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Da De Gasperi a Meloni, chi c’era e cosa si è detto all’Aspenia talk

L’occasione del centesimo numero della rivista trimestrale celebrato presso l’American Academy a Villa Aurelia è stato utile per riflettere sulle nuove sfide di Ue e Italia, come natalità, pil e austerità. Amato: “L’Italia può diventare l’ago della bilancia in ambito di Consiglio europeo”. Tremonti: “Decennio sciagurato, con il passaggio dall’austerity a liquidity”

Un miracolo, quello di Alcide De Gasperi, da utilizzare come bussola e un atlantismo, quello di Giorgia Meloni, che tocca l’oggi politico. Si è concentrato su questi due macro temi il centesimo numero della rivista trimestrale di Aspen Institute Italia, celebrato presso l’American Academy a Villa Aurelia. Un’occasione di analisi e di ascolto non solo sulle dinamiche economiche ma anche sul posizionamento dell’Italia nel contesto internazionale, ovvero Stati Uniti e Ucraina. Punto di partenza la domanda se l’Italia sia ancora o meno un Paese di second’ordine.

L’unione monetaria nasce, così come Schengen, da un’intesa franco-tedesca a cui l’Italia si è aggregata con un sostegno attivo, ha osservato Giuliano Amato, presidente onorario di Aspen Institute Italia, dal momento che all’indomani della Brexit l’Italia ha incarnato di fatto un ruolo ancora più strategico. Secondo Amato “l’Italia può diventare l’ago della bilancia in ambito di Consiglio europeo, e questo permetterebbe di compiere progressi verso una politica industriale europea”.

Ha dunque messo l’accento sulla non-paternità della destra sulle politiche per la natalità, un tema che “serve al Paese”. Siamo in una situazione in cui i giovani sono orientati solo a fare scelte reversibili e a sfuggire alle scelte irreversibili, quindi è un problema anche fortemente culturale oltre che economico. “I figli – prosegue – si facevano quando erano una necessità, quando sono diventati una scelta si è smesso di farli. Il rischio è che non ci sarà più il welfare. Esaltiamo la creatività in tutte le cose che finiscono con un ‘punto 0’, come ‘4.0’, ma la procreazione è l’atto principale attraverso il quale si manifesta la creatività che rimane nelle generazioni successive”.

Ma come legare idealmente il pil che permette, ad esempio, di avere più figli, con l’esigenza del bene comune, anche tarato sul domani prima che sull’oggi? Secondo Giulio Tremonti, presidente Aspen Institute Italia, “non tutto ciò che è essenziale e morale è nel pil, ma è nell’orgoglio e nel sentimento di una partecipazione collettiva basata sulla nostra identità, risalendo dalle origini del romanticismo di Mazzini e passando dal pragmatismo di Cavour”. In quest’ottica si legge la riflessione dell’ex ministro dell’economia quando dice che negli ultimi anni in Ue è stata creata una massa di moneta folle.

Il suo riferimento è al passaggio dall’austerity a liquidity in un decennio “sciagurato”. Il vero rischio è che “questa enorme massa di moneta, creata dal nulla e mossa elettronicamente, faccia saltare tutto dall’alto”. Siamo al termine di uno sciagurato decennio, sottolinea Tremonti, che comincia “passando dall’austerity, che è una cavolata, alla liquidity, che è ancora peggio. I conti si facevano in ‘billion’ ora si fanno in ‘trillion’. Era vietato alla banca centrale finanziare i governi, ha finanziato invece i debiti pubblici di tutta Europa. C’era un tetto all’inflazione che adesso invece è all’8%”.

Sul punto l’ex ministro, attualmente presidente della Commissione esteri della Camera, da tempo ha manifestato la propria convinzione che lo scenario sia ben più grave di quello andato in scena nel 2008, osservando che quella crisi non è mai finita, inviando un netto rimprovero alla Bce: “Fa molta fatica a comprendere la realtà che essa stessa ha creato”. Mentre all’Ue fa notare che “l’eccesso di suggestione ambientale spiazza l’industria”.

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