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L’ora di un fondo per le imprese. Caroli (Luiss) commenta la proposta di Urso

Conversazione con il docente ed economista Matteo Caroli. Ben venga uno strumento a sostegno delle nostre imprese, purché segua logiche di mercato e non sia solo un paracadute da aprire in caso di crisi. L’Italia corre più della Germania perché ha una resilienza più lenta ma più efficace​

I francesi sono anni che blindano e valorizzano le proprie industrie. Con soldi pubblici o privati poco importa, quello che conta è difendere i propri interessi. E ora anche l’Italia ha deciso di cambiare passo. A muovere le fila ci ha pensato il ministro per le Imprese e il made in Italy, Adolfo Urso, che giorni fa ha lanciato un’idea ambiziosa.

Ovvero, un fondo sovrano nazionale per sostenere le imprese italiane e una nuova legge per difendere e rafforzare il made in Italy. Tutto per portare, forse già domani, all’esame del Consiglio dei ministri una apposita legge quadro che, oltre a contenere la nascita del fondo, prevede anche un primo passaggio normativo per arrivare all’istituzione dei cosiddetti licei del made in Italy, che dovrebbero essere legati ai principali distretti industriali.

Un progetto, quello delineato dall’ex presidente del Copasir, che arriva a distanza di pochi giorni dall’annuncio del governo francese di lanciare un programma da quasi 2 miliardi di euro di cui 500 milioni di fondi statali, a tutela delle aziende transalpine. In Italia l’obiettivo sarebbe quello di mobilitare nella prima fase circa 1 miliardo di euro considerando l’apporto di Cassa depositi e prestiti e possibilmente quello delle Casse previdenziali dei professionisti.

“Mi pare una proposta che ci può tranquillamente stare. D’altronde tutti i grandi Stati e le economie avanzate si sono dotate di veicoli con cui investire e supportare le proprie industrie. Non credo che ci siano le condizioni per parlare di sovranismo”, mette subito in chiaro Matteo Caroli, docente ed economista della Luiss. “Lo Stato può e deve anche svolgere una strategia di supporto allo sviluppo delle imprese, su questo ci sono pochi dubbi. Non dimentichiamoci che l’Italia ha una grande capacità di generare marchi ed eccellenze, che hanno successo all’estero. Ma che a un certo punto non riescono a diventare davvero grandi attori globali perché non hanno sufficiente supporto finanziario”, spiega Caroli.

“Dunque, immaginare una forma di sostegno in questo senso mi pare saggio. Parlo di partnership con cui far crescere queste imprese nel mondo. Un partner istituzionale importante, che ha una visione strategica e offre sostegno, può essere la scelta giusta”. Tuttavia, vanno fatte delle precisazioni. “Un fondo sovrano non è un fondo di private equity, questo è pacifico, ma non deve nemmeno essere il classico fondo salva-imprese. Deve generare risorse, fare business e magari pagare un dividendo allo Stato italiano”. Caroli poi si sbilancia sui recenti dati dell’Ue che danno l’Italia più svelta nella crescita, rispetto alla Germania.

“Certamente sta emergendo il fatto che abbiamo un sistema produttivo più resiliente, più lento magari degli altri, ma che alla fine emerge. Dovevamo andare in recessione nel 2022 e non ci siamo andati. Facciamo passi magari più piccoli, ma alla fine andiamo avanti. La verità è che abbiamo una grande capacità di andare all’estero. E anche per questo, tornando al discorso di prima, ben venga uno strumento in grado di sostenere le nostre imprese con logiche di mercato”.

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