In occasione della Giornata dell’Europa e guardando all’Italia, ancora attuali sono i principi che hanno ispirato il contributo essenziale che il nostro Paese, e i suoi statisti nelle istituzioni, hanno fornito al cammino europeo. Un cammino di costruzione dell’Ue ancora da completare, ma le scelte dell’oggi saranno quanto mai essenziali per determinare il domani
Non è un caso che la Giornata dell’Europa venga celebrata nell’anniversario della Dichiarazione Schuman sull’Europa, che si tenne il 9 maggio 1950, poiché in tale dichiarazione sono contenuti i principi ispiratori del cammino che ha portato alla nascita della Comunità e poi dell’Unione Europea, molti dei quali ancora oggi sono all’ordine del giorno.
Così come, guardando all’Italia, ancora attuali sono i principi che hanno ispirato il contributo essenziale che il nostro Paese, e i suoi statisti nelle istituzioni, hanno fornito a questo cammino.
Ci sono almeno tre passaggi della dichiarazione Schuman che penso che ancora oggi necessitino di essere particolarmente sottolineati: “Il contributo che un’Europa organizzata e vitale può apportare alla civiltà è indispensabile per il mantenimento di relazioni pacifiche”; “L’Europa non potrà farsi in una sola volta, né sarà costruita tutta insieme; essa sorgerà da realizzazioni concrete che creino anzitutto una solidarietà di fatto”; “Un rappresentante delle Nazioni Unite presso detta autorità sarà incaricato di preparare due volte l’anno una relazione pubblica per l’Onu, nelle quale renderà conto del funzionamento del nuovo organismo.”
Tre temi ancora estremamente attuali.
Il primo che sottolinea come l’Unione europea avesse come fine ultimo quello della pace. Tra i popoli europei in primo luogo, ma anche come stabilizzatore di relazioni pacifiche sull’intero scacchiere internazionale.
Questo è vero anche oggi, quando il sostegno all’Ucraina e il dibattito sulla difesa comune e su una sempre maggiore capacità di parlare ad una unica voce sui tavoli internazionali non possono che avere la pace come stella polare.
Il secondo punto riguarda il tema della solidarietà come architrave dell’Unione. Questo richiama oggi lo spirito che ha sotteso il Next Generation Eu e il modo con cui l’Unione europea ha affrontato la crisi causata dalla pandemia da coronavirus. Cambiando totalmente paradigma rispetto al modo in cui aveva affrontato la crisi dei debiti sovrani. Andando, con il Next Generation Eu, a determinare dei meccanismi di solidarietà tra gli Stati, anche ricorrendo all’emissione di debito comune. Questa modalità dovrebbe oggi diventare una regola, e non un’eccezione, non solo nell’affrontare i momenti di crisi ma anche per affrontare le grandi sfide che l’Unione ha innanzi a sé, e i cui ingenti costi non possono gravare, quantomeno non interamente, sui bilanci dei singoli Stati né tantomeno sui loro cittadini. Penso alle grandi sfide contenute nell’Agenda Onu 2030 sullo sviluppo sostenibile e, tra queste, ad esempio, alla transizione green. Con ricadute dirette sull’economia e sui cittadini, come accadrebbe per quanto legato oggi al dibattito sulla transizione verde dell’automotive o sull’efficientamento energetico delle abitazioni. Questa riflessione rimanda all’apertura per una revisione dei Trattati, nella direzione di maggiore coesione, solidarietà e sviluppo (crescita).
Il terzo punto richiama l’importanza del multilateralismo. In un’epoca storica apolare, caratterizzata dal confronto/scontro, ormai drammaticamente anche armato, tra potenze, sarebbe fondamentale, con il contributo essenziale dell’Ue, riscoprire e rideterminare la centralità di organismi quali l’Onu e la Wto. Per insistere su regole comuni, meccanismi di controllo, e maggiore condivisione e coesione su obiettivi condivisi.
Alcuni dei principi ispiratori dell’Unione europea sono riscontrabili anche nel contributo di alcuni grandi statisti del nostro Paese.
Penso ad Alcide De Gasperi, padre riconosciuto dell’Unione europea con Adenauer e Schuman, e, ad esempio, alla sua celebre frase pronunciata ricevendo nel 1952 il premio Carlo Magno per il suo impegno per l’Europa, quando disse: “Il futuro non verrà costruito con la forza, nemmeno con il desiderio di conquista, ma attraverso la paziente applicazione del metodo democratico, lo spirito di consenso costruttivo e il rispetto della libertà”.
Oppure penso all’impegno di Aldo Moro, da presidente del Consiglio Europeo, a favore dell’elezione a suffragio universale del Parlamento Europeo. O al ruolo di Emilio Colombo, da presidente del Parlamento Europeo, nel guidare il Parlamento verso la prima elezione a suffragio universale del Giugno 1979.
Nelle parole di De Gasperi riscontro la forte coscienza di come solo il rispetto delle regole democratiche, e la loro condivisione, avrebbe permesso di raggiungere compiutamente gli obiettivi ispiratori dell’Unione europea. E questo rimanda a mio avviso alla ulteriore prospettiva, che andrebbe anche oltre la revisione dei Trattati, dell’adozione di una vera e propria Costituzione Europea, partecipata, che nasca dal basso, con il coinvolgimento dei cittadini nel dibattito. E completi idealmente il percorso avviato con i lavori della Convenzione europea, istituita nel 2001, che non riuscì a fare abbastanza breccia nel dibattito pubblico e rimase incompiuto a seguito della bocciatura in alcuni Stati della ratifica della Costituzione, portando poi al Trattato di Lisbona nel 2007.
Nel lavoro, tra gli altri, di Aldo Moro ed Emilio Colombo a favore dell’elezione del Parlamento europeo a suffragio universale vedo oggi l’importanza di riscoprire la centralità del Parlamento Europeo. Risolvendo e superando gli scandali di questi ultimi mesi, e riuscendo a fare sì che le elezioni europee, a partire da quelle del prossimo anno, siano sempre più sentite dai cittadini per un dibattito incentrato su temi che riguardano le istituzioni europee, e non, come spesso è accaduto, focalizzandole su questioni di dibattito interno quasi fossero una ulteriore elezione politica nazionale. In quest’ottica sarebbe auspicabile che le proposte nei singoli Stati si ponessero sempre più in linea, nei valori e nei programmi, con le grandi famiglie politiche e culturali storicamente presenti in Europa.
Il cammino di costruzione dell’Unione europea è un cammino ancora da completare, ma le scelte dell’oggi saranno quanto mai essenziali per determinare il domani.