All’Istituto affari internazionali la prima di una serie di conferenze collegate dal macro-tema dei rapporti tra i Paesi industrializzati e il cosiddetto “Global South”. Dalla discussione emerge una visione sistemica e una consapevolezza delle difficoltà da affrontare. Ma ci sono anche sviluppi positivi. Ecco chi c’era e cosa è stato detto
Non solo problematiche economiche, ma anche biodiversità, food security e questione di genere. Queste le tematiche affrontate durnte il panel The Role of the G7 in Promoting North-South Cooperation, tenutosi il 29 Maggio presso la sede romana dell’Istituto Affari Internazionali.
Il dibattito è stato introdotto da una conversazione tra il presidente dell’Istituto, l’ambasciatore Ferdinando Nelli Feroci, e l’ambasciatore Luca Ferrari, sherpa del G7/G20 presso Palazzo Chigi. Il dibattito si è incentrato sul ruolo dell’Italia sia al summit appena conclusosi a Hiroshima che a quello previsto per il 2024, che sarà presieduto dall’Italia e si terrà in terra pugliese.
La seconda parte dell’evento ha invece visto l’intervento di personalità provenienti dalla comunità scientifica, dalla società civile e dalle istituzioni tanto italiane quanto straniere, ognuno dei quali ha portato il proprio punto di vista sulla cooperazione tra i Paesi membri del G7 e il cosiddetto Global South, riconoscendo i risultati raggiunti e individuando le priorità da perseguire.
Anna-Katharina Hornidge, direttrice del German Institute of Development and Sustainability, ha sottolineato l’importanza della collaborazione tra mondo pubblico e settore privato per raggiungere gli obiettivi prefissati dalle Nazioni Unite all’interno della 2030 Agenda for Sustainable Development. “Azioni concrete in questo senso sono fondamentali per sottolineare l’importanza di questo tema”, ha specificato la studiosa tedesca.
Francesca Utili, direttrice del dipartimento Rapporti Finanziari Internazionali presso il ministero dell’Economia e delle Finanze, ha posto l’accento sulla visione a lungo termine che il G7 deve assumere. “Il G7 dovrà essere ambizioso nel rispondere alle sfide di portata globale. L’ iniziativa Resilient and Inclusive Supply Chain promossa durante il summit presieduto dal Giappone, che sarà lanciata ufficialmente quest’autunno, è un ottimo esempio di come il forum intergovernativo deve approcciarsi a simili questioni” sono le parole della dirigente del Mef, che si esprime anche su quanto la continuità tra G7 e G20 sia cruciale per una cooperazione efficace tra Nord e Sud del mondo, portando un altro esempio: “All’interno del vertice del G20 tenutosi nel nostro paese due anni fa, l’Italia ha lavorato per costituire una Task Force sulla Gestione delle Pandemie. Nel G7 di Hiroshima, il Giappone ha spinto per incrementare le risorse economiche e politiche da destinare alla prevenzione e al contrasto di nuove pandemie future. Questa è la strada da percorrere”.
“I think tank sono fondamentali per comunicare le posizioni della società civile nei dibattiti politici ed economici mondiali. Ma non solo, servono anche a proporre soluzioni a questi dibattiti”. Così spiega Tetsushi Sonobe, direttore del think tank giapponese Asian Development Bank Institute, discutendo del supporto che i centri di ricerca danno ai lavori dei grandi summit multilaterali in contesti come quello del T20: una rete di think tank rappresentativi dei paesi membri del G20 (di cui fa parte anche l’Istituto Affari Internazionali), il cui scopo è contribuire al processo del G20 e alla governance economica globale tramite analisi e proposte politiche. Sonobe ritorna anche sulla questione della continuità tra G7 e G20, anche se in ottica più pessimista: “Al G7 di Hiroshima si è discusso di non-proliferation e disarmo atomico. Dubito che una simile questione sarà trattata al G20 del prossimo Settembre”.
Il ruolo degli investimenti multilaterali è stato invece il fulcro dell’intervento del responsabile della nuova direzione Cooperazione internazionale e finanza per lo sviluppo di Cassa Depositi e Prestiti, Paolo Lombardo, secondo cui “le economie più robuste non si organizzano in piattaforme di co-finanziamento soltanto per mettere insieme le risorse; queste sono le sedi dove si prendono le decisioni, e soprattutto dove si creano rapporti con i partner dei mercati emergenti”.
L’ultimo intervento è quello di Valeria Emmi, portavoce per Global Call to Action Against Poverty (GCAP). Emmi ribadisce il ruolo ricoperto dalla società civile nel modellare l’agenda dei grandi incontri internazionali tramite iniziative come il Civil 7, uno degli Engagement group ufficiali presso il G7 (di cui fa parte anche la sezione italiana di GCAP): “Questa rete, interlocutore ufficiale durante del format G7, rappresenta le istanze dei cittadini di più di 70 paesi, che altrimenti non potrebbero esprimere la propria voce. Canalizzando quest’influenza si può intervenire nel processo di agenda setting delle grandi conferenze multilaterali, tenendo alto lo slancio e raccogliendo risultati concreti su questioni urgenti per i cittadini di tutto il mondo”. La portavoce si esprime anche sul ruolo dell’Italia in questo momento storico: “La pandemia e l’invasione russa dell’Ucraina stanno portando ad una crisi globale, con sfide strutturali e sistemiche. C’è urgenza di affrontarle, ma per far ciò c’è bisogno di una revisione comprensiva dell’approccio politico. Il G7 a presidenza italiana può giocare un ruolo cruciale nel promuovere il consensus sull’accelerazione della realizzazione di questi obiettivi. È l’occasione per l’Italia di assumere una leadership globale.”