezioni presidenziali – non accetterà mai un ruolo maggiore dell’Ue negli affari del Mediterraneo. I problemi nel funzionamento dell’Operazione Irini sono caratteristici. Inoltre, a medio termine, probabilmente aumenterà anche la tensione con gli Stati Uniti sulla presenza americana a Cipro (a seguito della revoca dell’embargo statunitense sulle armi).