Skip to main content

Connettività India-Medio Oriente. Un’alternativa alla Via della Seta che piace all’Italia

Il cosiddetto “costrutto indo-abramitico” e i progetti che si muovono su questo asse hanno valore altamente strategico e dimostrano l’interesse dell’India di mostrarsi come alternativa (insieme agli Usa) alla Belt and Road Initiative cinese. Dinamiche dell’I2U2 molto importanti per l’Italia

L’iniziativa pensata per costruire un progetto di connettività che colleghi la regione del Golfo con l’India significa innanzitutto che Nuova Delhi è pronta a partecipare agli sforzi per costruire un’alternativa alla Via della Seta cinese. È un significato sottinteso, perché ufficialmente non se ne parla, ma ufficiosamente è diverso. Chi partecipa a questa serie ampia e articolata di dibattiti spiega che per farlo gli indiani si muovono anche oltre alla regione indopacifica, sfruttando la connotazione geostrategica che li pone come fulcro tra Indo Pacifico e Mediterraneo allargato.

E per questo progetto l’India chiede la partecipazione di quasi-nuovi partner in Medio Oriente — Paesi ricchi e orientati verso forme di sviluppo che passano anche dalla logistica strategica e interconnessioni di vario genere, per esempio Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita. Contemporaneamente, lo sviluppo di questo ragionamento progettuale in sede I2U2 — ossia il sistema minilaterale tra India, Israele, Usa, UAE — pone l’iniziativa su un piano un cui gli Stati Uniti possono avere un ruolo centrale. E la possibilità di includere Israele allarga l’orizzonte verso il Mediterraneo orientale — certo, Gerusalemme deve lavorare per una qualche sistemazione delle problematiche interne fa notare una fonte attiva nelle discussioni, e per permettere un più fluido avvicinamento con l’Arabia Saudita, ma soprattutto per evitare che questioni interne facciano da distrazioni sulla strategia (per esempio: nei giorni scorsi il ministro degli Esteri israeliano era in India, ma è dovuto tornare in patria perché si è di nuovo infiammato il dossier palestinese a Gaza).

Alternativa alla Bri

Passaggio successivo sotto quest’ottica sarà un dialogo con l’Egitto, che gestisce Suez, e c’è da aspettarsi un impegno maggiore dei Paesi coinvolti per favorire forme di stabilizzazione tra Corno d’Africa e Mar Rosso. Probabile che di questo si sia già parlato quando lo scorso fine settimana i consiglieri per la sicurezza nazionale di India, Emirati Arabi Uniti e Stati Uniti si sono incontrati con il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman a Riad per discutere dell’ambizioso progetto di connettività attraverso strade, ferrovie e porti marittimi.  Certo, il gruppo I2U2 — un veicolo relativamente nuovo per la cooperazione tra Stati Uniti e India in Medio Oriente — non è stato concepito come un’entità incentrata sulla Cina, data la stretta cooperazione commerciale che sia gli Emirati Arabi Uniti sia Israele, tanto quanto altri attori interessati come l’Arabia Saudita, intrattengono con Pechino. Eppure è la progettualità stessa che parla chiaro. Un sistema di ferrovie, strade e porti è di fatto ciò di cui è composta la Belt & Road Initiative (Bri). Se è vero come è vero che il progetto finora-regionale pensato dall’I2U2 non vuole collegarsi a essa, allora automaticamente ne diventa alternativa.

Interessi…

È facile capire perché l’India voglia partecipare a un nuovo sforzo minilaterale per contrastare la crescente presenza della Cina in Medio Oriente, guidata dagli investimenti della Bri e da un recente accordo strategico con l’Iran, con cui per altro ha mediato un avvio di normalizzazione con Riad. “Il Medio Oriente è uno spazio sempre più importante per l’India, visti i suoi interessi commerciali e i diversi milioni di indiani che lavorano nella regione e inviano rimesse in patria”, spiega Michael Kugelman nel suo South Asia Brief per Foreign Policy. Nuova Delhi ha la capacità di lavorare su certe infrastrutture: d’altronde il sistema ferroviario indiano è composto da 65mila chilometri di linee e oltre otto miliardi di passeggeri all’anno, con una serie di aggiornamenti continui partiti sotto un grande piano infrastrutturale nel 2017 (proprio mentre Pechino lanciava il primo vertice internazionale per la Bri).

… narrazioni

È vero che l’iniziativa di connettività Medio Oriente-India è ancora puramente aspirazionale, ma il suo potenziale è vasto: collega Nuova Delhi con una regione cruciale per i suoi interessi e in cooperazione con alcuni dei suoi partner principali. Nuova Delhi potrebbe beneficiare di rotte commerciali terrestri e marittime che si estendono dall’Oceano Indiano fino al porto greco del Pireo e poi in Europa. Tuttavia va aggiunto che l’India non è la Cina: tanto per fare un confronto il Pil indiano è oggi uguale a quello della Cina sedici anni fa e la quantità di investimenti all’estero tra i due Paesi non è paragonabile. E però, la notizia è che il subcontinente intenda impegnarsi in questo tipo di progetti, che richiederanno tempo e potranno essere sostenuti dalla crescita economica — che l’India potrà abbinare alla potenza demografica, sviluppando una strutturazione interna efficace. Allo stesso tempo, è anche interessante che questi progetti siano condivisi dagli Stati Uniti, che dunque avranno opportunità di porsi — anche attraverso la presenza indiana — con in mano qualcosa di concreto davanti ai Paesi della regione mediorientale, che non intendono partecipare al gioco a somma zero tra Washington e Pechino.

L’interesse per gli attori nel Mediterraneo allargato

L’India si trova in mano la possibilità di svolgere un ruolo chiave nel rafforzamento della stabilità regionale in Medio Oriente. E il progetto di connettività dimostra quanto possa beneficiare degli Accordi di Abramo, intesa dell’era Trump che ha normalizzato le relazioni tra Israele e alcuni dei suoi vicini arabi. L’accordo ha d’altronde permesso la creazione del gruppo I2U2, le cui discussioni hanno dato origine alla nuova iniziativa, per esempio. E dunque, l’India ha ora l’opportunità di aumentare l’influenza, il commercio e la diplomazia al di là della regione indo-pacifica, il tutto in un anno in cui detiene la presidenza del G-20, gode di una rapida crescita economica (da consolidare) e ha superato la Cina come Paese più popoloso del mondo (da capitalizzare).

Su queste dinamiche c’è spazio anche per l’interesse italiano: il recente viaggio indiano di Giorgia Meloni, con passaggio di ritorno emiratino, ha dimostrato come per l’Italia la presenza nel sistema geopolitico che scorre lungo il cosiddetto “costrutto indo-abramitico” — l’asse tra Medio Oriente e Oceano Indiano occidentale — sia un fattore altamente strategico. E questa nuova connettività indo-abramitica in divenire, con tutte le sfide e le opportunità, può essere anche parte dei ragionamenti sul cosa fare con la cooperazione con la Cina sulla Via della Seta — creata senza troppi risultati dal governo Conte-1 attraverso un memorandum di intesa che entro la fine di questo anno dovrà essere rinnovato, oppure no.


×

Iscriviti alla newsletter