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Le carte su cui Mitsotakis si gioca il bis (e il rischio di votare ancora). Parla Mavrommatis

“Il governo conservatore uscente? Ha aumentato gli stipendi, annullato l’effetto Moria e disegnato nuove alleanze internazionali”. Intervista all’ex eurodeputato greco alla vigilia delle urne, secondo cui Meloni ha il sostegno di Atene, che è favorevole al dialogo Ppe-Ecr. Tajani? “Sarebbe un ottimo presidente della Commissione”

Stabilità, energia e geopolitica delle alleanze internazionali sono i tre risultati con cui il premier greco conservatore, Kyriakos Mitsotakis, si presenterà domenica prossima dinanzi agli elettori, dice a Formiche.net Manolis Mavrommatis, giornalista greco ed europarlamentare del Ppe dal 2005 al 2009 oltre che consigliere speciale nel gabinetto della ex Commissaria Georgieva. L’esperto analista riflette sia sui risultati raggiunti dal governo di Nea Dimokratia, sia sulle relazioni con l’Italia e con Giorgia Meloni anche in vista delle prossime elezioni europee, dove Atene non solo caldeggia il dialogo tra Ppe e Ecr, ma vedrebbe di buon occhio la candidatura di Antonio Tajani alla presidenza della Commissione Ue.

Quali sono i risultati ottenuti dal governo Mitsotakis in questi 4 anni?

Aumento degli stipendi minimi da 650 a 780 euro; tasse in calo al 20%; disoccupazione scesa fino all’11,2% dal 13%. Inoltre misure per la sanità con aumento salariale e del personale medico, aumento all’incirca del 3% dello sviluppo, assunzione di 12.000 professori nelle scuole medie, oltre a misure ad hoc per affrontare l’emigrazione di massa, passata da un milione a 12mila ingressi che vivono dignitosamente in Grecia: in questo modo è stato annullato l’effetto Moria. Aggiungo che le misure per affrontare il Covid messe in campo dal governo greco sono state tra le migliori al mondo, così come riconosciuto unanimemente grazie alla commissione apposita promossa dal governo. Non per ultimi, segnalo i programmi per la difesa con i mercati di Francia, Italia e Germania per quanto riguarda aerei e carri armati senza dimenticare il materiale per la difesa al confine di Evros, considerato anche il confine Europa.

Come è cambiata l’immagine internazionale della Grecia?

La Grecia, grazie alla politica estera, è riuscita in questo momento ad avere alleati importanti, soprattutto gli Usa, con le quattro basi aeree Nato. In Ue la Grecia vanta una forza importante, in testa Manfred Weber, presidente del Ppe, nonché il nuovo segretario Thanasis Bakolas e da sempre con i componenti, in testa l’Italia con il ministro Antonio Tajani e il nostro amico Mario Mauro ancora oggi. Inoltre il gruppo spagnolo con Pons, López Isturiz, Manuel Marcallo, Paco Millán Mon. Senza dimenticare l’appoggio in favore dell’Ucrania e il dialogo con Roberta Metsola e Ursula von der Leyen.

Perché una Grecia stabile è utile a tutto il Mediterraneo, quindi anche all’Italia con cui condivide le questioni energetiche?

Perché i due Paesi somigliano molto e la loro cultura si può mettere in evidenza proprio con gli interessi comuni. Hanno gli stessi problemi ma, come Paesi mediterranei, hanno più possibilità di una collaborazione comune sul Mediterraneo stesso: quindi assieme possono trovare intese sul piano energetico. Il mar Ionio è quasi un confine comune. Inoltre nel sud del Mediterraneo i due Paesi hanno ottime relazioni con i Paesi africani come anche all’est. Con l’attuale governo italiano i rapporti di Atene sono ottimi: il governo Meloni vanta un’intesa che si può trasformare, nel prossimo futuro, in alleanza che diventerà un punto di forza internazionale.

Cosa pensa il governo greco del dialogo tra Ppe di Weber e Ecr di Meloni?

Se Meloni troverà l’intesa con il gruppo Ppe la Grecia si dichiarerà favorevole, è sufficiente il sì di qualche altro Paese come Francia, Spagna e Olanda. Inoltre il premier greco Mitsotakis è molto vicino a Weber, per cui non andrà contro il dialogo con Meloni. Discuteranno, poi, del fatto che Macron vede Meloni come pericolo per il governo francese alle prossime elezioni europee e naturalmente in Francia per le presidenziali. Ma tutto dipenderà dal numero di eurodeputati di ogni Paese e nei gruppi politici all’interno del Parlamento europeo, dove i socialisti faranno di tutto per aumentare i seggi e la direzione della commissione. A proposito, Tajani grande amico della Grecia farebbe bene più di Metsola o di von der Layen, sarebbe un ottimo presidente della Commissione europea. Si vedrà.

È più probabile un’alleanza di Nea Dimokratia con il centro o nuove elezioni in luglio?

Per il momento il Pasok, con le sue attuali posizioni, difficilmente accetterà Mitsotakis come primo ministro. Lo dichiara il leader Andrulakis, il quale vede Mitsotakis come politico di estrema destra e incapace di guidare per altri quattro anni il Paese: per il Pasok è peggio di Tsipras. Per un altro motivo trovo l’intesa difficile, perché Tsipras farà di tutto per far parte del gruppo socialista occupato dal Pasok. Tra i due c’è una guerra aspra e Andrulakis con molti problemi interni non vorrebbe un alleato socialista. Il centro non esiste in Grecia. Per cui dopo le elezioni di domenica prossima se a Nea Dimokratia serviranno dieci o quindici deputati non è escluso che questo numero potrà giungere da altri partiti, senza però che Nea Dimokratia si allei con altre forze. Perché allora le cose si complicheranno in vista delle seconde elezioni, che in molti già pronosticano il 2 luglio.

@FDepalo


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