Si sarebbe dovuta intitolare “Il mio amico Henry”, ma molto probabilmente per motivi politici la pellicola nella quale Alberto Sordi avrebbe dovuto interpretare – nel 1975 – la figura del segretario di Stato Usa non fu mai realizzata, benché la sceneggiatura fosse già stata scritta. I retroscena di un’epoca raccontati da Luca Martera, documentarista e storico dei mass media
In occasione dei cento anni di Henry Kissinger, Formiche dedica uno speciale all’ex segretario di Stato degli Stati Uniti d’America, raccogliendo contributi e riflessioni su una delle personalità più influenti del Novecento. Qui ospitiamo l’intervista a Luca Martera
La somiglianza fisica in effetti era straordinaria. A giocare a sfavore erano le circostanze socio-politiche (e geopolitiche) che attraversavano l’Italia degli anni ’70. Il crepuscolo della commedia all’italiana nel cinema, l’onda lunga del ’68 e gli aspri scontri politici. In Aula e in piazza. Eppure, il 1975, avrebbe dovuto essere l’anno del film – interpretato da Alberto Sordi – dedicato alla figura del segretario di Stato americano Henry Kissinger. Annunciata al Festival del cinema di Cannes, la pellicola era sostanzialmente pronta per essere girata. Eppure non se ne fece nulla, benché tra le tante voci che si rincorrevano in quel periodo erano spuntati i nomi di registi del calibro di Ettore Scola e Billy Wilder. Quella cellulosa scomoda, sul cinematografo, non girò mai. A raccontare i retroscena sul periodico di settore “Bianco e nero” è stato il documentarista e storico dei mass media tra Italia e Usa, Luca Martera che, in occasione dello speciale realizzato da Formiche.net sui cento anni di Kissinger, racconta tutti i particolari in questa intervista.
Martera, la pellicola fu annunciata in pompa magna a Cannes nel 1975. Perché rimase, di fatto, lettera morta?
Non si fece il film su Kissinger perché l’Italia, in quegli anni, era al centro della geopolitica mondiale. Non dimentichiamoci la forte divisione tra blocchi contrapposti, il partito comunista più grande d’Europa, la strategia della tensione. Insomma, fare un film – in chiave farsesca – sull’uomo più potente degli Stati Uniti dopo il presidente non era poi così conveniente.
Una motivazione politica, dunque.
Questa è una motivazione abbastanza lineare e che spiega abbastanza il clima di quegli anni. Tuttavia, ci sono aspetti più profondi che in qualche misura sono derivazione di questo motivo.
A cosa si riferisce in particolare?
In quel periodo tutto era politicizzato. Gli anni ’70 furono il periodo della contrapposizione tra diversi estremismi. Anche l’informazione subì delle forti ingerenze – da qui gli interrogativi sull’effettiva libertà di stampa – salvo rare eccezioni come Oriana Fallaci. Dal punto di vista cinematografico la commedia, anche con tratti satirici e irriverenti verso il potere costituito o fatti gravi come il Golpe Borghese (Vogliamo i colonnelli, ne è un esempio). Tuttavia, “Il mio amico Henry” – questo il titolo provvisorio che si pensò per la pellicola – non si fece.
Nel suo contributo lei scrive che sarebbe stato tutto pronto e che, ad “assistere Sordi” nell’impresa, ci sarebbe stato il suo sceneggiatore storico Sergio Amidei.
Sì, era tutto pronto. Non solo, Amidei chiese “aiuto” anche ad Age e Scarpelli i quali approfondirono il personaggio Kissinger, anche sotto il profilo del coinvolgimento nei colpi di Stato in Sudamerica. Costruirono una sceneggiatura, in forma di farsa più che di satira, nella quale Sordi avrebbe dovuto interpretare il sosia di Kissinger. Una commedia degli equivoci.
Qualcuna delle persone coinvolte nella realizzazione della pellicola esplicitò mai i motivi di questo stop?
Diciamo che Age, a denti stretti, dovette ammettere che la battuta d’arresto fu provocata da una volontà di alto livello. Personalmente mi sono fatto l’idea che Kissinger abbia telefonato ad alcuni amici italiani attraverso i quali sia arrivata all’orecchio di Sordi il suggerimento di lasciar perdere la pellicola. Sì, perché Sordi dopo l’elezione del presidente Carter, aveva pensato di riprendere in mano il vecchio progetto. Che poi, evidentemente, non si fece.
Immaginiamo che quella pellicola fosse uscita. Potenzialmente, avrebbe avuto successo?
Davvero difficile a dirsi. Tuttavia posso dire che è abbastanza controverso anche il rapporto tra Kissinger e Sordi stesso. Perché l’attore italiano (che giocava con la verità) in un’intervista affermò di aver conosciuto il segretario di Stato Americano, mentre due amici stretti come Furio Colombo e Gina Lollobrigida, da me contattati personalmente, hanno smentito questa cosa. Un altro elemento di mistero che avvolge quella pellicola che non uscì mai.
(Foto tratta da “Sordi Segreto”, collana Bianco e Nero, n.592, settembre-dicembre 2018)