La Lega in Europa deve “toccare palla ed essere incisiva”. Per riuscirci, occorre “uscire dal gruppo Id”, dice a Formiche.net il vicesegretari del Carroccio, Andrea Crippa. “Non sono più accettabili certe posizioni filo-russe, che poi significano filo-cinesi. Non possiamo essere ambigui sul conflitto in Ucraina: Putin è l’aggressore”. Il riferimento? “Deve essere la Nato”
La Lega è a un bivio. Con l’avvicinarsi della scadenza elettorale delle Europee il partito guidato da Matteo Salvini si sta interrogando sulla propria collocazione a Bruxelles. Non c’è dubbio che, ormai, Id sia un gruppo che sta stretto a molti. Specie perché all’orizzonte si staglia una geometria politica ben diversa da quella attuale, con Ppe ed Ecr sempre più “vicini”. Di questi temi si è parlato nel corso del consiglio federale leghista, ieri in via Bellerio. Per il vicesegretario del Carroccio, il deputato Andrea Crippa, la strada è molto chiara: “Uscire da Id, che ormai è considerato un gruppo ‘tossico’ ed essere un elemento di aggregazione tra Ppe ed Ecr”.
Si tratta di una via percorribile?
Durante il federale di ieri, che è stato per lo più interlocutorio, io ho portato avanti una posizione netta: la Lega è un partito del fare, che esprime un modello di buongoverno sui territori e che ha dimostrato di dare il meglio di sé quando ha avuto la possibilità di “toccare palla”. Le Regioni che amministriamo sono fiori all’occhiello, ad esempio. Anche in Europa non possiamo più permetterci di essere ininfluenti.
L’uscita da Id è un passaggio inevitabile?
Sì, anche perché, ribadisco, attorno al gruppo è stato creato una sorta di cordone sanitario che lo ha reso nei fatti assolutamente irrilevante in termini decisionali. Non ce lo possiamo permettere se vogliamo contare qualcosa. C’è, oltre a questo, una ragione culturale.
Si riferisce alle posizioni di alcuni esponenti del gruppo sulla guerra in Ucraina?
A mio modo di vedere non sono più accettabili certe posizioni filo-russe, che poi significano filo-cinesi. Non possiamo essere ambigui sul conflitto in Ucraina. Anzi, bisogna ribadire a gran voce che l’aggredito è il popolo ucraino e l’aggressore è Putin. Nel nostro dna c’è l’atlantismo. Quello deve essere il nostro punto di riferimento.
Quale ruolo interpretare nell’ambito della possibile “federazione” tra Ecr e Ppe?
La Lega ha due possibilità secondo me. Da una parte iniziare un dialogo serio con i popolari, in modo da garantire un ulteriore apporto che culminerebbe in un’affluenza nel gruppo. In questa prospettiva, peraltro, la Lega potrebbe consolidare il Ppe essendo uno dei pochi partiti che (assieme a Forza Italia) nel suo Paese è al governo. La seconda ipotesi è quella di creare un gruppo a sé, facendo in qualche modo da “stampella” all’aggregazione conservatrice-popolare. Noi dobbiamo essere i facilitatori di questo percorso.
Che tipo di riflessi si aspetta, in Italia, a seguito delle elezioni Europee del 2024 per la Lega e per il centrodestra in generale?
La Lega potrebbe acquisire consenso se, ribadisco, sarà in grado di esprimere quella forza pragmatica di cui è espressione, rendendosi anche più “potabile” per l’elettorato moderato e abbandonando definitivamente l’anti-europeismo. Per l’Italia non è pensabile uscire dall’Europa, è invece auspicabile lavorare per incidere maggiormente nei suoi equilibri e nelle sue direttive. Penso che, più in generale, assisteremo a un’affermazione del centrodestra, che si giocherà la sua partita sulla concretezza dei programmi.
Prima ha fatto un accenno piuttosto critico alla Cina. Che posizione ha lei sul memorandum?
Difficilmente sosterrei una posizione che potrebbe consegnare il Paese nelle mani dei cinesi permettendo loro, tra l’altro, di realizzare infrastrutture strategiche.