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Incontro Wang-Sullivan. Cina e Usa provano a disinnescare le tensioni

I due alti funzionari inviati da Washington e Pechino si sono incontrati a Vienna per riaprire il meccanismo di comunicazione con cui le due potenze globali vorrebbero cercare di condividere alcuni dossier di alto livello ed evitare incidenti

Cina e Stati Uniti si sono parlati. In un incontro a Vienna, il consigliere per la Sicurezza nazionale statunitense, Jake Sullivan, e il capo della diplomazia del Partito comunista cinese, Wang Yi, si sono confrontati sul tema più profondo delle relazioni tra le due potenze: mantenere attivo un canale di comunicazione (di più alto livello possibile) nonostante la competizione globale in corso.

La necessità di stabilizzare le relazioni – attualmente su uno dei livelli più bassi dal riavvio dei rapporti diplomatici del 1972 – è evidente riguardo a temi come le questioni di sicurezza globale, la guerra russa in Ucraina e la situazione a Taiwan. La Casa Bianca ha dichiarato che i due rappresentanti hanno avuto due giorni di discussioni “sincere, sostanziali e costruttive”.

“Le due parti hanno concordato di mantenere un importante canale strategico di comunicazione per portare avanti questi obiettivi, sulla base dell’impegno assunto dal presidente Joe Biden e dal presidente Xi [Jinping] a Bali, in Indonesia, nel novembre 2022″, dice Washington.

In quell’occasione, a margine di un vertice del G20, i due leader avevano concordato sulla necessità di stabilire un floor per le relazioni e di garantire che la competizione tra le potenze non “sfoci in un conflitto”. Sotto quest’ottica, gli scambi diplomatici dovevano essere in qualche modo riavviati da una visita del segretario di Stato Antony Blinken a Pechino, ma il viaggio è saltato quasi all’ultimo minuto perché gli americani hanno accusato i cinesi di aver inviato un pallone-spia sopra alcune strutture sensibili statunitensi.

Biden aveva dato l’ordine di abbattere il pallone aerostatico e Pechino aveva criticato la linea eccessivamente aggressiva di Washington contro quella che identificava come una strumentazione per il controllo metereologico finita per incidente fuori rotta. Blinken aveva poi incontrato Wang alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco di Baviera a febbraio, ma l’incontro è stato teso e improduttivo. Qualcosa sta cambiando? Forse, ma con tutte le complessità del caso.

In un altro segnale sulle buone volontà per un miglioramento delle relazioni, questa settimana il ministro degli Esteri cinese, Qin Gang, ha incontrato l’ambasciatore statunitense a Pechino, Nicholas Burns. Anche la rappresentante commerciale statunitense, Katherine Tai, dovrebbe incontrare il ministro del Commercio cinese, Wang Wentao, in occasione di un vertice della Asia-Pacific Economic Cooperation che ci sarà a Detroit questo mese. Nel frattempo, il diplomatico Xie Feng dovrebbe arrivare a Washington per prendere il posto lasciato vacante dalla promozione di Qin e aiutare anche lui (come aveva fatto il predecessore) a costruire la tela delle relazioni.

Il faccia a faccia tra Sullivan e Wang è importante perché potrebbe aver riaperto anche spazi per riprogrammare la visita di Blinken, mentre anche la segretaria al Tesoro, Janet Yellen, e quella al Commercio, Gina Raimondo, pianificano un viaggio in Cina – se ci saranno le condizioni. Qualcosa di simile la sta facendo Lloyd Austin: il capo del Pentagono vorrebbe incontrare Li Shangfu, il ministro della Difesa, per discutere di meccanismi di comunicazione anche operativa per evitare incidenti. Pechino si è rifiutata di organizzare il vertice military-to-military per ora.

I due potrebbero vedersi a Singapore (a latere dello Shangri-La Dialogue, conferenza internazionale sulla sicurezza) ma la Cina vuole che Li venga rimosso da una blacklist statunitense in cui è inserito dal 2018 perché accusato di gestire un programma di acquisto di armi dalla Russia. Washington ha detto che l’incontro sarebbe possibile (precisazione non banale visto che un segretario che incontra un funzionario di un Paese rivale per giunta sanzionato potrebbe alzare critiche mediatiche e tecniche). Pechino vorrebbe evitare per una questione di immagine (nella sostanza vuole evitare di farsi vedere asservita alle disposizioni statunitensi).

America e Cina sono arrivate ai minimi storici per una crisi piuttosto banale, ma inserita in un contesto delicatissimo: l’abbattimento di un pallone di sorveglianza cinese senza pilota, che ha segnato un momento particolare (il viaggio organizzato da Blinken) e aperto a una crisi di fiducia – spinta anche dai rispettivi falchi interni. Viene da chiedersi: che speranze hanno di gestire una collisione come quella che nel 2001 uccise un pilota delle forze armate cinesi e costrinse un aereo spia americano ad atterrare in una base aerea cinese? Le comunicazioni sono importanti anche per questo.

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