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Dal Mediterraneo al Pacifico. Come sarà il summit Nato secondo Peronaci e Smith

Dall’invasione dell’Ucraina alle nuove sfide per la Nato nel Mediterraneo e nell’Indo Pacifico. I rappresentanti permanenti presso il Consiglio Atlantico d’Italia, Marco Peronaci, e degli Stati Uniti, Julianne Smith, hanno discusso dei temi al centro del prossimo vertice Nato che si terrà a Vilnius. L’intervista di Flavia Giacobbe all’evento promosso dalla Nato Public Diplomacy Division e Formiche

Quello di Vilnius sarà un vertice in cui la Nato si concentrerà non solo sulla sfida più immediata, il contrasto all’invasione russa dell’Ucraina, ma anche sulle minacce del prossimo futuro a livello internazionale, dalla deterrenza alla sicurezza informatica, ai grandi cambiamenti globali. È questa la visione condivisa restituita dai rappresentanti permanenti presso Consiglio Atlantico d’Italia, ambasciatore Marco Peronaci, e degli Stati Uniti d’America, ambasciatrice Julianne Smith, intervistati dal direttore delle riviste Formiche e Airpress Flavia Giacobbe nel corso dell’evento “La Nato verso Vilnius” promosso dalla Nato Public Diplomacy Division e Formiche.

Sfide a 360°

A Vilnius gli alleati riaffermeranno “l’unità e la determinazione nel contrastare la guerra in Ucraina, e verranno prese decisioni strategiche per rafforzare gli assetti organizzativi di medio-lungo periodo”, ha spiegato l’ambasciatore Peronaci, ricordando l’importanza che ha rappresentato la recente visita a Roma del presidente ucraino Volodymyr Zelensky. “A Vilnius vogliamo lanciare il messaggio che la Nato è più forte oggi rispetto a quando la guerra è iniziata”. Importanti, per Peronaci, saranno anche i partenariati internazionali, sui quali è intervenuta anche l’ambasciatrice Smith: “Non ci concentreremo solo sull’Ucraina, ma avremo uno sguardo a 360°. Vogliamo guardare anche al futuro”. Per la diplomatica Usa, infatti, la Nato può vantare “l’incredibile capacità di creare ed evolvere nuove partnership e rafforzare quelle esistenti” mettendola in condizioni sia di garantire il sostegno di cui l’Ucraina ha bisogno, sia di affrontare le nuove sfide emergenti.

Spese per la Difesa

Per far fronte a queste evoluzioni, sarà ovviamente necessario investire le risorse adeguate, in primis raggiungendo la soglia del 2% del Pil da dedicare alle spese per la Difesa, traguardo che in Lituania potrebbe essere anche elevato verso il 3%. “L’Italia sostiene con forza l’incremento delle spese per la Difesa, e riconfermerà l’impegno verso il 2%” ha assicurato Peronaci, sottolineando come l’Italia abbia un percorso di avvicinamento consolidato anche “dal dato economico secondo cui il nostro Paese crescerà più degli altri” e pertanto siamo fiduciosi di riuscire a raggiungere l’obiettivo. “Ma oltre a vedere quanto si spende, dobbiamo anche vedere come” ha precisato il diplomatico italiano, sottolineando l’importanza dei contributi effettivi italiani alla Nato, dai battlegroup schierati dalla Lettonia alla Bulgaria, fino agli assetti aerei pregiati messi a disposizione dell’Air policing.

Sguardo Indo-Pacifico

Lo sguardo della Nato si allunga anche verso l’Indo-Pacifico, con la previsione fatta a Madrid di inserire per la prima volta la Cina come competitor strategico. “Per la prima volta gli alleati si sono detti d’accordo nel ritenere la Cina una sfida sistemica” ha spiegato Smith, aggiungendo come Pechino stia “cercando di erodere il sistema attuale creato oltre settant’anni fa”. Per questo, la Nato dovrà rafforzare i propri rapporti con i Paesi dell’Indo-Pacifico, in particolare quattro, Australia, Nuova Zelanda, Corea del sud e Giappone, i cui leader saranno presenti al summit. Insieme “cercheremo dei modi per creare una serie di strumenti per far sì che l’Alleanza possa proteggersi dalle sfide che la Cina potrebbe portare nell’aerea Euro-Atlantica”. Non si tratta di una espansione verso l’Asia, ha specificato Smith, quanto piuttosto parlare con i partner della regione delle sfide comuni.

Le minacce da sud

Lo sguardo a 360° della Nato dovrà naturalmente posarsi anche sulle minacce che arrivano da sud, in primis dal Mediterraneo, l’Africa e il Medio oriente. “La Nato già si occupa di sud – ha detto Peronaci – e ha rapporti di partenariato con molti Paesi come con l’Iniziativa di cooperazione di Istanbul o i Dialoghi mediterranei”. Per l’ambasciatore italiano, ci troviamo nella condizione di dover rispondere a una guerra, ma la Nato dovrà essere capace anche di agire “prima e dopo le guerre, con la prevenzione e la stabilizzazione”. Del resto, “in assenza di una presenza forte di Paesi democratici, altri attori occupano gli spazi che sarà poi difficile recuperare”. L’Alleanza, ha ricordato l’ambasciatrice americana, “ha già quaranta partner nel mondo, molti dei quali nel sud dello spazio alleato, nel Mediterraneo, in Africa e in Medio oriente, e molti di questi Paesi hanno espresso l’interesse a rafforzare i propri legami con la Nato”. Cosa che può avvenire in diverse forme, “dall’assistenza per riformare la sicurezza a un contributo Nato per garantire la sicurezza informatica o per contrastare le campagne di disinformazione russe e cinesi”.

Il legame Italia-Usa

Fondamentali saranno i rapporti tra Washington e Roma. “Gli Stati Uniti e l’Italia hanno rapporti bilaterali molto forti, e una lunga storia di collaborazione per affrontare le sfide nello spazio euro-atlantico e in altre zone del mondo” ha raccontato Smith, aggiungendo come per il futuro sarà necessaria una maggiore collaborazione “anche ad alto livello, sulle sfide globali come i cambiamenti climatici, le migrazioni, la sanità mondiale e i problemi economici”. Per Peronaci “Gli Stati Uniti sanno che l’Italia è un loro amico tradizionale, un legame che oltre i governi lega due comunità”. Per l’ambasciatore italiano, il nostro Paese può garantire agli Usa “una presenza negli organismi internazionali, come l’Unione europea, aperta alla cooperazione transatlantica”. Una collaborazione essenziale anche per la Difesa comune: “in Europa spendiamo molto ma, se divisi, spendiamo male. Dobbiamo farlo meglio aiutati dagli amici Usa”.


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