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Consiglio Affari Esteri Ue, Tajani porta le priorità dell’Italia

Molti i temi in agenda per il ministro degli Esteri Antonio Tajani, oggi a Bruxelles, legati dal comune denominatore delle politiche europee su tre dossier strategici come la guerra in Ucraina, la stabilità in Nord Africa e nei Balcani Occidentali e la possibile conferenza sulla Siria

Prima una riunione dei ministri degli Esteri del Ppe, in seguito un vertice con gli omologhi di Spagna e Svezia per ragionare di flussi migratori a margine del Consiglio Ue Affari Esteri (Cae) presieduto dall’Alto rappresentante dell’Ue per gli affari esteri e la politica di sicurezza Josep Borrell. Molti i temi in agenda per il ministro degli Esteri Antonio Tajani, oggi a Bruxelles, legati dal comune denominatore delle politiche europee su tre dossier strategici come la guerra in Ucraina, la stabilità in Nord Africa e nei Balcani Occidentali e la possibile conferenza sulla Siria. Solo da un’azione coordinata, ha twittato il vicepremier, è possibile individuare soluzioni adeguate.

Migranti

Nel bilaterale con il ministro degli Esteri spagnolo, Jose Manuel Albares, Tajani ha ribadito le politiche italiane su migrazione e asilo così come fatto con lo svedese Tobias Billstrom: “Si tratta di una sfida europea e come tale richiede una risposta corale, equilibrata e ambiziosa”, ha scritto in un tweet. Appare evidente come il tema rivestirà un’importanza strategica in vista della presidenza di turno spagnola del Consiglio dell’Ue che inizierà il 1 luglio. Di migrazioni Tajani ha discusso anche con la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola, prima di concentrarsi sui Balcani occidentali, su cui i ministri degli Esteri dell’Ue terranno una discussione informale con gli omologhi dei sei Paesi coinvolti, ovvero Albania, Bosnia-Erzegovina, Kosovo, Macedonia del Nord, Montenegro e Serbia.

Africa

Altro tema sul tavolo l’Africa: in primis la Tunisia che è diventato anche un tema europeo grazie in particolare all’impulso italiano, dal momento che numerose sono state le pressioni dello stesso Tajani per favorire la tranche di prestiti da parte dell’Fmi, oltre che un supporto diretto al governo di Tunisia sia per far fronte alla grave crisi finanziaria in atto, sia per affrontare la questione migratoria con maggiori mezzi. Contingenza che si lega a doppia mandata alla crisi in Sudan, che in prospettiva potrebbe portare un aggravamento dei flussi migratori, premendo proprio su quel versante che “sfocia” sulle coste nordafricane.

Ucraina

C’è stato spazio anche per la questione legata al possibile invio di F16 in Ucraina, su cui Tajani ha osservato che l’Italia non ne ha, quindi non ne può fornire: “Sugli F16 decideremo tutti insieme, con i partner europei e con la Nato. Non avendo l’Italia in dotazione F16 non ne può fornire, ma lavoreremo per prendere una decisione comune con gli alleati”.

Siria

Infine la Siria, su cui all’orizzonte si apre la possibilità di una conferenza ad hoc: sul punto si registra l’annuncio del ministero degli Esteri turco di una “tabella di marcia” per il ritorno dei profughi siriani, un piano piano preparato a seguito di un vertice a Mosca tra i ministri degli Esteri di Russia, Turchia, Iran. Fino a questo momento circa mezzo milione di siriani sono stati rimandati in patria ma non è sufficiente secondo Ankara.

Sul punto si segnala l’impegno del leader dell’opposizione turca, Kemal Kılıçdaroğlu, che si è impegnato a rimpatriare milioni di rifugiati nei loro Paesi d’origine, in vista del ballottaggio previsto domenica prossima. Ha inoltre accusato Recep Tayyip Erdoğan di aver “deliberatamente permesso a dieci milioni di rifugiati di entrare in Turchia”.

Verso le europee

Ma la tappa europea del ministro Tajani rappresenta anche un sostanzioso avvicinamento alle urne del 2024, dove i Paesi della famiglia popolare arrivano con premesse diverse rispetto a cinque anni fa. È il caso della Grecia, che nelle seconde elezioni del 25 giugno dovrebbe confermare il governo uscente guidato da Kyriakos Mitsotakis, così come la Spagna dove si voterà entro l’anno e dove i sondaggi danno in vantaggio i popolari alleati con Vox.

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