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L’Iran e le tendenze attuali del commercio e degli investimenti. L’opinione di Valori

Esportazioni e importazioni, a che punto è l’economia del Paese? L’analisi di Giancarlo Elia Valori

Nel 2021, la Repubblica Islamica dell’Iran ha registrato un rapporto commercio/Pil del 59,1% e il commercio di merci ha rappresentato l’88,2% del commercio totale. Dal 2017 al 2021, le esportazioni di merci dell’Iran si sono contratte dello 0,3% e le importazioni di merci sono aumentate del 2,7% nominalmente ogni anno in media.

Le esportazioni di merci hanno registrato una crescita più lenta rispetto alla crescita annua del 9,6% della regione Asia-Pacifico durante lo stesso periodo. Allo stesso modo, le importazioni di merci per l’Iran sono rimaste indietro rispetto alla crescita annuale della regione Asia-Pacifico del 10,1%.

Nel 2021, le esportazioni di merci dell’Iran sono aumentate del 52,7% e le importazioni sono cresciute del 26,4% nominalmente. Guardando al futuro, si prevede che le esportazioni di merci dell’Iran cresceranno del 10,2% nel 2022 e poi di un più modesto 1,9% nel 2023.

Dal lato delle importazioni, l’Iran dovrebbe crescere del 12,4% nel 2022 e poi del 10% nel 2023. La regione Asia-Pacifico, per confronto, dovrebbe aumentare del 13% nel 2022 e poi di un più moderato 2,5% nel 2023. La quota del commercio di servizi sul commercio totale dell’Iran è stata pari all’11,8% nel 2021. Nel periodo 2017-2021, le esportazioni di servizi commerciali per l’Iran sono diminuite del 9% annuo e le importazioni di servizi commerciali sono diminuite di una media annua del 6,6% in termini nominali, inferiore rispettivamente alla crescita media del 3,7% e dell’1,7% dell’Asia Pacifico.

Nel 2021, le esportazioni di servizi dell’Iran sono cresciute del 20,9%, dopo un anno di calo del 56,4% nel 2020. In confronto, le esportazioni nella regione Asia-Pacifico sono cresciute del 18,8% nel 2021, dopo essere diminuito del 21,4% nel 2020. Le importazioni di servizi commerciali in Iran hanno recuperato del 52,3% nel 2021, rispetto alla crescita del 15,2% nella regione Asia-Pacifico.

Dal punto di vista settoriale, i “Servizi di viaggio” hanno rappresentato il 40,3% del commercio totale di servizi commerciali dell’Iran nel 2021, seguiti da “Servizi di trasporto” al 34,9% e “Altri servizi alle imprese” al 7,7%. Il principale sostegno alla crescita delle esportazioni di servizi per l’Iran nel periodo 2017-2021 è stato quello dei “servizi Ict”; per Ict (acronimo di Information and Communications Technology, tecnologie dell’informazione e della comunicazione) si intendono tutti i processi e le pratiche connesse alla trasmissione, ricezione ed elaborazione dei dati e delle informazioni.

Sul fronte delle importazioni, i “Servizi di trasporto” hanno contribuito maggiormente alla crescita dei servizi commerciali, aumentando del 5,6% mediamente all’anno nello stesso periodo. In prospettiva, si prevede che le esportazioni di servizi dell’Iran aumenteranno del 15% nel 2022 e poi del 10% nel 2023.

Comparativamente, si prevede che le esportazioni nella regione Asia-Pacifico cresceranno dell’8,9% nel 2022 e poi dell’8% nel 2023. Nel frattempo, le importazioni di servizi dell’Iran dovrebbero aumentare del 20,7% nel 2022 e poi del 10,1% nel 2023, per confronto, dovrebbero aumentare del 10,5% nel 2022 e poi del 4,5% nel 2023.

Nel 2021, il principale partner commerciale di merci dell’Iran è stata la Repubblica Popolare della Cina, che rappresenta il 44,6% delle sue esportazioni e il 28,9% delle sue importazioni. Il 2,5% delle esportazioni dell’Iran e il 23% delle importazioni dell’Iran in valore sono state scambiate con gli Emirati Arabi Uniti, il suo secondo partner commerciale. Altri importanti partner commerciali erano Turchia, Brasile, Germania, India, Italia, Ucraina (prima del conflitto), Oman e Pakistan. La più grande categoria merceologica esportata dall’Iran nel 2021 è stata quella dei “Polimeri di etilene, in forme primarie”, con una quota d’esportazione pari al 23,7% delle esportazioni totali, seguita dalla seconda categoria merceologica più esportata, “frutta a guscio” (escluse noci di cocco, noci del Brasile e anacardi) fresca o secca, anche sgusciate o sbucciate, che rappresentavano il 6,4% delle esportazioni totali dell’Iran.

In termini di importazioni, apparecchi telefonici, compresi i telefoni per reti cellulari o per altre reti senza fili; altri apparecchi per la trasmissione o la ricezione di voce, immagini o altri dati (comprese le reti cablate/senza fili), rappresentavano il 13,8% delle importazioni totali, distinguendosi come prima categoria di prodotti importati.

Nel frattempo, il mais (granturco) ha avuto una quota del 5,3%, il secondo prodotto importato. L’Iran non è attualmente un membro dell’Omc (ma un osservatore) e pertanto non sono disponibili informazioni tariffarie dettagliate notificate.

L’Iran ha registrato un calo medio annuo degli afflussi di Ide (Integrated Design Environment o Integrated Debugging Environment: un software che, in fase di programmazione, supporta i programmatori nello sviluppo e debugging – ricerca e la correzione degli errori di funzionamento di un sistema o di un programma – di codici sorgente) dell’11,5% dal 2017 al 2021, che è stato inferiore alla crescita media annua degli afflussi di IDE del 3,8% dell’Asia-Pacifico.

Nel 2021, l’Iran ha registrato un aumento degli afflussi di Ide del 6,2%. In termini di deflussi di Ide, l’Iran ha avuto un calo medio annuo dei deflussi di Ide del 4,3% negli ultimi cinque anni, che è stato anche inferiore alla crescita media annua dei deflussi di Ide del 3,2% dell’Asia-Pacifico.

Nel 2021, l’Iran ha registrato un aumento dei deflussi di Ide del 4,1%. I costi commerciali dell’Iran sono stati i più bassi con le grandi economie in via di sviluppo della Cina, India, Indonesia e Federazione Russa.

Nel 2018, i costi commerciali con le grandi economie in via di sviluppo dell’Asia-Pacifico, in media, ammontavano al 103,4% del valore delle merci, rispetto a quando i Paesi commerciano queste merci all’interno dei loro confini.

I costi commerciali sono stati più elevati con le economie della Cina, Giappone e Repubblica di Corea; e di Germania, Francia e Regno Unito), pari rispettivamente al 132,6% e al 155,4%. A partire dal 2018, l’Iran si è classificato al 63° percentile per le prestazioni logistiche tra gli altri Paesi della regione Asia-Pacifico.

L’Iran aveva sette accordi commerciali in vigore, nessun accordo firmato in attesa di ratifica e due accordi commerciali in corso di negoziazione a partire dal 2021. Delle esportazioni totali dell’economia per l’anno, il 43,5% è stato diretto ai suoi partner commerciali, mentre il 52,4 % delle sue importazioni totali proveniva da partner di accordi commerciali.

Come anzidetto le sanzioni e le restrizioni unilaterali imposte da alcuni Paesi occidentali all’Iran hanno danneggiato l’economia occidentale perché hanno isolato quelle aziende dal mercato iraniano, e specie in Spagna molti si stanno lamentando.

Dopo l’imposizione delle sanzioni, l’Iran ha trovato alternative alle aziende occidentali e acquista beni da altri Paesi, ma la crisi economica nei Paesi europei ha portato al fatto che le aziende europee saranno insoddisfatte delle decisioni politiche prese da alcuni governi europei eterodiretti.

La Spagna si considera vittima delle sanzioni all’Iran imposte dai suoi alleati atlantici e, pertanto, le aziende spagnole stanno cercando di trovare modi per sviluppare relazioni con l’Iran. Se in effetti guardiamo alla natura di tali sanzioni, ci rendiamo conto che hanno causato più danni ai Paesi occidentali di quanto non abbiano fatto perdere alla Spagna in particolare il grande mercato iraniano. Le aziende spagnole che fanno affari in Iran hanno ripetutamente criticato il loro governo per aver applicato le sanzioni. Qui in Italia, se c’è qualche azienda che si lamenta di tale situazioni, cala il silenzio e nessuno ne parla.

I Paesi europei hanno il desiderio di evitare che le sue aziende subiscano le sanzioni imposte da Washington per ripicche bilaterali che affondano nella storia contemporanea. Il problema principale è la possibilità dell’applicazione extraterritoriale delle sanzioni statunitensi, che, oltre alle aziende iraniane, le stesse aziende europee che stanno già lavorando con l’Iran possono diventare a loro volta oggetto di pressioni sanzionatorie statunitensi.

Se l’Europa riuscirà a difendere i propri interessi, dovrebbe assicurare che le sanzioni statunitensi contro l’Iran non riguardino le società europee, e se gli europei riusciranno a difendere una propria indipendenza reale, allora apparirà un precedente quando il destino delle sanzioni sarà deciso senza riferimento alla politica unistatale e alla legislazione di Paesi terzi.

I Paesi europei sono chiaramente sotto pressione economica; e gli Stati Uniti, non solo hanno rifiutato di concludere il partenariato transatlantico per gli investimenti e il commercio (Transatlantic Trade and Investment Partnership-Ttip), ma intendono anche fissare quote per l’importazione di acciaio e alluminio dall’Ue. Inoltre le misure compensative offerte dai governi dell’Ue a quelle società che potrebbero essere oggetto di sanzioni secondarie statunitensi non compensano completamente i costi, oltre a pesare sulle spalle del cittadino europeo.


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