La New development Bank, l’istituto che funge da motore dei Paesi Brics e di cui Pechino e Mosca sono azionisti di riferimento, cerca un nuovo socio. Che potrebbe essere Riad
La riposta cinese all’Occidente passa per l’Arabia Saudita? La New development bank, il fulcro dei Brics, ovvero il blocco di Paesi avanzati che vuole essere l’alternativa al G7, cerca un nuovo socio. Al momento sono sette gli azionisti, di cui quello più pesante è proprio Pechino, insieme alla Russia. Ma ora che l’economia del Dragone comincia a perdere giri, serve una nuova gamba. E la nuova gamba è Riad.
Un suo ingresso nell’azionariato rafforzerebbe le capacità di finanziamento della banca in un momento difficile per il gruppo cinese e per Mosca, anch’essa socio della banca, che sta accusando l’impatto delle sanzioni imposte dall’Occidente. Come i Brics hanno l’ambizione di fare da contrappeso al G7, così la New development si pone in alternativa alle istituzioni di Bretton Woods, come la Banca mondiale e il Fondo monetario internazionale, di stampo occidentale. È stata creata nel 2015 con l’obiettivo di finanziare progetti di sviluppo nelle economie emergenti: ha concesso prestiti per 33 miliardi di dollari a oltre novantacinque progetti nei paesi Brics, allargandosi poi agli Emirati Arabi Uniti, all’Egitto e al Bangladesh.
Ora, racconta il Financial Times, la New development è in trattative con l’Arabia Saudita per ammettere il Paese come suo nono membro. Una mossa che rafforzerebbe i legami tra la banca e il secondo produttore mondiale di petrolio. “In Medio Oriente, attribuiamo grande importanza al Regno dell’Arabia Saudita e siamo attualmente impegnati in un dialogo qualificato con loro”, ha dichiarato la stessa New development Bank. L’adesione rafforzerebbe i legami di Riad con i Paesi Brics in un momento in cui l’Arabia Saudita, il più grande esportatore mondiale di greggio, sta anche perseguendo relazioni più strette con la Cina.
Ma la connection con il Golfo non si ferma qui. La Cina è infatti in trattative con l’Arabia Saudita ed Egitto per importanti contratti di compravendita di armi che accrescerebbero l’influenza di Pechino in Medio Oriente e che consentirebbero al Cairo e a Riad di diversificare i propri approvvigionamenti in materia di difesa, attualmente legati quasi esclusivamente a Stati Uniti e Russia. In particolare, la Saudi Arabia Military Industries starebbe trattando con la China North Industries Group Corporation l’acquisto di droni Sky Saker FX80, di droni a decollo verticale CR500, di droni kamikaze Dragon 5 e 10 e di sistemi di difesa aerea a corto raggio HQ-17AE.